I governi occidentali avevano tranquillizzato per settimane le popolazioni, nonostante le notizie inquietanti dalla Cina. Il clima è cambiato, ma tuttora troviamo dissonanza tra gli esperti nella valutazione del nuovo virus.
Maria Rita Gismondo, responsabile del laboratorio del Sacco, riflette sulla pandemia da coronavirus, con un articolo apparso sulle colonne del Fatto Quotidiano. La virologa afferma che “la vera crisi è quella del sistema sanitario“.
Giulio Tarro, candidato al Nobel per la Medicina nel 2015 e Leopoldo Salmaso, infettivologo che ha collaborato con Carlo Urbani, il microbiologo italiano che per primo ha identificato e classificato la SARS sono tra gli esperti che cercano di sdrammatizzare. Anche Luc Montagnier, medico, biologo e virologo, premiato con il Nobel per la medicina nel 2008 per la scoperta del virus HIV, trova che sia bene porsi domande e interrogativi.
Wolfgang Wodarg, pneumologo, epidemiologo, autorità tedesca ed esponente europeo del sistema pubblico della sanità smascherò nel 2009 la mistificazione, la corruzione e i conflitti d’interesse di eminenti virologi e della stessa OMS, in riferimento alla falsa pandemia della “peste porcina”.
Wodarg si mostra anche oggi critico rispetto alle valutazioni ufficiali e alle misure draconiane intraprese.
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Non stiamo attualmente misurando l’incidenza delle malattie da coronavirus, ma l’attività degli specialisti che stanno cercando tali virus.
Articolo di Wolfgang Wodarg (febbraio 2020)
Traduzione Nogeoingegneria
La grande attenzione che sta ricevendo il coronavirus non è basata su un pericolo pubblico straordinario per la salute pubblica. Tuttavia, esso causa considerevoli danni alla nostra libertà e ai nostri diritti personali per mezzo di ridicole e ingiustificate misure di quarantena e altre restrizioni. Le immagini sui media fanno paura e il traffico nelle città cinesi sembra essere regolato del termometro per misurare la febbre.
La valutazione epidemiologica basata sull’evidenza viene affossata dalla narrazione ufficiale dei fabbricanti di paura nei laboratori, nei mass media, e nei ministeri.
Il carnevale di Venezia è stato cancellato dopo che una persona anziana ricoverata in ospedale e sul punto di morire, è risultata positiva al test. Quando una manciata di persone nel Nord Italia sono pure risultate positive, l’Austria ha attivato subito la chiusura temporaneamente del passo del Brennero. A causa di un sospetto caso di coronavirus, a più di 1000 persone non è stato concesso di lasciare il proprio albergo a Tenerife. Sulla nave crociera Diamond Princess, 3.700 passeggeri non sono potuti sbarcare, Congressi ed eventi turistici sono stati cancellati, le economie sono in sofferenza e le scuole in Italia hanno delle vacanze extra [poi trasformatasi in chiusura a tempo indefinito, con lezioni on line].
All’inizio di febbraio, 126 persone di Wuhan sono state portate in Germania in aereo e sono state tenute lì in quarantena per due settimane restando in perfetta salute. Coronavirus sono stati riscontrati in due individui in buona salute.
Abbiamo visto simili azioni allarmistiche da parte di virologi negli ultimi due decenni. La “pandemia da influenza suina” decretata dall’OMS è stata infatti una delle ondate di influenza più leggere nella storia e non sono solo gli uccelli migratori che stanno ancora aspettando l’ “influenza aviaria”. Molte istituzioni che adesso ci stanno mettendo in allerta e che ci invitano a stare attenti, ci hanno tradito in diverse occasioni. Fin troppo spesso, esse sono istituzionalmente corrotte da interessi secondari legati agli affari e/o alla politica.
Se non vogliamo inseguire gli insensati messaggi di panico, ma piuttosto stabilire in maniera responsabile il rischio di un’infezione che si sta diffondendo, dobbiamo utilizzare una metodologia epidemiologica solida. Fare questo comprende anche prendere in considerazione il livello normale (di infezioni da coronavirus), prima che si possa parlare di qualcosa di eccezionale.
