Tesla’s car in space fake? SpaceX Falcon Heavy Rocket

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Il fisico della Sissa Roberto Trotta al Festival della fantascienza di Trieste: “La colonizzazione di Marte, come una scialuppa di salvataggio cosmica, è una fantasia pericolosa”.

Segue l’articolo pubblicato su “La Stampa”:

Ci troviamo in un futuro lontanissimo, 50 mila anni da oggi, dove l’umanità ha colonizzato l’intera Galassia. L’Impero Galattico conta milioni di mondi, tutti governati dal pianeta-città Trantor, vicino al centro della Via Lattea. Tra grattacieli giganteschi, torri imponenti e sterminate strutture sotterranee, Trantor ospita una popolazione di 45 miliardi di persone. Essendo completamente urbanizzato, il pianeta è costretto a importare tutte le risorse e il cibo da migliaia di altri mondi. Quando l’Impero inizia a disgregarsi, il destino di Trantor è inevitabilmente segnato.

In un’altra galassia, Coruscant, il pianeta-capitale della Repubblica Galattica, è anch’esso ricoperto da un’unica, immensa città che funge da centro politico e amministrativo. Coruscant è diviso in livelli che rispecchiano la gerarchia sociale dei suoi abitanti: i ricchi e potenti vivono tra l’aria e la luce sulla cima di grattacieli trasparenti che svettano oltre 5 mila metri, mentre i poveri e gli emarginati sopravvivono in modo precario nei bassifondi oscuri e malsani.

Gli appassionati di fantascienza riconosceranno sicuramente questi mondi: Trantor, creato dalla penna di Isaac Asimov nel suo “Ciclo della Fondazione”, pubblicato negli Anni 50; e Coruscant, parte dell’universo di “Star Wars”, introdotto nel 1999 nel film “La minaccia fantasma”.

Sono solo due esempi di come la fantascienza abbia immaginato civiltà future in cui l’umanità, grazie a tecnologie avanzatissime, ha colonizzato altri pianeti, spesso come alternativa a una Terra sovraffollata, impoverita e inquinata, come nel celebre film di Ridley Scott, “Blade Runner” (1982). In queste visioni distopiche l’evoluzione sociale non ha tenuto il passo con quella tecnologica e potenti mezzi di controllo — sotto forma di Intelligenze Artificiali, robot umanoidi, sorveglianza di massa e controllo mentale — hanno esacerbato le disuguaglianze sociali. “The Matrix” (1999), per esempio, presenta un futuro in cui le macchine hanno soggiogato quasi tutta l’umanità per estrarne energia.

Nel nostro presente, la Terra del 2024 sembra anticipare questi scenari. I nuovi “baroni dello spazio,” miliardari la cui ricchezza supera quella del 40% più povero della popolazione mondiale, hanno sviluppato razzi riutilizzabili grazie ai quali stanno lanciando migliaia di satelliti che presto riempiranno il cielo, più numerosi delle stelle vere. Questi magnati si sono già sostituiti alla Nasa nel trasporto degli astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale e sognano di colonizzare la Luna per poi da lì lanciarsi alla conquista di Marte. Alcuni dei loro razzi portano persino nomi ispirati a “Star Wars”.

La storica di Harvard, Jill Lepore, ha definito tutto questo come “capitalismo estremo e stravagante, guidato da fantasie e sogni tratti dalla fantascienza”. Il fondatore di SpaceX, Elon Musk, ha lanciato la sua Tesla personale nello spazio con la trilogia completa del “Ciclo della Fondazione” di Asimov incisa su un disco di quarzo destinato a durare milioni di anni. Sul cruscotto dell’auto c’era il messaggio: “Non panicare!” — un riferimento alla “Guida Galattica per Autostoppisti” di Douglas Adams, un libro da lui venerato.

Il problema, però, è che questa nuova corsa allo spazio non guarda agli interessi di tutti, ma solo dei pochi. Come già osservò negli Anni 60, agli albori dell’era spaziale, lo storico Lewis Mumford, i nostri razzi spaziali sono l’equivalente esatto delle Grandi Piramidi, “entrambi mezzi per garantire, a un costo stravagante, un passaggio ai Cieli per pochi privilegiati”.

