Food for Profit è il primo documentario che mostra il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico. Al centro ci sono i miliardi di euro che l’Europa destina agli allevamenti intensivi, che maltrattano gli animali, inquinano l’ambiente e rappresentano un pericolo per future pandemie.
In questo documentario investigativo con approccio cinematografico, Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi ci guidano in un viaggio illuminante e scioccante in giro per l’Europa, dove si confronteranno con allevatori, multinazionali e politici. Con loro una squadra di investigatori che ha lavorato sotto copertura negli allevamenti dei principali paesi europei, svelando la realtà che si cela dietro le eccellenze della produzione di carne e formaggio. A Bruxelles, un lobbista è riuscito a portare con sé una telecamera nascosta là dove le decisioni vengono prese, raccogliendo informazioni sconvolgenti.
Food For Profit non solo mostra l’orrore degli allevamenti intensivi e la connivente protezione politica di cui godono, ma con una squadra di esperti internazionali affronta le principali problematiche legate a questo tipo di produzione industriale: inquinamento delle acque, sfruttamento dei migranti, perdita di biodiversità e antibiotico resistenza. L’appello del film è forte e chiaro: dobbiamo fermare questo sistema corrotto se vogliamo salvare il pianeta. E noi stessi.
La RECENSIONE di Indra Galbo – GamberoRosso.it
Abbiamo visto in anteprima il documentario “Food for profit” di Innocenzi e Pablo D’Ambrosi. Immagini cruente raccontano gli abusi commessi negli allevamenti di carne di mezza Europa, ma c’è spazio anche per gli intrecci di politica e lobby.
La prima cosa che ci si chiede non appena compaiono i titoli di coda è: che razza di esseri umani siamo per avallare un sistema alimentare di questo tipo? Il documentario di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi – Food for profit, che il Gambero Rosso ha potuto visionare in anteprima – è un colpo allo stomaco per chi è abituato a consumare carne senza porsi troppe domande sulla provenienza e sul sistema di allevamento. Il primo colpo è sicuramente legato alle immagini crude girate in alcuni grandi allevamenti intensivi in giro per l’Europa. Il secondo è legato all’aspetto politico e all’intreccio con gli influenti lobbisti che risultano i veri protagonisti capaci di influenzare pesantemente le politiche comunitarie. Per entrambi gli aspetti, quello che emerge agli occhi dello spettatore è soprattutto la spregiudicatezza, sia “in campo” che nelle stanze dei bottoni.
Si va dall’enorme struttura a pochi chilometri da Berlino dove l’operaia gira costantemente con la siringa di antibiotico pronta per l’uso, all’allevamento veneto dove si attuano vere e proprie sevizie con orridi metodi di abbattimento di pollame, non conforme alle richieste dei macelli, passando per le minacce e l’inseguimento da parte di un allevatore di tacchini a un centinaio di chilometri da Roma che maltratta gli animali e riceve finanziamenti europei.
Per quanto riguarda in senso stretto il benessere animale, le cruente immagini registrate nei vari stabilimenti non lasciano spazio all’immaginazione: mucche prese a bastonate sulla schiena e sulla testa, tacchini presi a calci e sbattuti violentemente all’interno di camion, polli costretti a convivere con le carcasse, operai che giocano con pollame morto che poi viene destinato al consumo umano, cumuli di migliaia di cadaveri di polli che restano sul piazzale esterno di un’azienda per giorni senza alcun controllo, stalle di dimensioni gigantesche il cui pavimento non viene pulito da anni e si presenta pieno di escrementi e in condizioni igienico-sanitarie disastrose.
Il documentario è una condanna, senza mezzi termini, di un sistema marcio che parte dai maltrattamenti sugli animali fino ad arrivare all’impatto che queste strutture hanno sull’ambiente circostante e sotterraneo come le falde acquifere.
A doppio filo con le lobby
Non meno rilevante è tutta la parte del documentario che riguarda i politici europei e i loro rapporti con le lobby. L’agricoltura appare un settore dove il già sottile confine tra attività lobbistica e politica, cade senza troppi sforzi grazie a metodi come la partecipazione nei comitati scientifici e consulenze. Senza mezzi termini si può dire che la politica non ne esce bene.
Dall’eurodeputata spagnola Clara Aguilera che afferma che alcuni membri della Commissione agricoltura prendono soldi della Pac in quanto proprietari terrieri alla sindaca polacca che denuncia che le industrie locali finanziano le campagne elettorali di destra e sinistra, passando per l’eurodeputato nostrano Paolo De Castro a cui un lobbista propone un finto progetto di editing genetico per la creazione di un maiale con sei zampe e di una mucca con due organi sessuali per aumentare la produzione di latte.
De Castro, se inizialmente afferma che la questione è un po’ pesante e che ci vorrà un po’ di tempo per digerirla, poi si sbilancia sul fatto di non avere pregiudizi e che prima o poi è una battaglia che si vincerà. In questo sistema è sicuramente centrale il sistema lobbistico che preme su quello politico e in questo un ruolo al vertice della piramide ce l’ha la più importante delle lobby, Copa-Cogeca, il cui capo arriva a negare l’esistenza di allevamenti intensivi in Europa. FONTE https://www.jolly2.com/Evento.FoodForProfit.html
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