NASA Alternative Fuels Research (SLIDE)

Nanoparticelle per un ‘biocombustibile’ più efficiente e ‘pulito’

Particelle di alluminio miscelate al biocombustibile incrementano l’efficienza e la completezza della combustione producendo meno inquinanti.

Miscelare nanoparticelle di alluminio al biocombustibile per avere una maggiore efficienza di combustione: l’idea è venuta a R. B. Anand, professore di ingegneria meccanica del National Institute of Technology di Tiruchirappalli, in India, che l’ha messa in pratica con l’aiuto del suo collaboratore J. Sadhik Basha.

Grazie all’elevato rapporto superficie/volume, infatti le nanoparticelle offrono una notevole reattività e possono essere quindi catalizzatori molto efficienti; oltre a ciò possono incrementare il mescolamento di aria e combustibile, portando a una combustione più completa.

Nel corso della sperimentazione, i cui risultati sono descritti sulla rivista Journal of Renewable and Sustainable Energy, i due ricercatori hanno utilizzato in primo luogo un miscelatore meccanico per ottenere una emulsione di biocombustibile jatropha, derivato dalla spremitura dell’omonima pianta, acqua e surfattante, e hanno aggiunto successivamente diverse quantità di nanoparticelle di alluminio.

Oltre ad aver superato in prestazioni il biocombustibile convenzionale, quello addizionato di nanoparticelle ha dimostrato di produrre una quantità minore di ossido di azoto e di monossido di carbonio, creando oltretutto meno fuliggine.

I ricercatori stanno ora sperimentando altri tipi di nanoparticelle, tra cui anche nanotubi cavi, e stanno studiando gli effetti di nano-additivi sulla lubrificazione dei motori e sui sistemi di raffreddamento. Nonostante i risultati incoraggianti tuttavia resta da superare un notevole ostacolo: l’elevato costo di produzione. Infine, se si diffondesse l’uso di nanoparticelle nelle applicazioni bisognerebbe verificare i potenziali danni per l’ambiente e per la salute dell’uomo. (fc) FONTE

Commento di Stefano Montanari: Ormai da anni ci troviamo di fronte al problema gravissimo delle nanoparticelle usate da chi non ha la più lontana idea dei riflessi che queste hanno sulla salute. Malauguratamentee gl’ingegneri (o chi per loro) si curano solo di aspetti puramente meccanici, ignorando il resto, e, per avere qualche testimonianza di questo, basta leggere o ascoltare le enormità di certi professori di politecnico quando pontificano sugl’inceneritori. Inutile girare intorno alla questione: per trattare le nanoparticelle occorrono degli specialisti e non dei dilettanti o dei ridicoli “lei non sa chi sono io.”

COME MAI LA AIRFORCE USA INDAGA SUGLI EFFETTI DELLE NANOPARTICELLE DI ALLUMINIO IN ATMOSFERA?

by nogeoingegneria

L’alluminio è uno degli elementi più diffusi sulla terra sotto forma di composti, tra cui la bauxite come fonte principale. L’uso dell’alluminio oltrepassa quello di tutti gli altri metalli ad eccezione del ferro ed è importante praticamente in ogni settore produttivo. In forma di nanoparticelle o nano-fibre troviamo questo metallo in molti prodotti: cosmetica, tessuti high tech, elettronica, materiali da imballaggio, medicinali, prodotti per l’agricoltura, per l’allevamento e in altro ancora.

Il nanoparticolato di alluminio altera la funzione immunitaria”, è il titolo di uno studio pubblicato dalla US Airforce. Da dove nasce l’interesse dei militari sugli effetti dei nanoparticolati di alluminio in caso di inalazione? In vari contesti è stato proposto o è già stato effettuato il rilascio in atmosfera di questo tipo di particelle.

1. Possedere il clima. L’esercito americano ha dichiarato l’obiettivo di “possedere il clima” entro il 2025. Nel documento Weather as a Force Multiplier:Owning the Weather in 2025 troviamo un esplicito riferimento alla nanotecnologia come strumento di intervento. Questo approccio prevede la modificazione atmosferica via introduzione di aerosol (nanoparticolato) in nubi, cicloni e correnti. Il brevetto US-Patent 5003186 “Stratospheric Welsbach seeding for reduction of global warming” (1990) parla tra altre sostanze di ossido di alluminio.

2. Chaff. Sono note le estese operazioni chaff flares (rilascio di fibre di vetro rivestite di alluminio in atmosfera ). Si tratta di meccanismi di difesa utilizzati da aerei militari per evitare il rilevamento e/o di attacco da parte di sistemi di difesa aerea avversari. La dispersione in grande quantità di chaff serve a riflettere i segnali radar e, formando una nube, nascondere temporaneamente velivoli al rilevamento radar.

3. Global warming. Per ovviare alle conseguenze del presunto global warming, si è proposto (in realtà si sta già effettuando da una decina d’anni) di spargere milioni di tonnellate di nanoparticolato di alluminio in stratosfera (Progetto Sun Radiation Management -SRM) con l’intento di termoregolare il pianeta.

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UN MOTIVO C E’ !

Per l’AIR FORCE LAB il futuro sta in un  propellente “ecologico” e “perfetto” composto da nano-particelle di alluminio e acqua ghiacciata, adatto non solo per razzi e navicelle spaziali ma anche per gli aerei civili e militari.

Alice si chiama la meraviglia

ALICE è un tipo di propellente per razzi, composto da nano polvere di alluminio e da acqua, elaborato dalla Purdue University in collaborazione con la Penn State University. Dopo aver mescolato i reagenti e ghiacciato il composto diventa stabile. Da qui ha origine il nome ALICE, ALuminium ICE. L’Air Force Office of Scientific Research (AFOSR), sta lavorando a questo ‘rivoluzionario combustibile’. Il VIDEO PROMO dell’ AIR FORCE LAB: New Fuel from Aluminum Nanoparticles è stato rimosso.

Accontentiamoci di questo qui!

AL-ICE Propellant 

 

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NANOPARTICELLE DI ALUMINIO E SALUTE

Russel Blaylock: Medico della National Health Federation

Università di Padova: Alluminio e Salute, Dalla Neurochimica alla Neurodegenerazione.

NANOPARTICOLATI E SALUTE

 

 

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