Le migliaia di satelliti lanciati da SpaceX, il braccio spaziale di Elon Musk, servono infatti principalmente per connessioni Internet ad alta velocità, i cui clienti principali sono i giocatori online e i banchieri, mentre i voli spaziali privati sono riservati a chi può permettersi biglietti che partono da svariate centinaia di migliaia di dollari per un volo suborbitale, fino a qualche centinaio di milioni per una passeggiatina nello spazio.

Anche la colonizzazione di Marte, vista come una scialuppa di salvataggio cosmica, è una fantasia pericolosa. Non solo Marte è molto più difficile da raggiungere rispetto alla Luna e una colonia autosufficiente è, al momento, praticamente impossibile. Pensare a Marte come una via di fuga, inoltre, distrae dalle vere emergenze su cui dovremmo invece concentrare i nostri sforzi collettivi: il cambiamento climatico (ndr manipolato), i devastanti conflitti internazionali e la perdita di biodiversità in accelerazione. Come ci ricorda il movimento ambientalista, davvero non esiste un Pianeta B e, anzi, la visione della Terra dallo spazio — una sfavillante sfera blu e bianca, circondata dall’oscurità cosmica — ha ispirato in molti astronauti un profondo senso di connessione e vulnerabilità.

Uno di questi è stato William Shatner, il leggendario Capitano Kirk di “Star Trek”, che nel 2021 è stato lanciato nello spazio alla venerabile età di 90 anni a bordo di uno dei razzi di Jeff Bezos, il miliardario fondatore di Amazon. Tornato sulla Terra, ha detto di aver capito che “la bellezza non è là fuori, ma qui, con tutti noi. Lasciare tutto questo alle spalle ha reso la mia connessione con il nostro piccolo pianeta ancora più profonda.”

Sarebbe bello che ci lasciassimo ispirare dai 10 minuti nello spazio del capitano Kirk: più che di una missione quinquennale “alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà”, come recitava “Star Trek”, quello che più ci servirebbe oggi è l’urgente presa di coscienza del fatto che il nostro destino, e quello di innumerevoli altre forme di vita, è legato alla Terra. Spetta a noi prendercene una cura migliore, senza illuderci di poter costruire una vita fra le stelle – questa sì è solo fantascienza.

Roberto Trotta è professore di Fisica teorica alla Sissa, dove è responsabile del gruppo di Scienza e Teoria dei Dati.

Il suo ultimo libro, “Il Cielo Stellato Sopra di Noi“, nominato Book of the Week dalla Bbc, è in uscita a febbraio 2025 con Il Saggiatore.

Partecipava a Mondofuturo, il ciclo di incontri divulgativi del Trieste Science+Fiction Festival.  “Da Isaac a Elon: il nostro futuro è fra le stelle?”. Dallo sviluppo dell’intelligenza Artificiale ad altre tecnologie, finora fantascientifiche, come i robot umanoidi e il trasferimento della coscienza su piattaforme non-biologiche, Trotta guidava il pubblico a riflettere sull’attuale accelerazione tecnologica per comprendere se e quale futuro ci possa essere per l’umanità fra le stelle.

FONTE https://datascience.sissa.it/news/392/da-asimov-e-musk-il-destino-dellumanit–fra-le-stelle

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Carl Sagan (New York, USA 1934 – 1996) ha insegnato astronomia alla Cornell University di Ithaca (New York) e ha partecipato a numerosi progetti scientifici. Collaboratore della NASA, ha fondato la Società Planetaria degli Stati Uniti ed è stato tra gli ideatori del SETI, un progetto teso a cercare tracce di vita intelligente nell’universo. Da sempre fermo sostenitore della necessità di favorire lo studio delle scienze e di divulgarne i risultati, Sagan ha anche spesso richiamato gli scienziati a un’eticità delle proprie scelte scientifiche, specie alla luce delle applicazioni tecnologiche delle scoperte in campo nucleare. Per la sua attività giornalistica, Sagan vinse anche il premio Pulitzer. È morto a 62 anni il 21 dicembre 1996. 

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