Un gruppo di 23 scienziati e studiosi israeliani di primo piano ha scritto una lettera aperta al primo ministro del Canada Justin Trudeau criticando aspramente il fatto che egli abbia stigmatizzato il Freedom Convoy come “fenomeno nazista”: L’importante lotta all’antisemitismo – si dice nella missiva –  non deve essere strumentalizzata contro una legittima protesta civile che riguarda i diritti fondamentali”. 

Mi è sembrato interessante riportare questo fatto perché mentre i valletti della pandemia dicono che il paragone tra gli istinti nazisti e l’attuale dittatura sanitaria non è proponibile, invece accettano entusiasticamente e con quella tipica imbecillità degli uomini da nulla che proteste per riottenere le libertà fondamentali e manifestazioni possano essere considerate naziste.

Sappiamo che la menzogna è pervasiva e alla fine erode qualsiasi parte di buonafede rimasta, ma questa lettera è interessante anche per un altro verso che riguarda direttamente i vertici governativi del Canada tutti così strettamente legati al Wef da aver perso completamente la testa di fronte alle proteste: una sconfitta in Canada significherebbe un colpo notevole alla credibilità del forum come centrale di azione. Justin Trudeau è un membro di assoluto rilevo di questi sinedrio di ultraricchi, uno di quegli Young Global Leaders selezionati per essere lanciati nell’universo del potere politico, mediatico e artistico. Ma del Wef fanno parte anche la vice premier e segretario al tesoro Chrystia Freeland, che è addirittura tra i direttori del forum, Katrina Gold, Ministro della Famiglia e degli Affari Sociali e Francois-Philippe Champagne, Ministro dell’Innovazione, della Scienza, dell’Industria e dello Sviluppo Economico. Insomma la capitale del Canada è in realtà Davos.

E non basta perché c’è anche un curioso elemento che rende l’accusa di nazismo ai manifestanti ancora più odioso: Chrystia Freeland infatti è di origine ucraina e suo nonno materno era Mykhailo Chomiak, uno dei personaggi più importanti della élite nazista tra Polonia e Ucraina, amico personale di Emil Gassner e confidente di Hans Frank gauleiter della Polonia, un altro della ristretta cerchia di fedelissimi di Hitler. Durante la guerra da giornalista (come del resto la sua nipotina) diresse un giornale violentemente antisemita finanziato direttamente da Goebbels. Alla fine della guerra questo personaggio è emigrato senza alcun ostacolo in Canada benché la sua opera è stata certamente di ispirazione per molte stragi di ebrei. E a dirlo è un suo parente, John-Paul Himka, docente di storia all’Università di Alberta. Così in un colpo solo si legano in qualche modo le vicende canadesi con l’esplicita richiesta della Freeland che lo stato di emergenza duri per sempre, il Wef e la vicenda ucraina nella quale la vice di Trudeau è entrata con insolita violenza contro la Russia. Insomma un ambiente nel quale il nazismo è di casa. Se si tiene conto che il padre di Klaus Schwab sfruttava il lavoro dei prigionieri dei campi di concentramento per le sue officine Escher-Wyss e che ha costruito anche la base atomica nazista di Telemark in Norvegia, abbiamo fatto tombola.

Foto del 1930 dello stabilimento della Escher Wyss di proprietà del padre di Klaus Schwab

Si potrebbe parlare a lungo di Schwab che rappresenta in un certo senso il condensato degli istinti antisociali delle élite vecchie nuove che si riconoscono negli sponsor del Wef e che vanno da Otto di Asburgo ai Chicago boys, passando per Rockefeller e Soros. Forse mi deciderò prima o poi a parlarne sulla base delle mie conoscenze personali, ma comunque non ci vuole molto a immaginare dentro quale contesto culturale si debbano situare le distopie alle quali ci vogliono costringere. Certo figli e nipoti non hanno le colpe dei padri, ma difficilmente riescono a sfuggire del tutto alla cultura di base nella quale sono cresciuti e che magari cresce come un cancro senza che essi stessi se ne accorgano.

Justin Trudeau non ha questo inquietante retroterra, ma in compenso rappresenta il futuro concreto dell’elitarismo oligarchico e neo feudale di cui sono intrisi i grandi ricchi: secondo indiscrezioni più che credibili egli attraverso l’omonima fondazione di famiglia potrebbe controllare il 40% delle azioni di “Acuitas Therapeutics”, l’azienda di biotecnologie che, con il suo sistema di nanoparticelle lipidiche, consente ai vaccini mRNA di BioNTech / Pfizer e Moderna di funzionare, ma è nello stesso tempo sotto accusa come causa di reazioni avverse. Dunque dalle campagne vaccinali così assurde finirebbe per guadagnarci cifre stratosferiche. E’ vero che che ufficialmente, Trudeau non è più un membro della Fondazione che è guidata da suo fratello Alexandre, ma questo come sappiamo tutti è un mero formalismo, tanto che da quando Justin è diventato premier le donazione a questa fondazione sono aumentate in maniera  esponenziale. L’anno scorso il dott. David E. Martin è stato a lungo sulle tracce del coinvolgimento di Trudeau con l’industria dei vaccini e lo scorso anno ha suonato il campanello d’allarme su questo conflitto di interessi: secondo quanto dice, il Canada ha lavorato per diversi anni allo sviluppo del sistema di somministrazione del vaccino mRna.

FONTE https://www.theunconditionalblog.com/la-capitale-del-canada-e-davos/

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