All’avvertimento di Schwab, lo stesso giorno gli aveva fatto eco Jeremy Jurgens, Managing director del World Economic Forum:
“Ci sarà un’altra emergenza che sarà più significativa e dobbiamo prepararci adesso. La prossima emergenza sarà più veloce rispetto al covid, il tasso esponenziale di crescita salirà e sarà più ripido mentre l’impatto sarà più grande e come risultato le implicazioni socio economiche saranno più significative”.
Questi avvertimenti a uno spettatore distratto avrebbero potuto sembrare dei moniti isolati, se non fosse che il 17 Novembre scorso il presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen è intervenuta a uno degli eventi del WEF che si tengono in attesa del Forum. Si tratta dei “Great Reset Dialogues”, un’iniziativa congiunta del Word Economic Forum e di sua Altezza Reale il principe di Galles.
In particolare il titolo di questo evento era “Building Future Resilience to Global Risks“ (Costruire la futura resilienza per i rischi globali).
Nel suo intervento la Von Der Leyen ha fatto suo il progetto del Grande Reset, recependo in pieno l’iniziativa del World Economic Forum e affermando che il Grande Reset avrà bisogno di “un cambiamento di sistema”.
Tuttavia nel suo intervento il Commissario UE ha puntato l’attenzione sulla resilienza, che era anche il titolo dell’evento facendo una rivelazione inaspettata:
“Sappiamo già che la ripresa non sarà repentina e abbiamo bisogno di resilienza sia per la ripresa sia per prepararci alla prossima pandemia o allo shock esterno che potrebbe accadere in qualsiasi momento“.
Quindi secondo il Commissario UE dobbiamo aspettarci quantomeno un’altra pandemia oppure “uno shock esterno”.
Gli avvertimenti di Klaus Schwab, di Jeremy Jurgens e quello più recente della Von Der Leyen erano stati preceduti da una dichiarazione fatta da Bill Gates il 23 giugno 2020 quando alla US Chamber of Commerce aveva detto che: “la seconda ondata pandemica attirerà l’attenzione” come a sottintendere che la prima ondata non è stata tenuta sufficientemente in considerazione o sia stata sottovalutata.
La maggiore dipendenza verso l’infrastruttura digitale
Ma in che cosa consiste esattamente un cyberattack e che cosa significa cyberpandemic? Un cyberattack è un attacco informatico e una cyberpandemic è una pandemia causata da un virus informatico e non biologico che colpisce computers, infrastrutture informatiche e sistemi digitali. Il problema è che sempre più infrastrutture cruciali come la rete elettrica e quella dei trasporti sono dipendenti da quelle digitali e informatiche.
Inoltre a causa dei lockdown e della conseguente chiusura degli uffici, il lavoro da remoto si è ormai diffuso ovunque e questo fenomeno ha determinato una crescita esponenziale di impiegati che lavorano da casa, i quali possono accedere a risorse aziendali attraverso un accesso sicuro ad esempio mediante VPN (Virtual Private Network).
In un’emergenza globale come quella del Covid che ha coinvolto 150 paesi, la dipendenza dalla comunicazione digitale si è moltiplicata. Di conseguenza la rete Internet è diventata quasi istantaneamente il canale principale per l’interazione umana e il canale primario per lavorare e per comunicare con parenti e amici.
Molti governi stanno divulgando informazioni attraverso canali digitali. Ad esempio il Regno Unito ha deciso che la comunicazione digitale sarà la modalità di default con cui il governo inglese comunica con i cittadini, raccomandando la popolazione di affidarsi ai siti web ufficiali per gli aggiornamenti sull’emergenza sanitaria, al fine di evitare l’intasamento delle linee telefoniche con richieste di informazioni e assistenza.
In questo contesto, un cyberattack priverebbe le organizzazioni governative, quelle private ma anche le famiglie, dell’accesso ai loro dispositivi e ai loro dati e questo potrebbe avere effetti devastanti. Nello scenario peggiore, dei cyberattacchi su larga scala potrebbero causare cedimenti dell’infrastruttura digitale che potrebbero condurre intere comunità o intere città off-line, mettendo fuori uso le strutture sanitarie, i sistemi di assistenza pubblica e le varie reti di supporto.
