Ciò che deve essere ripulito è difficile da comprendere, il danno creato è immenso, perciò è ancora più importante farlo, scoprire dove e come ripulire e guarire. Senza dubbio non è meno importante fermare la produzione di rifiuti e cambiare il comportamento. Un altro mondo è possibile, sta a noi decidere come trasformarlo.

Riciclare la plastica in modo più efficiente con l’umidità dell’aria, un rivoluzionario metodo

Uno studio della Northwestern University ha illustrato una nuova procedura per ottimizzare i tempi e ridurre drasticamente l’impatto ambientale nel trattamento del PLA

Di Diego Barbera

Rendere più semplice e più sostenibile possibile il processo di riciclo della plastica è una delle urgenze più impellenti di questi ultimi decenni. Ormai da troppo tempo si sta cercando di ottimizzare l’iter per trattare al meglio questo componente così semplice da ottenere, così economico, ma anche così inquinante e pericoloso, soprattutto quando arriva a fine vita. Un recente studio che arriva da oltreoceano ha proposto come metodo quello di sfruttare una risorsa pressoché gratuita e limitata come la presenza di umidità nell’aria come agente che attiva il processo di riciclo di plastica velocizzando in modo netto le tempistiche e riducendo in modo spaventoso l’impatto ambientale. Se questa iniziativa arrivasse a essere applicata sulla larga scala potrebbe essere una piccola grande rivoluzione a tutto beneficio dell’ambiente e del futuro, dando una netta accelerata ai progetti di economia circolare.

Le potenzialità della procedura

Una delle risorse più preziose e al contempo più invisibili dell’atmosfera è la presenza di acqua sotto forma di umidità. Anche nelle giornate più secche si stima come nell’aria di tutto il globo siano presenti qualcosa come 10.000 – 15000 km cubici di H₂O, un volume colossale, che peraltro è stato anche uno dei mattoncini che ha consentito la vita così come la conosciamo ora sulla Terra. Oltre che per sostenere la crescita e il benessere di flora e fauna in tutto il mondo, questo tesoretto che galleggia nell’aria che respiriamo può essere ora teoricamente sfruttato in una sua minima parte proprio per tutelare il nostro pianeta. A prometterlo è un recente studio della Northwestern University nell’Illinois, nell’area metropolitana di Chicago (Usa). “Ciò che è particolarmente entusiasmante della nostra ricerca è che abbiamo sfruttato l’umidità dell’aria per scomporre la plastica, ottenendo un processo eccezionalmente pulito e selettivo“, ha affermato Yosi Kratish, che è anche uno dei co-autori dello studio.

Il processo raccontato nello studio si attiva quindi con l’umidità dell’aria, utilizzando come catalizzatore un mix di molibdeno e carbone attivo – due elementi estremamente economici, facili da reperire e non tossici. Questo sistema è in grado di rompere i legami nel polietilene tereftalato ovvero il fantomatico PET, la plastica per eccellenza dei nostri giorni, che viene utilizzata in una grande varietà di applicazioni dalle bottiglie ai contenitori a oggetti vari. Esponendo il PET trattato all’aria aperta, questo verrà poi scomposto in quelli che vengono chiamati monomeri, ovvero i mattoni essenziali delle plastiche, per un successivo riutilizzo verso un medesimo risultato di destinazione oppure per plastiche più di alta qualità e sostenibili. Come sottolineato dallo studio, infatti queste plastiche di poliestere sono costituite da grandi molecole con unità ripetute collegate da legami chimici, che con questa procedura possono essere gestiti al 94% in soltanto 4 ore. Si può così per esempio ottenere acido tereftalico (TPA), un precursore del polietilene di grande valore.

FONTE https://www.elledecor.com/it/tech/novita/a64199584/riciclare-plastica-con-umidita-aria/?utm_source=firefox-newtab-it-it

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