Fino ad ora, quasi nessuno ha mai prestato attenzione all’esistenza dei coronavirus. Per esempio nei rapporti annuali del Robert-Koch-Institute (RKI) essi sono menzionati marginalmente perché c’è stata la SARS in Cina nel 2002 e perché sin dal 2012 è stata osservata qualche caso di trasmissione dai dromedari agli esseri umani in Arabia (MERS). Non c’è traccia (in questi rapporti) di una regolare e ricorrente presenza dei coronavirus in cani, gatti, maiali, topi, pipistrelli ed esseri umani, persino in Germania.
Tuttavia gli ospedali pediatrici sono generalmente ben consapevoli che una proporzione considerabile delle (spesso gravi) polmoniti virali sono anche regolarmente accompagnate da coronavirus in tutto il mondo.
In vista del ben noto fatto che in ogni “ondata di influenza” una percentuale del 7-15% delle patologie respiratorie acute (ARI) sono correlate ai coronavirus, i numeri che aumentano continuamente sono ancora completamente all’interno del normale intervallo dei valori.
Circa l’uno per mille delle persone infette si aspetta che muoiano durante la stagione dell’influenza. Per mezzo di una selettiva applicazione dei test con la PCR [reazione a catena della polimerasi, un metodo per amplificare frammenti genetici] – per esempio, solo negli ospedali e negli ambulatori – questo tasso può facilmente essere spinto fino a livelli spaventosi perché quelli che hanno bisogno di aiuto lì, stanno generalmente peggio di quelli che stanno guarendo a casa. Il ruolo di questa faziosità di selezione sembra sia stato trascurato in Cina e altrove.
Sin dal volgere dell’anno, l’attenzione della popolazione, della scienza e delle autorità sanitarie si è improvvisamente ridotta ad una sorta di cecità. Alcuni dottori a Wuhan (12 milioni di abitanti) sono riusciti ad attrarre l’attenzione del mondo intero con una situazione iniziale di meno di 50 casi e alcune morti nel loro ospedale, casi nei quali essi avevano identificato i coronavirus come i patogeni [responsabili].
Le mappe colorate che adesso ci vengono mostrate sulla carta o sugli schermi sono impressionanti, ma generalmente hanno meno a che fare con la malattia che con l’attività di virologi esperti e folle di giornalisti sensazionalisti.
Attualmente non stiamo misurando l’incidenza del coronavirus, ma l’attività degli specialisti che li stanno ricercando.
Ovunque questi nuovi test vengano eseguiti – al 13 febbraio 2020 ci sono circa 9.000 test disponibili per ogni settimana in 38 laboratori disseminati in Europa – ci sono quanto meno dei casi isolati che vengono riscontrati ed ogni caso diventa di per sé un evento pompato dai media. Il solo fatto che la scoperta di un’infezione da coronavirus sia accompagnata da una ricerca particolarmente intensiva nelle sue vicinanze, spiega molti raggruppamenti regionali.
I rapporti in stile horror che provenivano da Wuhan erano qualcosa che i virologi di tutto il mondo stavano aspettando. Immediatamente i ceppi di virus presenti nei refrigeratori venivano scansionati e comparati febbrilmente con quelli segnalati come nuovi ceppi provenienti da Whan. Un laboratorio al Charité ha vinto la gara dell’OMS ed è stato il primo a mettere sul mercato i propri test nel mondo intero. Il professor C. Drosten è stato intervistato il 23 gennaio 2020 e ha descritto come il test sia fosse consolidato. Egli ha detto di avere cooperato con un partner cinese, che ha confermato la sensibilità specifica del Charitè-Test per il coronavirus di Wuhan. Altri test provenienti da altre aziende e altre località sono stati realizzati poco dopo e hanno trovato la propria fetta di mercato.
Tuttavia, è meglio non essere testati per il coronavirus. Anche con una leggera infezione simil-influenzale il rischio del riscontro di un coronavirus sarebbe del 7% – 15% . Questo è quello che un monitoraggio prospettico in Scozia (dal 2005 al 2013) potrebbe insegnarci. Lo scopo, i possibili successi ed il significato dei nuovi test non sono ancora stati convalidati. Sarebbe interessante eseguire tamponi non solo in aeroporti e navi da crociere ma su gatti, topi o persino pipistrelli italiani o tedeschi.
