Credito: CC0 Pubblico Dominio

Dopo più di 20 anni di operazioni nascoste ma paradossalmente evidenti a vari livelli dell’atmosfera, gli interventi si elevano sempre di più: il traguardo degli interventi nelle condizioni atmosferiche diventa sempre più illimitato ed esorbitante.

Da un lato, questo è dimostrato da questi nuovi studi, ma si pone la questione di ciò che è già oltre la teoria, stanno già occupando queste zone di esclusione? L’immaginazione oscura di un ingegnere italiano fa un grande salto. Gli interventi immaginati sulle condizioni atmosferiche diventano infatti sempre più smisurati ed esorbitanti.

Marco Peroni immagina un’ombra scura nello spazio per proteggerci. Non ce l’abbiamo già? L’opera faraonica dell’ingegnere italiano piacerà ai conquistatori dello spazio.

 Ricordiamo, la CIA e forze connesse puntava in alto già nel 1960. Guardando ancora più indietro, c’è stato l’Oberth spaziale che ha progettato l’arma dei sogni di Hitler. O così dicono.

Nuovo studio scientifico: “Il cielo non è il limite” per la geoingegneria solare

Ci sono limiti pratici all’altezza a cui gli aerosol possono essere distribuiti nell’atmosfera per deviare la luce solare in arrivo e compensare il riscaldamento globale. Le iniezioni ad altissima quota potrebbero essere più efficaci, ma tale intervento sul clima comporta un sostanziale aumento dei costi e dei rischi per la sicurezza, secondo una nuova ricerca pubblicata oggi in Environmental Research Communications.

A seguito di un significativo studio del 2018 che ha chiarito le tecnologie di lofting con cui sarebbe fattibile intraprendere la geoingegneria solare, il nuovo rapporto è il primo a valutare la sicurezza e l’efficacia in termini di costi della distribuzione ad un’altitudine di 25 km. Il rapporto risponde direttamente a una domanda posta dalla National Academy of Science, Engineering, and Medicine degli Stati Uniti in uno studio di riferimento nel marzo 2021 che ha riconosciuto la necessità di ulteriori ricerche sulla fattibilità di depositare aerosol ben oltre i 20 km.

Wake Smith, l’autore principale dello studio, dice: “Questa conclusione dovrebbe modificare il modo in cui i modelli di intervento sul clima vengono eseguiti a livello globale e mostra che i limiti pratici devono essere soppesati rispetto all’efficacia radiativa nella progettazione di programmi di geoingegneria solare”.

Diversi studi di rilievo nell’ultimo decennio hanno notato che il dispiegamento di aerosol stratosferici a un’altitudine di 25 km sarebbe più efficace che a 20 km, causando ai modellatori climatici di includere frequentemente questi impieghi in alto nei loro studi. Di solito gli aerei di linea e i jet militari viaggiano a 10 km, mentre a 20 km è il regno degli aerei spia ad alta quota e dei droni. Pianificare centinaia di migliaia di voli annuali per lo spiegamento della geoingegneria solare ad altitudini inaccessibili anche agli aerei spia d’élite non solo aumenterebbe sostanzialmente i costi, ma comporterebbe rischi inaccettabili per la sicurezza degli equipaggi di volo, degli aerei e del pubblico involontario a terra.

Secondo Smith, “C’è un tetto nel cielo sopra il quale gli aerei tradizionali non possono operare, e 25 km è al di sopra di esso”.

FONTE https://phys.org/news/2022-03-sky-limit-solar-geoengineering.html

CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews

DARK SHADOW

L’ opera faraonica  dell’ ingegnere italiano  Marco Peroni 

Lo stato dell’arte sulle ombreggiature solari

Il metodo che in genere si propone per ridurre l’irraggiamento solare è lo spargimento in orbita geostazionaria di aerosol riflettenti: gel o particelle composte da sale marino per lo sbiancamento delle nuvole o acido solforico per rinfrangere i raggi solari oppure con una nuvola di specchi posti nel punto di Lagrange L1 di equilibrio spaziale.

Ad oggi lo stato dell’arte più credibile prevede l’immissione nella stratosfera (ad altezze di circa 20Km) di almeno 1 milione di tonnellate di particelle di acido solforico le cui goccioline rifletterebbero i raggi solari. L’immissione di queste particelle, che potrebbe avvenire con l’ausilio di aerei o giganteschi tubi sorretti da palloni aerostatici, dovrebbe però essere ripetuta ogni anno per contrastare il decadimento di queste particelle nell’atmosfera con la controindicazione che la nostra stessa atmosfera verrebbe così ad essere inquinata con queste polveri acide.

Un’altra soluzione meno impattante per la salute del pianeta Terra sarebbe quella di “spargere” nella stratosfera piccoli dischi riflettenti orientati con il campo magnetico terrestre in modo da rimanere in sospensione per più tempo.

