Draghi: “Basta aiuti a pioggia, servono misure mirate”. Così titolava La Repubblica l’indicativo avvertimento di qualche settimana fa di Mario Draghi, co-presidente del gruppo di lavoro del G30, parlando di Covid e delle relative questioni monetarie ed economiche internazionali – in quanto “i massicci aiuti sotto forma di liquidità e la reale confusione causata dalla natura senza precedenti di questa crisi ne stanno mascherando le vere dimensioni”.
Ogni grande crisi è una grande opportunità di ristrutturazione. Draghi e il Gotha della grande finanza verranno a “salvarci”? “Il Grande Reset” lanciato da Schwaab e soci sarà al centro dei provvedimenti. Su questo non ci piove.
In questo senso è interessante quanto emerge dall’ultimo rapporto del Gruppo dei Trenta (G30), un think tank, fondato su iniziativa della Rockefeller Foundation nel 1978, che fornisce consulenze sui temi di economia internazionale e monetaria.. Il G30 è formato da accademici e banchieri o ex banchieri provenienti dalle più importanti banche centrali mondiali.
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C’è il concetto nazista della “distruzione creativa” dietro il Grande Reset
Il Gruppo dei 30 (G30) ha pubblicato il proprio rapporto 2020 raccomandando una buona dose di “distruzione creativa” per realizzare la transizione globale all’economia “carbon-free”. Il G30, per chi non lo sapesse, riunisce banchieri centrali (alcuni in carica, altri non più), accademici e finanzieri. Quando Mario Draghi fu eletto presidente della BCE, l’Ombudsman europeo considerò la sua partecipazione al G30 in conflitto con la nuova carica e lo invitò a dimettersi dal G30 (https://www.ombudsman.europa.eu/it/press-release/en/88696). Draghi non si dimise e il 14 dicembre ha presentato il nuovo rapporto.
Il concetto di “distruzione creativa” è il filo rosso del rapporto e Draghi stesso lo ha rimarcato nella presentazione. L’economia mondiale si trova sul ciglio del precipizio, ha detto. Mentre nella prima fase della pandemia il problema era la liquidità, la prossima crisi sarà dovuta alle insolvenze. I governi non saranno in grado di salvaguardare tutte le attività e perció dovranno scegliere chi far morire e chi far sopravvivere.
“Ciò richiederà una certa dose di ‘distruzione creativa’”, afferma il rapporto, riferendosi al concetto la cui parternità è attribuita a Joseph Schumpeter e secondo cui le leggi di mercato esigono che le imprese non adatte a sopravvivere nella lotta dell’evoluzione economica debbano perire per far posto a quelle competitive. In realtà, colui che per primo promosse il concetto di “distruzione creativa” fu un marxista divenuto nazista, Werner Sombart (1863-1941), che a sua volta lo prese da Friedrich Nietsche, e lo passò a Schumpeter.
Sombart, che fu giustamente denunciato da Rosa Luxemburg per essere diventato apologeta dell’imperialismo tedesco, fu molto amico di Carl Schmitt, il giurista di Hitler, e del filosofo ufficioso del nazismo, Martin Heidegger (cfr. https://larouchepub.com/other/2010/3733why_obama_stache.html).
Il termine “distruzione creativa” compare sei volte nel rapporto del G30. Ecco un passaggio: “Comportamento verso i fallimenti di imprese e occupazione: i decisori politici modificheranno i criteri con cui preservavano lo status quo e i posti di lavoro esistenti, per permettere o incoraggiare il processo di ‘distruzione creativa’ in cui le imprese falliscono, permettendo ai posti di lavoro e alle risorse di emigrare dalle imprese infruttuose a quelle meglio adatte alla nuova economia” [https://group30.org/publications/detail/4820] La “nuova economia” a cui dovrebbero adattarsi le imprese è quella che ci racconta la martellante, quotidiana propaganda della Commissione Europea e dei suoi epigoni, il cui copione è scritto nel Great Reset promosso dalla combriccola World Economic Forum/Monarchia Britannica. Come abbiamo più volte spiegato, è il piano folle di sopprimere tutto ciò che è legato ai combustibili fossili e sovvenzionare forme improduttive di energia e modi di produzione.
Mentre Draghi presentava il rapporto del G30, il collega Mark Carne (ndr link aggiunto) stilava raccomandazioni e suggerimenti su come elaborare leggi che rendano obbligatoria la “carbon disclosure”, da approvare al vertice sul clima COP26 il novembre prossimo a Glasgow (https://www.piie.com/sites/default/files/documents/carney-2020-12-rtge-memo.pdf).
Carney, ex capo della Bank of England e attuale “Zar” del clima per l’ONU, è naturalmente anch’egli membro del G30. Un breve cenno storico: il G30 è la continuazione del famoso “Gruppo di Bellagio” costituito da banchieri centrali e privati, creato nel 1963 da David Rockefeller per discutere il superamento del sistema di Bretton Woods. Il gruppo si riuniva alla Villa Serbelloni, di proprietà di Rockefeller, a Bellagio, sul Lago di Como. Esaurito il mandato, il gruppo si sciolse, ma fu ricostituito poco dopo, nel 1978, dalla Rockefeller Foundation con il nuovo nome di Gruppo dei Trenta.
Benché fra i trenta compaiano anche i due presidenti della Federal Reserve di New York, la Fed finora, sotto Trump, è stata tenuta ufficialmente fuori dalle discussioni del Great Reset. Tuttavia, dopo le elezioni di novembre, la banca centrale USA si è immediatamente unita alla Rete di Banche Centrali per Inverdire Il Sistema Finanziario (NGFS). Parlando al Congresso il 28 dicembre, il presidente della Fed Jeremy Powell ha inventato un nuovo mandato per la banca: combattere i cambiamenti climatici. “Il pubblico si aspetta che noi capiamo quali siano le implicazioni dei cambiamenti climatici per la stabilità finanziaria e che adottiamo le politiche [adatte].” FONTE
Il Progetto del Potere Globale
Come Direttore Generale del Ministero del Tesoro dal 1991 al 2001, Draghi è stato infatti uno dei principali artefici della stagione delle privatizzazioni dei grandi asset strategici italiani. Un periodo inaugurato con un discorso pronunciato dallo stesso Draghi sul panfilo Britannia nel 1992, alla presenza dei principali rappresentanti delle istituzioni finanziarie mondiali.
DRAGHI: IL CURRICULUM DI UN PRIVATIZZATORE
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