Se voi trovate qualche nuovo virus a RNA in una caverna tailandese o in un ospedale di Wuhan, ci vuole molto tempo per mappare la sua prevalenza in differenti ospiti a livello mondiale.
Ma se volete fornire la prova di una pandemia che si sta diffondendo utilizzando solo i test a base di PCR, è questo quello che dovrebbe essere fatto dopo un protocollo trasversale prospettico.
Quindi siate consapevoli degli effetti collaterali. Al giorno d’oggi i test con la PCR hanno conseguenze tremende per la vita di ogni giorno del paziente e del suo più ampio entourage, come può essere visto sui media senza difficoltà.
Tuttavia, il riscontro [dell’infezione] in sé stessa non ha significato clinico. È solo un altro nome per la patologia respiratoria acuta (ARI – acute respiratory illness), che ogni anno mette più o meno fuori gioco dal 30% al 70% della popolazione nelle nostre nazioni per una settimana o due ogni inverno.
Secondo un monitoraggio prospettivo di ARI virale in Scozia dal 2005 al 2013, i più comuni patogeni delle patologie acute respiratorie sono stati: 1. rhinovirus, 2. virus dell’influenza A, 3. Virus dell’influenza B, 4. Virus respiratori sinciziali e 5. coronavirus.
L’ordine è cambiato leggermente da un anno all’altro. Anche con i virus che competono per la nostra membrana mucosa, c’è apparentemente un cambio di percentuali, come succede nel nostro intestino riguardo ai microrganismi e nel parlamento rispetto ai partiti politici.
Quindi se c’è adesso un numero in aumento delle infezioni “confermate” di coronavirus in Cino o in Italia: può qualcuno affermare quanto spesso tali esami sono stati portati avanti negli inverni precedenti, da chi, per quale motivo e con quali risultati? Quando qualcuno afferma che c’è qualcosa in aumento, deve sicuramente fare riferimento a qualche dato che è stato osservato in precedenza.
Può essere sorprendente, quando un ufficiale esperto nel controllo delle malattie osserva l’attuale tumulto, il panico e la sofferenza che provoca. Sono sicuro che molti di questi responsabili della sanità pubblica rischierebbero il proprio lavoro oggi, come è successo con la “influenza suina” nel passato, se seguissero la propria esperienza e si opponessero al mainstream.
Ogni inverno abbiamo un’epidemia virale con migliaia di morti e milioni di persone infette persino in Germania. E i coronavirus hanno sempre la loro parte [in questo].
Quindi se il governo federale [Wodarg è tesdesco, la Germania è uno stato federale] vuole fare qualcosa di buono, potrebbe imparare dagli epidemiologi a Glasgow e fare in modo che tutte le menti brillanti del Robert Koch Institute facciano un’osservazione prospettica (!!!) e osservare come il viroma [l’insieme di tutti i virus] della popolazione tedesca cambi di anno in anno.
Alcune domande per la valutazione dei risultati attuali:
– Quale monitoraggio prospettico standardizzato delle patologie respiratorie acute con o senza febbre (ILI, ARI) è utilizzato per la valutazione del rischio epidemiologico delle infezioni da coronavirus osservate a Wuhan, in Italia, in Corea del Sud, in Iran e altrove (linea di partenza).
– Quanto differiscono i risultati paragonabili (!) delle prime osservazioni da quelle adesso riportate dall’OMS? (in Cina, in Europa, in Italia, in Germania, etc.)
– Che cosa osserveremmo in questa stagione di patologie respiratorie acute se ignorassimo I nuovi test basati sulla PCR?
– Quanto sono validi e fino a che punto sono equivalenti i test diagnostici utilizzati rispetto a sensibilità, specificità e importanza patogenetica o prognostica?
– Qual è la prova o la probabilità che i corona virus osservati nel 2019/2020 siano più pericolosi per la salute pubblica delle varianti precedenti?
– Se li trovate adesso, come potete dimostrare che non ci fossero anche prima (per esempio negli animali)?
– Quali considerazioni sono state fatte o prese in considerazione per escludere o per minimizzare l’effetto di possibili pregiudizi [bias] (fonti di errore)?
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