L’Einstein Telescope (ET) è un progetto europeo per un nuovo osservatorio sotterraneo che rileverà le onde gravitazionali, ipotizzate da Albert Einstein. E’un’infrastruttura che studierà fenomeni cosmici estremi come la fusione di buchi neri e le esplosioni di stelle di neutroni. L’Italia è candidata a ospitare questo progetto in una miniera dismessa in Sardegna.  

L’Einstein Telescope e il CERN sono collegati da una stretta collaborazione scientifica e tecnologica, condividono la scelta di infrastrutture profonde sotterranee per minimizzare disturbi, e utilizzano tecnologie avanzate comuni, pur essendo dedicati rispettivamente allo studio delle onde gravitazionali e alle particelle elementari. Il progetto suscita un mix di entusiasmo e dibattito, con diverse opinioni tra la popolazione locale. Le preoccupazioni ambientali principali sono legate a impatti su stabilità geologica, consumo energetico e idrico, rumore e vibrazioni. Andrea Caldart, cagliaritano d’adozione, ha approfondito il tema. 

Horizon Europe e Einstein Telescope, il saccheggio della Sardegna: la nuova servitù del potere globale europeo

AC Andrea Caldart 

Lontano dai palchi rassicuranti delle conferenze stampa e dai toni da “progresso inevitabile”, l’Einstein Telescope si presenta all’opinione pubblica come un trionfo della scienza europea. Ma dietro le parole “ricerca”, “innovazione” e “futuro”, si nasconde un’altra storia: quella di un progetto pianificato da oltre quindici anni nei laboratori della burocrazia europea, incardinato dentro i Programmi Quadro dell’Unione e confezionato per apparire come vantaggio per il territorio, quando invece è una nuova servitù camuffata.

E anche ammettendo che lo scopo sia quello dichiarato — la pura osservazione delle onde gravitazionali — una domanda resta inevitabile: a chi appartiene davvero questa conoscenza? Perché un’infrastruttura così imponente, radicata nel sottosuolo e alimentata da potenze energetiche e digitali enormi, viene gestita attraverso canali politici e industriali quasi impenetrabili?
Le onde gravitazionali rappresentano la frontiera della fisica moderna, ma anche 
un terreno di sperimentazione tecnologica di cui pochi comprendono appieno le implicazioni. La storia insegna che ciò che nasce come strumento di studio può diventare, nelle mani del potere economico o strategico, un meccanismo di controllo, un tassello nella rete delle nuove “sovranità scientifiche”.

Non è necessario immaginare scenari fantascientifici per cogliere il rischio: la scienza, quando si fonde con la geopolitica, può smettere di osservare il mondo e iniziare a governarlo.

ONDE GRAVITAZIONALI ATMOSFERICHE: CHE COSA SONO?

Nessuna spontaneità accademica, nessuna scelta dal basso. L’osservatorio gravitazionale di terza generazione è il terminale di una catena politico-finanziaria che parte dal Settimo Programma Quadro (FP7), passa per Horizon 2020 e oggi si consolida con Horizon Europe. Lo dimostrano i documenti ufficiali: il Conceptual Design Study, finanziato dall’UE (grant agreement n. 211743), è disponibile su Zenodo e segna la nascita istituzionale dell’Einstein Telescope come progetto sovranazionale, non locale.

Su questo impianto si innestano anni di studi, reti e laboratori sostenuti con fondi europei. La fase preparatoria, formalizzata con il progetto ET-PP (grant agreement n. 101079696), finanziato nell’ambito di Horizon Europe, è descritta chiaramente sulla piattaforma CORDIS: definizione della governance, delle regole finanziarie, del processo di scelta del sito, fino alle strategie di “social awareness”. Tradotto: il consenso popolare diventa ininfluente senza alcun potere decisionale.

La piattaforma ufficiale ET-PP parla apertamente di project office, struttura consortile, responsabilità e impegni economici già modellizzati. Quando la discussione arriva nei consigli comunali o nei giornali regionali, tutto è già deciso altrove: la governance è europea, la firma locale è una formalità.

L’inclusione nella Roadmap ESFRI 2021 (link ufficiale) consacra ET come infrastruttura “strategica”. Una volta lì dentro, il progetto diventa intoccabile: il marchio “Europa” funziona come scudo politico e vincolo finanziario. Rinunciarvi diventa costoso, anche solo metterlo in discussione è un tabù.