È chiaro che tali metodi di ombreggiatura, qualsiasi essi siano, agiscono indifferentemente di giorno e di notte e dal tipo di stagione e quindi è probabile, come molti detrattori della soluzione sostengono, che non si riesca a mitigare correttamente il clima terrestre in funzione di questi fatti e poi anche considerando le correnti oceaniche e quelle atmosferiche che scaldano o raffreddano zone diverse indipendentemente dall’irraggiamento solare, come è emerso da simulazioni numeriche.

Alla fine dovremmo forse accettare che le tecniche di geoingegneria, tra le quali anche quella iper-tecnologica che stiamo proponendo in questa nostra ricerca potranno anche riportare la temperatura ai livelli pre-rivoluzione industriale (abbassando le temperature di 2-4 gradi) ma non saranno mai in grado di riportare il clima in quelle stesse condizioni. Soprattutto è probabile (secondo i più accreditati detrattori) che non riescano a produrre un raffreddamento uniforme sul globo terrestre e quindi un cambiamento climatico generalizzato con conseguenti alterazioni parziali degli equilibri che ormai il nostro pianeta ha trovato. Potrebbe essere necessario dover quindi attendere secoli affinché il clima si stabilizzi in un nuovo assetto climatico definitivo. 

La nostra proposta: il Dark Shadow

Ed è per questo e per anche tutte le incertezze che il modello e che questa soluzione si porta dietro che noi proponiamo un sistema “regolabile” per far sì da mitigare i suoi effetti al limite anche annullandoli nel caso si rilevasse che il bilancio energetico alla fine non funzionasse. E comunque sia la nostra soluzione, oltre a funzionare da schermatura, è anche un grandissimo pannello solare per la produzione di energia elettrica da spedire sulla Terra!

Fermo restando il successo dell’impalcatura Dark Shadow (DS) gli sforzi per ridurre le emissioni sulla Terra dovrebbero rimanere però inalterati se non altro per fare in modo che l’aria che respiriamo sia sempre più salubre e pulita e consenta stili di vita sani e duraturi. E tra l’altro, proprio in questo contesto, la nostra schermatura produce, al contempo, tutta l’energia di cui la Terra ha bisogno e quindi potremmo smettere di consumare Co2 per produrre energia elettrica!

È ormai dal 2015 che Marco Peroni Ingegneria si occupa, con un suo settore specifico, di progetti sull’abitare lo spazio e di colonie spaziali. Abbiamo applicato i nostri studi specialmente per basi permanenti sulla Luna o su Marte che abbiamo presentato ai più prestigiosi congressi internazionali. 

L’opera di geoingegneria che proponiamo si inquadra quindi nel contesto delle schermature solari che già da anni sono state proposte dalla letteratura tecnica o in orbita geostazionaria oppure con installazioni fisse nel punto Lagrangiano L1. 

Nel nostro caso si tratta invece di una installazione tecnologica e geometrica “attiva” composta da parti controllate in movimento che permettono, oltre che la rifrazione dei raggi solari, anche la produzione di energia elettrica.

È innanzitutto importante che il nostro DS si trovi in una posizione fissa in allineamento tra la Terra e il Sole. E deve riuscire a rimanere in questa posizione fissa senza dispendio di energia o quantomeno il minimo per fare delle piccole correzioni di assetto. Si tratta di una struttura enorme nell’ordine dei 25000 Km x18000 Km quindi parecchie volte la dimensione della Terra che riuscirebbe a schermare dal 2 al 10% di luce solare con possibilità di regolare l’intensità di questa schermatura.

La grande installazione Dark Shadow verrà posizionata a circa 400000Km dalla Terra, dopo l’orbita Lunare quindi, in una posizione in equilibrio agganciata a due asteroidi che verranno catturati e posizionati agli estremi di un ideale triangolo equilatero il cui centro di massa coincide con il punto Lagrangiano L1 nello spazio. 

I due asteroidi che verranno catturati dovranno avere una massa la cui somma sarà circa pari a quella del DS il che corrisponde a circa due oggetti di diametro di 8/10Km ciascuno con una massa di circa 100 miliardi di tonnellate! La cattura sarà possibile installando dei razzi sulla superficie del singolo planetoide in modo che questi vengano deviati dalla loro traiettoria e inseriti nella zona del punto L1…

ARTICOLO COMPLETO https://www.ingenio-web.it/33710-dark-shadow-un-ombrellone-spaziale-contro-il-riscaldamento-globale-del-pianeta-terra

CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews

1960: LA CIA VUOLE CONTROLLARE IL CLIMA

L’ULTIMA ARMA SEGRETA DI HITLER: IL CANNONE SOLARE

Credito: CC0 Pubblico Dominio

Dopo più di 20 anni di operazioni nascoste ma paradossalmente evidenti a vari livelli dell’atmosfera, gli interventi si elevano sempre di più: il traguardo degli interventi nelle condizioni atmosferiche diventa sempre più illimitato ed esorbitante.

