Umberto Rapetto avverte con insistenza:Stiamo deliberatamente riempiendo le nostre case di spie e abbiamo ancora il coraggio di lamentarci.

L’approfondimento di Umberto Rapetto 

Le smart tv sono pericolose. E adesso che lo ha dichiarato anche l’Fbi lo si può credere. L’allerta – scattata dagli uffici dei “federali” di Portland – è saltata fuori immediatamente a ridosso del Black Friday che ha segnato il picco di acquisti di quel tipo di prodotti.

Il messaggio di Beth Anne Steele, responsabile della sezione hi-tech del Bureau in quel dell’Oregon, è stato estremamente chiaro. Al pari di Furio che in Bianco Rosso e Verdone invita Magda ad evitare l’utilizzo dei servizi igienici dell’area di servizio, “Elisabetta” ha ritenuto doveroso ricordare alla cittadinanza i rischi connessi a questi affascinanti dispositivi elettronici.

La funzionaria dell’Fbi ha tenuto a rammentare che l’acquirente non sarà bersaglio esclusivo della curiosità soltanto di chi ha prodotto il televisore intelligente e di chi ha sviluppato le tanto simpatiche “app” installate o installabili a bordo. A ronzare attorno alla “smart tv” ci sono anche nuvole di fastidiosissimi hacker che – come le zanzare di Orbetello o del ferrarese – non aspettano altro che “pungere” la preda.

Il dispositivo in questione – come la maggior parte degli “aggeggi” collegati a Internet – ha inequivocabilmente una serie di vulnerabilità che espongono chi le utilizza ad una ridda di insidie che vanno a minare la riservatezza e ad intorbidire la serenità quotidiana.

Si cominci a pensare che queste apparecchiature sono quasi sempre corredate di telecamera e microfono, optional che trasformano il salotto di casa in una specie di “set” in cui gli attori sono quelli che ritenevano legittimamente avere il ruolo di innocui e inespugnabili spettatori. Quegli strumenti – apprezzatissimi da chi grazie a Skype o cose simili dialoga con parenti e amici lontani come se fossero seduti sul divano di fronte – possono rappresentare una comprensibile fonte di preoccupazione. Ad attivarli, infatti, potrebbe essere un malintenzionato che agisce senza che l’utente voglia o addirittura senza che se ne accorga.

Se ad agire sul pulsante dell’accensione del sistema di ripresa video o di acquisizione audio è un bandito, non è difficile comprendere che sono in gioco sia la privacy di chi vive nell’appartamento sia la sicurezza dell’unità immobiliare e del suo contenuto (qui includendo cose e soprattutto persone). Una intrusione virtuale di quel genere permette di vedere nitidamente se quella casa merita di essere “visitata” dai criminali perché disabitata e ricca di cose da saccheggiare oppure perché vi risiede una persona sola e magari anziana.

Mentre le industrie produttrici dei moderni televisori e gli specialisti che inventano le più diverse applicazioni hanno naturalmente possibilità di schedare le abitudini e i gusti dell’utente (conoscendo orari di accensione e spegnimento della tv, canali selezionati e programmi visti e per quanto tempo, ricerche effettuate online, volume dell’audio…) con le più diverse finalità commerciali, i futuribili pirati sono in grado di dar luogo ad “arrembaggi” analoghi con scopi ed obiettivi di più vario genere.

Non di rado chi produce “smart tv” si preoccupa delle performance più accattivanti per il mercato, ma non adopera il medesimo impegno per corredare il dispositivo di idonee misure di sicurezza che possano scongiurare sgradevoli sorprese.

Qualche mese fa una turbolenta banda di hacker ha dimostrato la fragilità della soluzione di streaming Chromecast di Google e la possibilità di trasmettere video casuali (non necessariamente il rosario trasmesso dalla rete di Padre Pio…) a migliaia di vittime.

Se non spaventano sofisticati ladri e irriguardosi burloni, non si dimentichi la class action che oltreoceano ha portato alla condanna dell’azienda “Vizio” (il nome non tragga in inganno, è un’industria di smart tv…) che – per aver raccolto segretamente i dati di visualizzazione dei propri clienti – ha dovuto pagare una multa di 2 milioni e duecentomila dollari.

Quando ci si piazza dinanzi ad un moderno televisore (così come davanti allo schermo di un computer, tablet o smartphone) è opportuno ricordare che il prodotto siamo noi.

Fbi consiglia la classica apposizione di un pezzo di nastro adesivo nero sulla telecamera inutilizzata, di “tappare” il microfono, di mantenere aggiornato il software del televisore per assicurarsi la più recente versione delle cautele predisposte.

Adesso che le condizioni meteorologiche sembrano aver trovato quiete, il consiglio è quello di star senza televisore per qualche giorno e uscire a fare quattro passi o ad incontrare gli amici. Prima, però, occorre non dimenticare di staccare la spina di alimentazione elettrica della tv. Non si sa mai.

FONTE https://www.startmag.it/innovazione/lo-dice-persino-lfbi-le-smart-tv-sono-pericolose/

Leggendo la bibliografia di Umberto_Rapetto si scopre, che ha tenuto corsi alla Scuola di Guerra di Civitavecchia, all’Accademia Militare Americana di West Point, al Pentagono, al Quartier Generale Regionale delle Forze Alleate del Sud Europa della NATO a Napoli, al Centro Studi Europei della Gendarmerie Nazionale di Strasburgo, ad incontri ristretti di alto livello ancora al Pentagono. Rapetto vanta un curriculum di tutto rispetto: proviene dalla Accademia Militare della Nunziatella. Umberto Rapetto è anche giornalista nonché docente universitario di “Tecniche di investigazione digitale”.

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