Il “Science Case for the Einstein Telescope”, disponibile su arXiv, elenca ambizioni scientifiche e tecnologiche, ma conferma il legame profondo con i fondi europei. La scienza è il volto presentabile di un disegno che ha già scritto la sua geografia: la Sardegna, e in particolare l’area di Sos Enattos, proposta come sito ideale per la costruzione.

La narrazione istituzionale italo-sarda parla di prestigio, lavoro, “ricadute positive”, ma non racconta il sacrificio che subirà la Sardegna, perché dietro la retorica si muove una dinamica consolidata: accordi di programma e delibere blindate, che impegnano Regioni e Comuni prima ancora che le popolazioni abbiano accesso a una valutazione indipendente.

La logica è sempre la stessa: prima l’adesione politica, poi i dettagli tecnici. Prima la promessa di “Europa”, poi il prezzo ambientale, sociale e culturale.

E qui, il parallelismo storico è ineludibile.

Come nel dopoguerra le servitù militari trasformarono l’isola in campo d’addestramento per potenze esterne, oggi le servitù scientifiche la riconvertono in laboratorio continentale. Cambiano le parole — “ricerca”, “energia pulita”, “transizione digitale” — ma resta l’assunto di fondo: la Sardegna come piattaforma funzionale, non come comunità con diritto d’indirizzo.

Un osservatorio sotterraneo di migliaia di metri, collegato (guarda caso) a reti energetiche e digitali come il Tyrrhenian Link, richiede, oltre a ingenti risorse idriche, energia stabile e connettività ad altissima capacità. Non è solo scienza: è geopolitica tecnologica, e proietta l’isola in una griglia di potere che si decide a Bruxelles, Roma o Berlino.

Mentre i portavoce parlano di dialogo e “partecipazione”, la trasparenza reale è parziale, frammentaria, spesso tecnica fino all’opacità. I documenti ufficiali esistono, ma sono appositamente distribuiti e protocollati in ordine sparso tra database europei e PDF incomprensibili al cittadino comune. Nel frattempo, il progetto ET-PP finanzia campagne di comunicazione e storytelling proattivo: la costruzione del consenso è pianificata come un deliverable.

Così il cittadino sardo riceve il messaggio confezionato: progresso, modernità, Europa. Ma difficilmente può comprendere il vero significato di ciò che sta accadendo: la consegna silenziosa di un territorio millenario alle logiche di potere sovranazionali, in cambio di qualche decina di posti di lavoro a termine e di una vetrina simbolica.

Chiamarla “nuova servitù 4.0” non è provocazione, ma precisione storica.
Come le basi militari, anche le infrastrutture “scientifiche” sono per loro natura 
irreversibili: una volta scavate, cablate e integrate nelle reti continentali, non si dismettono più.

La Sardegna rischia di passare da isola-militare a isola-laboratorio, sempre subordinata a decisioni prese altrove.

Le fonti ufficiali, da CORDIS al Design Study FP7, passando per ESFRI e arXiv mostrano chiaramente che l’Einstein Telescope è un prodotto integrale della macchina Horizon. Non una scelta della Sardegna, ma una scelta sulla Sardegna.

Ecco allora la domanda che dovrebbe scuotere le coscienze: quanto vale il diritto di una comunità di decidere sul proprio destino?

Se le popolazioni locali riusciranno a imporre trasparenza, partecipazione reale e la possibilità di dire no, vorrà dire che una democrazia territoriale può ancora resistere alla colonizzazione tecnocratica.

Se invece prevarrà il mantra del “così vuole l’Europa”, sarà chiaro il messaggio: sotto il logo blu di Horizon, come è già stato sperimentato con il Covid, si nasconde una nuova forma di sottomissione dei popoli, e la Sardegna è oggi il laboratorio più eloquente.

Andrea Caldart

Link utili:

L’ORIGINE DELLE ‘ONDE ATMOSFERICHE’, QUALE È ?

FONTE https://quotidianoweb.it/attualita/horizon-europe-e-einstein-telescope-il-saccheggio-della-sardegna-la-nuova-servitu-del-potere-globale-europeo/

LINK DI APPROFONDIMENTO

https://www.sardegnalive.net/in-sardegna/cagliari/einstein-telescope-la-sardegna-pronta-a-diventare-un-polo-tecnologico-aod35hdb

https://edunews24.it/ricerca/via-libera-alla-mappa-3d-del-sottosuolo-sardo-il-progetto-geofisico-delleinstein-telescope

https://www.einstein-telescope.it/opportunita-e-sostenibilita/

https://www.einstein-telescope.it/2024/10/16/la-sostenibilita-di-einstein-telescope-intervista-a-maria-marsella/

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