Da un lato, questo è dimostrato da questi nuovi studi, ma si pone la questione di ciò che è già oltre la teoria, stanno già occupando queste zone di esclusione? L’immaginazione oscura di un ingegnere italiano fa un grande salto. Gli interventi immaginati sulle condizioni atmosferiche diventano infatti sempre più smisurati ed esorbitanti.

Sta creando un’ombra oscura nello spazio per proteggerci. Non ce l’abbiamo già? L’ opera faraonica  dell’ ingegnere italiano  Marco Peroni  piacere ai conquistatori dello spazio. Ricordiamo, la CIA e forze connesse puntava in alto già nel 1960. Guardando ancora più indietro, c’è stato l’Oberth spaziale che ha progettato l’arma dei sogni di Hitler. O così dicono.

Nuovo studio scientifico: “Il cielo non è il limite” per la geoingegneria solare

Ci sono limiti pratici all’altezza a cui gli aerosol possono essere distribuiti nell’atmosfera per deviare la luce solare in arrivo e compensare il riscaldamento globale. Le iniezioni ad altissima quota potrebbero essere più efficaci, ma tale intervento sul clima comporta un sostanziale aumento dei costi e dei rischi per la sicurezza, secondo una nuova ricerca pubblicata oggi in Environmental Research Communications.

A seguito di un significativo studio del 2018 che ha chiarito le tecnologie di lofting con cui sarebbe fattibile intraprendere la geoingegneria solare, il nuovo rapporto è il primo a valutare la sicurezza e l’efficacia in termini di costi della distribuzione ad un’altitudine di 25 km. Il rapporto risponde direttamente a una domanda posta dalla National Academy of Science, Engineering, and Medicine degli Stati Uniti in uno studio di riferimento nel marzo 2021 che ha riconosciuto la necessità di ulteriori ricerche sulla fattibilità di depositare aerosol ben oltre i 20 km.

Wake Smith, l’autore principale dello studio, dice: “Questa conclusione dovrebbe modificare il modo in cui i modelli di intervento sul clima vengono eseguiti a livello globale e mostra che i limiti pratici devono essere soppesati rispetto all’efficacia radiativa nella progettazione di programmi di geoingegneria solare”.

Diversi studi di rilievo nell’ultimo decennio hanno notato che il dispiegamento di aerosol stratosferici a un’altitudine di 25 km sarebbe più efficace che a 20 km, causando ai modellatori climatici di includere frequentemente questi impieghi in alto nei loro studi. Di solito gli aerei di linea e i jet militari viaggiano a 10 km, mentre a 20 km è il regno degli aerei spia ad alta quota e dei droni. Pianificare centinaia di migliaia di voli annuali per lo spiegamento della geoingegneria solare ad altitudini inaccessibili anche agli aerei spia d’élite non solo aumenterebbe sostanzialmente i costi, ma comporterebbe rischi inaccettabili per la sicurezza degli equipaggi di volo, degli aerei e del pubblico involontario a terra.

Secondo Smith, “C’è un tetto nel cielo sopra il quale gli aerei tradizionali non possono operare, e 25 km è al di sopra di esso”.

FONTE https://phys.org/news/2022-03-sky-limit-solar-geoengineering.html

L’ opera faraonica  dell’ ingegnere italiano  Marco Peroni 

Lo stato dell’arte sulle ombreggiature solari

Il metodo che in genere si propone per ridurre l’irraggiamento solare è lo spargimento in orbita geostazionaria di aerosol riflettenti: gel o particelle composte da sale marino per lo sbiancamento delle nuvole o acido solforico per rinfrangere i raggi solari oppure con una nuvola di specchi posti nel punto di Lagrange L1 di equilibrio spaziale.

Ad oggi lo stato dell’arte più credibile prevede l’immissione nella stratosfera (ad altezze di circa 20Km) di almeno 1 milione di tonnellate di particelle di acido solforico le cui goccioline rifletterebbero i raggi solari. L’immissione di queste particelle, che potrebbe avvenire con l’ausilio di aerei o giganteschi tubi sorretti da palloni aerostatici, dovrebbe però essere ripetuta ogni anno per contrastare il decadimento di queste particelle nell’atmosfera con la controindicazione che la nostra stessa atmosfera verrebbe così ad essere inquinata con queste polveri acide.

Un’altra soluzione meno impattante per la salute del pianeta Terra sarebbe quella di “spargere” nella stratosfera piccoli dischi riflettenti orientati con il campo magnetico terrestre in modo da rimanere in sospensione per più tempo.

