L’articolo colpisce nel segno sottolineando l’assurdità dello sforzo di conciliare i già assurdi obiettivi climatici con la brutale realtà della guerra. Uccisioni e devastazioni, con un impatto minimo di CO2. Siamo nell’Assurdistan, con un Trump che si diverte a postare video che illustrano non la sua malattia di Alzheimer certificata da suo nipote, ma la demenza generale.

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Solo carri armati solari per Zelensky? L’UE chiede il controllo delle emissioni di CO2 per i militari

Munizioni verdi, bombe a impatto climatico zero, bombardieri stealth con pompa di calore e razzi mossi dal vento: Bruxelles fa sul serio. Per la prima volta, anche gli eserciti dovranno rendere pubbliche le loro emissioni di CO2. La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, non ha dimenticato il suo “Green Deal” lanciato nel 2019, nonostante la guerra in Ucraina.

Ciò che per decenni è stato considerato una “questione di sicurezza nazionale” e quindi un tabù, ora fa parte del grande piano climatico: l’UE richiede maggiore trasparenza sulle emissioni di CO2 delle forze armate. Il contesto è il cosiddetto Quadro di Trasparenza Rafforzata (ETF), in vigore dalla fine del 2024 per tutti i firmatari dell’Accordo di Parigi, compresi gli Stati NATO europei.
Per la prima volta, le emissioni di gas serra degli eserciti, finora tenute nascoste, diventeranno visibili pubblicamente. Secondo le stime, queste rappresentano fino al 5,5% delle emissioni globali, circa quanto l’intero traffico aereo e marittimo internazionale.

Bombe a impatto climatico zero in futuro

I commissari climatici di Bruxelles vedono ancora margini di miglioramento per il clima, persino in tempo di guerra: le forze armate, oltre a maggiori finanziamenti, dovranno in futuro dimostrare un migliore bilancio di CO2. Chi pensava che le guerre fossero già abbastanza drammatiche, ora si trova di fronte a un nuovo livello di escalation: politicamente corretto e a zero emissioni. Gli eserciti degli Stati membri dell’UE dichiarano guerra anche al cambiamento climatico.
Dobbiamo quindi prepararci a bombe a impatto climatico zero, munizioni verdi e carri armati solari?

Campi di battaglia puliti, razzi verdi

Quello che sembra un cabaret politico è realtà. Aziende di armamenti come Lockheed Martin o Thales si sono impegnate a raggiungere obiettivi di zero emissioni nette. Parallelamente, alcuni eserciti stanno testando l’uso di impianti solari, pompe di calore e veicoli elettrici, ad esempio per rifornire basi remote. Gli esperti sottolineano i vantaggi tattici: i dispositivi elettrici sono più silenziosi e non emettono segnali termici.

Il prossimo passo? Razzi trasportati dal vento, letteralmente “sospinti dal vento”.

La svolta verde di von der Leyen e la guerra in Ucraina
Quando Ursula von der Leyen è diventata presidente della Commissione nel 2019, ha puntato tutto sulla svolta verde: con il “Green Deal europeo”, l’Europa doveva diventare il primo continente a impatto climatico zero. La tutela del clima era il leitmotiv, applicato a tutte le aree politiche.
Poi è arrivato l’attacco russo all’Ucraina. Improvvisamente, il riarmo, l’approvvigionamento energetico e la politica di sicurezza sono passati in primo piano. Le questioni climatiche sono finite in secondo piano, talvolta percepite come un ostacolo. Ora Bruxelles sembra tentare la quadratura del cerchio: riarmo e neutralità climatica devono essere raggiunti contemporaneamente.

Esperimento rischioso: cosa significa per Kiev?

La combinazione di politica climatica e guerra potrebbe diventare una doppia sfida per l’Ucraina: se i bilanci di CO2 militari conteranno davvero, le forniture di armi o i progetti di riarmo potrebbero in futuro essere ostacolati da vincoli legali. La “verdurizzazione” delle forze armate potrebbe complicare o rendere più costoso il potenziamento dell’esercito ucraino.
Bruxelles, con nuove normative, potrebbe involontariamente limitare lo spazio di manovra di Zelensky, proprio nella lotta difensiva contro l’invasione illegale della Russia. In altre parole: ciò che inizia come una politica climatica idealistica potrebbe trasformarsi, nella realtà della guerra, in una trappola per gli alleati.

Meno emissioni, più controllo

I critici ritengono che la misura sia overdue, non per i carri armati, ma per la mancanza di trasparenza. Nel Protocollo di Kyoto del 1997, ad esempio, gli Stati Uniti si erano assicurati una scappatoia che permetteva di escludere le emissioni militari dagli obiettivi climatici nazionali. Questa lacuna è stata teoricamente colmata con l’Accordo di Parigi, ma la rendicontazione delle emissioni di CO2 è rimasta volontaria. Con il nuovo ETF, questo dovrebbe cambiare, almeno sulla carta.
La tendenza è verso una guerra verde. Forse presto non si conterà più solo il numero di carri armati di un paese, ma anche quante emissioni di CO2 producono. Gli attacchi aerei dovranno essere non solo precisi, ma anche rispettosi del clima.

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