C’ERANO UNA VOLTA
INCERTEZZE NELLE PREVISIONI DELL’IPPC : EFFETTI DELLE NUBI E AEROSOL
Filippo Giorgi scienziato italiano presente nell’organo esecutivo dell’IPCC, ovvero l’Intergovernmental Panel of Climatic Change:
“I modelli climatici sono affidabili?”
Le principali incertezze dei modelli climatici, cioè i punti in cui i ricercatori stanno investendo in questo momento molte delle loro risorse per migliorare la capacità predittiva dei modelli: gli effetti delle nubi e degli aerosol.
Difetti dei modelli. I modelli di clima simulano male i processi fisici che avvengono nelle nubi e, di conseguenza, i fenomeni tropicali, per cui la performance dei modelli peggiora quando si va a scale temporali più brevi, ad esempio nella simulazione degli eventi estremi.
Prevedere il clima futuro è una cosa complessa, perché accanto ai fattori naturali che possono influenzare il clima (l’attività vulcanica, le variazioni dell’attività solare, e la variabilità naturale intrinseca del clima, espressa ad esempio dal fenomeno El Niño) vanno tenuti in considerazione anche i fattori antropici (l’incremento dei gas serra, la presenza degli aerosol atmosferici e i cambiamenti dell’utilizzo del territorio da parte delle attività umane)…VEDI QUI
IL CERN RITORNA SULLE NUVOLE
Quella di questo titolo è una licenza poetica. Nel nostro mondo, quello che guarda alla meteorologia e climatologia in termini scientifici, si parla di nubi, non di nuvole, come nel linguaggio comune. Questa precisazione, tutt’altro che superficiale, è del Prof. Franco Prodi, uno dei massimi esperti di fisica delle nubi del nostro Paese. Suppongo quindi che non me ne vorrà né per la licenza né per la citazione, seppur indiretta.
Le nubi, mantello spessore ed estensione variabili che copre costantemente una porzione molto ampia della superficie terrestre – si va dal 56 al 68% in funzione della loro profondità ottica – hanno delle dinamiche fisico-chimiche di formazione estremamente complesse, su cui sussiste un margine di incertezza molto ampio che si riverbera inevitabilmente sulla qualità dei tentativi di simulazione del comportamento dell’intero sistema. In poche parole, senza conoscere e replicare con efficacia le nubi, difficilmente si potranno mai avere dei modelli climatici affidabili.
In queste dinamiche hanno un ruolo importantissimo gli aerosol, sia organici che inorganici, sia naturali che antropici, che sono i “semi” delle nubi, e l’interazione di questi con il bombardamento continuo di particelle ionizzanti cui è soggetto il nostro pianeta, i cosiddetti Raggi Cosmici. Già in molte altre occasioni, abbiamo parlato di una serie di esperimenti tenuti al CERN di Ginevra, in cui si è cercato, anche con molto successo, di simulare l’interazione tra le particelle ionizzanti e gli aerosol atmosferici, utilizzando una camera speciale in cui sono state riprodotte – quindi controllate – le diverse condizioni che si generano in atmosfera.
In questi mesi, apprendiamo da una news pubblicata proprio sul sito web del CERN, la campagna di ricerca denominata CLOUD, tenterà un nuovo approccio, non più simulando i flussi di raggi cosmici attraverso il generatore di particelle, ma osservando l’interazione degli aerosol con i raggi cosmici naturali all’interno della camera in cui vengono simulate le condizioni atmosferiche. In particolare, riporta Jasper Kyrby, team leader dell’esperimento, si cercherà di capire come questi interagiscano con le nubi di acqua liquida o ghiaccio, con lo scopo, parole testuali, di capire definitivamente in che modo i raggi cosmici incidono sulle nubi e sul clima.
Soltanto come complemento di informazione, invitandovi comunque a leggere quanto già pubblicato sull’argomento (per esempio qui su CM), ricordo che tutta la questione dell’interazione tra raggi cosmici, nubi e clima, è strettamente connessa con le variazioni dell’attività solare, che modula appunto i flussi che raggiungono la nostra atmosfera, ed è, incredibilmente, completamente ignorata dal mainstream scientifico quando si tratta di definire quali siano le fonti di variabilità naturale del sistema.
Non è affatto detto infine che al CERN sarà trovata la pietra filosofale, ma è ben difficile che si stia perdendo tempo ;-).
Enjoy.
Guido Guidi
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