È chiaro che tali metodi di ombreggiatura, qualsiasi essi siano, agiscono indifferentemente di giorno e di notte e dal tipo di stagione e quindi è probabile, come molti detrattori della soluzione sostengono, che non si riesca a mitigare correttamente il clima terrestre in funzione di questi fatti e poi anche considerando le correnti oceaniche e quelle atmosferiche che scaldano o raffreddano zone diverse indipendentemente dall’irraggiamento solare, come è emerso da simulazioni numeriche.

Alla fine dovremmo forse accettare che le tecniche di geoingegneria, tra le quali anche quella iper-tecnologica che stiamo proponendo in questa nostra ricerca potranno anche riportare la temperatura ai livelli pre-rivoluzione industriale (abbassando le temperature di 2-4 gradi) ma non saranno mai in grado di riportare il clima in quelle stesse condizioni. Soprattutto è probabile (secondo i più accreditati detrattori) che non riescano a produrre un raffreddamento uniforme sul globo terrestre e quindi un cambiamento climatico generalizzato con conseguenti alterazioni parziali degli equilibri che ormai il nostro pianeta ha trovato. Potrebbe essere necessario dover quindi attendere secoli affinché il clima si stabilizzi in un nuovo assetto climatico definitivo. 

 

La nostra proposta: il Dark Shadow

Ed è per questo e per anche tutte le incertezze che il modello e che questa soluzione si porta dietro che noi proponiamo un sistema “regolabile” per far sì da mitigare i suoi effetti al limite anche annullandoli nel caso si rilevasse che il bilancio energetico alla fine non funzionasse. E comunque sia la nostra soluzione, oltre a funzionare da schermatura, è anche un grandissimo pannello solare per la produzione di energia elettrica da spedire sulla Terra!

Fermo restando il successo dell’impalcatura Dark Shadow (DS) gli sforzi per ridurre le emissioni sulla Terra dovrebbero rimanere però inalterati se non altro per fare in modo che l’aria che respiriamo sia sempre più salubre e pulita e consenta stili di vita sani e duraturi. E tra l’altro, proprio in questo contesto, la nostra schermatura produce, al contempo, tutta l’energia di cui la Terra ha bisogno e quindi potremmo smettere di consumare Co2 per produrre energia elettrica!

È ormai dal 2015 che Marco Peroni Ingegneria si occupa, con un suo settore specifico, di progetti sull’abitare lo spazio e di colonie spaziali. Abbiamo applicato i nostri studi specialmente per basi permanenti sulla Luna o su Marte che abbiamo presentato ai più prestigiosi congressi internazionali. 

L’opera di geoingegneria che proponiamo si inquadra quindi nel contesto delle schermature solari che già da anni sono state proposte dalla letteratura tecnica o in orbita geostazionaria oppure con installazioni fisse nel punto Lagrangiano L1. 

Nel nostro caso si tratta invece di una installazione tecnologica e geometrica “attiva” composta da parti controllate in movimento che permettono, oltre che la rifrazione dei raggi solari, anche la produzione di energia elettrica.

È innanzitutto importante che il nostro DS si trovi in una posizione fissa in allineamento tra la Terra e il Sole. E deve riuscire a rimanere in questa posizione fissa senza dispendio di energia o quantomeno il minimo per fare delle piccole correzioni di assetto. Si tratta di una struttura enorme nell’ordine dei 25000 Km x18000 Km quindi parecchie volte la dimensione della Terra che riuscirebbe a schermare dal 2 al 10% di luce solare con possibilità di regolare l’intensità di questa schermatura.

La grande installazione Dark Shadow verrà posizionata a circa 400000Km dalla Terra, dopo l’orbita Lunare quindi, in una posizione in equilibrio agganciata a due asteroidi che verranno catturati e posizionati agli estremi di un ideale triangolo equilatero il cui centro di massa coincide con il punto Lagrangiano L1 nello spazio. 

I due asteroidi che verranno catturati dovranno avere una massa la cui somma sarà circa pari a quella del DS il che corrisponde a circa due oggetti di diametro di 8/10Km ciascuno con una massa di circa 100 miliardi di tonnellate! La cattura sarà possibile installando dei razzi sulla superficie del singolo planetoide in modo che questi vengano deviati dalla loro traiettoria e inseriti nella zona del punto L1…

ARTICOLO COMPLETO https://www.ingenio-web.it/33710-dark-shadow-un-ombrellone-spaziale-contro-il-riscaldamento-globale-del-pianeta-terra

1960: LA CIA VUOLE CONTROLLARE IL CLIMA

https://www.nogeoingegneria.com/timeline/1960-la-cia-vuole-controllare-il-clima/


L’ULTIMA ARMA SEGRETA DI HITLER: IL CANNONE SOLARE


https://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/lultima-arma-segreta-di-hitler-il-cannone-solare/

 

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