Lo stato di stress potrebbe condurre gli utenti a prendere iniziative che sarebbero considerate inappropriate in altre circostanze. Per esempio un recente cyberattack globale ha preso di mira degli utenti che volevano visualizzare la diffusione del Covid. Il malware era nascosto in una mappa che mostrava le statistiche del coronavirus caricate da una fonte On-line legittima. Agli utenti è stato chiesto di scaricare e installare un’applicazione che ha compromesso i computers e ha permesso agli hackers di accedere alle password salvate.
Nei giorni scorsi il sito di statistiche Worldometers.info e il Dipartimento USA della Sanità sono stati l’obiettivo di alcuni cyber attackers con l’intenzione di interrompere il flusso delle operazioni e delle informazioni.

La Cyberpandemia
Secondo il sito del World Economic Forum, per comprendere la portata di un cyberattack e quindi di una Cyberpandemic, è importante esaminare le lezioni che abbiamo appreso dal Covid 19 e usarle per prepararci per un futuro cyberattack globale.
Un cyberattack con caratteristiche simili al coronavirus, si diffonderebbe velocemente e più diffusamente di qualunque virus biologico come ha detto Jeremy Jurgens nel video pubblicato in questo articolo, nel quale spiega le principali caratteristiche di una simile emergenza.
Il tasso di riproduzione del virus o R0 di un cyber virus è di 27, il che significa che ogni computer infettato dal virus ne può “contagiare” 27. Uno dei worm più veloci nella storia degli attacchi informatici è stato Slammer/Sapphire che nel 2003 raddoppiava di dimensioni ogni 8 secondi, diffondendosi ad oltre 75.000 dispositivi in 10 minuti e 10.8 milioni di dispositivi in 24 ore. Nel 2017 WannaCry ha infettato più di 200.000 computers in 150 paesi. L’equivalente cyber del Covid 19 sarebbe un attacco che si autopropaga usando uno o più zero day dove per zero day si indica la vulnerabilità di fabbrica di un software che non è stata ancora “aggiustata” dal fornitore di quel software.
In pratica il risultato di un cyberattack sarebbe che milioni di dispostivi sarebbero off-line in pochi giorni.
L’unico modo per fermare la diffusione di un cybercovid sarebbe quello di disconnettere tutti i dispositivi vulnerabili dalle reti domestiche e da internet.
Un singolo giorno senza internet costerebbe all’economia mondiale più di 50 miliardi mentre un lockdown di 21 giorni potrebbe costare oltre un trilione di dollari.
Sostituire il 5% dei dispositivi connessi a Internet richiederebbe circa 71 milioni di nuovi dispositivi quindi sarebbe impossibile per i produttori implementare la produzione per una simile domanda. In particolare se i sistemi di produzione e di logistica fossero fuori uso per via del cyberattack.
In realtà il problema più grande sarebbe se un cyberattack colpisse, come paventato da Klaus Schwab, le centrali elettriche perché causerebbe dei blackout su larga scala che avrebbero conseguenze sulla distribuzione di carburante, sui trasporti e sull’operatività delle strutture sanitarie.
Non sappiamo quando questi cyberattacks avranno luogo ma, vista l’autorevolezza delle fonti, siamo certi che avverranno. In ogni caso questi annunci eclatanti sembrano più delle minacce che non degli avvertimenti per salvaguardare e tutelare la salute dei cittadini. La cosa sconcertante è che da quanto dichiarato nei video che abbiamo visto sopra, sia Klaus Schwab che Bill Gates sembrano essere entrambi dispiaciuti del fatto che la gente non sia stata abbastanza terrorizzata dal covid ed entrambi sembrano sperare che la prossima crisi invece ci metterà davvero paura. Inoltre se si esamina il linguaggio usato da Klaus Schwab e anche i testi prodotti dal WEF si noterà che l’espressione “imparare la lezione del Covid” è ricorrente. Come se fossimo dei bambini che devono “imparare la lezione”:
In generale la cosa migliore da fare, indipendentemente dal rischio di un cyberattack, è quella di usare meno tecnologia possibile ed andare “off the grid” come dicono gli Americani.
Da questi avvertimenti terrificanti si capisce perché il Grande Reset ci vuole tutti iperconnessi, perché più sei connesso e più sei vulnerabile. Alla fine della fiera un cyberattack ti crea problemi se sei dipendente dalla rete, cioè se il tuo business o le tue relazioni dipendono dalla connessione a Internet. Perciò il consiglio è: meno connesso sei, meglio è. Foto: YouTube
FONTE https://www.oltre.tv/cyberpandemia-covid-secondo-schwab-arrivare-peggio/