Dalla formidabile ripresa del dopoguerra, il Giappone è stato per il resto del mondo sinonimo di avanguardia tecnologica, locomotiva industriale internazionale, nonché potenza finanziaria e commerciale che negli anni ’80 del Novecento pareva prossima a scavalcare addirittura gli Stati Uniti, di cui questo complesso Paese asiatico è da anni una sorta di “ancella geopolitica”, fungendo come una portaerei naturale, a guardia dell’Oceano Pacifico. Il Secondo Dopoguerra ha fatto del Giappone un raro caso di coesistenza di potenza economica e minorità politica. 

Seppur ridotto a vassallo degli statunitensi, il Sol Levante è stato capace di serbare il suo carattere, di restare fedele alla sua superiore missione patriottica adattandosi, per forza e non per scelta, questo va sempre tenuto bene a mente, ai vincoli imposti dallo scomodo alleato…  LEGGI QUI

Primo test nello spazio per l’ascensore spaziale giapponese

È giapponese il primo test al mondo dell’ascensore spaziale. Si tratta di un sogno inseguito da 100 anni, da quando il russo Tsiolkovsky, considerato il padre dell’astronautica, ebbe l’idea dopo aver visto la torre Eiffel. L’esperimento giapponese prevede il lancio di un modello in scala ridotta: due satelliti cubici dal lato di 10 centimetri collegati da un cavo d’acciaio di 10 metri, percorso da una scatola azionata da un motore. Il progetto dovrà affrontare sfide tecnologiche gigantesche. L’impianto deve essere costruito con un materiale abbastanza leggero da non farlo crollare sotto il suo stesso peso, ma il materiale deve anche essere sufficientemente robusto da resistere alla tensione prodotta dalla forza centrifuga per mantenerlo in posizione verticale. Deve resistere anche all’attrazione gravitazionale di Terra, Sole e Luna e alle sollecitazioni delle condizioni atmosferiche terrestri come i forti venti. L’azienda giapponese Obayashi con l’Università di Shizuoka ha già annunciato che spera di far diventare l’ascensore una realtà entro il 2050. Nel progetto c’è anche una stazione spaziale in orbita geostazionaria, alla quota cioè di 35.000 chilometriFONTE

IL GIAPPONE si sta per compiere il primo passo verso un sogno fantascientifico: il primo ascensore che porti nello spazio. Un’idea finora solo messa su carta dall’immaginazione di alcuni scienziati e di tanti scrittori, quella di tendere un cavo e farci arrampicare una cabina per superare l’atmosfera terrestre fino a migliaia di chilometri di altezza. A metterla in pratica, salendo “un piano per volta”, sarà l’Università di Shizuoka, che lancerà un piccolo prototipo a bordo del razzo H-2B, l’11 settembre.

Un mini ascensore tra le stelle
Il minuscolo modello sarà lungo appena dieci metri e non sarà ancorato alla Terra, tutto avverrà per ora nello spazio. Sarà composto da un cavo di acciaio alle cui estremità sono sistemati due mini satelliti sviluppati dalla stessa università del Sol levante. La loro prima funzione sarà quella di mantenere il cavo teso.

Un piccolo “ascensore” (una scatola sei centimetri per tre) percorrerà il cavo per tutta la sua lunghezza mentre due camere, poste sui satelliti, registreranno i movimenti della cabina. Il prototipo arriverà con il carico diretto alla Stazione spaziale internazionale e sarà poi rilasciato dagli astronauti. Il test servirà come prima valutazione per far muovere un contenitore lungo un cavo nello spazio.

La consulenza tecnica del progetto è stata affidata alla Obayashi Corporation, compagnia di costruzioni che aveva annunciato qualche anno fa di voler costruire un ascensore spaziale entro il 2050. Su un cavo fatto di nanotubi di carbonio, lungo quasi 100.000 chilometri (un quarto della distanza che ci separa dalla Luna) si dovrebbe muovere una cabina che può portare fino a 30 persone.

Un sogno di fine ‘800
È il sistema di trasporto che potrebbe essere una vera rivoluzione nell’accesso allo spazio, con costi molto inferiori ai razzi necessari ora e meno rischio per gli equipaggi. A immaginarlo per la prima volta fu l’ingegnere russo Konstantin Ciolkovskij alla fine del XIX secolo ma dopo più di un secolo le innumerevoli difficoltà tecniche sono ancora molto lontane dall’essere superate.

A cominciare dal peso della struttura e dalla sua stabilità, considerando un cavo teso da un contrappeso posto a migliaia di chilometri di altezza, che dovrebbe resistere a diverse forze, in atmosfera (che arriva a circa 100 chilometri di altezza) e a causa della rotazione terrestre.

È ancora tutto da progettare e testare anche il motore per far arrampicare sul cavo la cabina con il carico o l’equipaggio. Anche ipotizzando velocità estreme come 200 chilometri all’ora, per raggiungere l’attico, servirebbero diversi giorni.

Tutte incognite che ancora lo rendono un’infrastruttura da fantascienza che funziona solo per gli equipaggi di Star Trek, e per il padrone dalla Fabbrica di cioccolato, Willy Wonka, che trasporta Charlie e la sua famiglia verso un hotel spaziale. E nei libri di fiction, dove arriva addirittura fino alla Luna. FONTE 

Il Giappone progetta una centrale elettrica nello spazio

Giganteschi satelliti coperti di pannelli solari manderebbero energia sulla terra tramite microonde

Progetto della centrale elettrica spaziale a energia solare. Immagine: Mafic Studios

 

Il Giappone, che dopo il disastro di Fukushima ha intensificato la ricerca di fonti sicure di energia rinnovabile, manderà una centrale elettrica nello spazio.

In realtà, l’idea di produrre energia con enormi pannelli solari nello spazio esiste già dagli anni ’60. Ma grazie all’avvento di nuove tecnologie—come materiali resistenti e ultraleggeri, robot auto-assemblanti e pannelli solari più efficienti—oggi l’idea può diventare realtà.

La Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) ha da poco annunciato che entro il 2025, in appena un decennio, spedirà nello spaziouna centrale elettrica alimentata dal sole.

Provate a immaginare un’enorme centrale elettrica (o meglio, satellite elettrico) che pesa 10.000 tonnellate, orbita a 40.000 chilometri dalla Terra ed è coperta da pannelli che assorbono indisturbati l’energia solare.

Immagine: JAXA/YouTube

 

La centrale elettrica verrebbe collegata a una base più vicina alla Terra con dei cavi lunghi 10 chilometri, in modo da contrastare la forza gravitazionale e mantenerla sempre in linea col centro della Terra in un’orbita geostazionaria. Come spiega Susumi Sasaki, professore emerito della JAXA, in un articolo pubblicato su IEEEsi tratta dello stesso concetto proposto dagli astrofisici per costruiregli ascensori spaziali

Il problema è che quando la Terra si allontana dal sole a causa della propria rotazione, la centrale solare non riceve luce. Gli scienziati hanno dunque installato degli specchi che riflettono la luce del sole, puntandola continuamente sui pannelli. Tuttavia gli specchi, che fluttuano liberamente nello spazio, vanno configurati con estrema precisione.

Gli specchi fluttuanti rifletterebbero la luce direttamente sui pannelli solari. Immagine: JAXA

 

Nonostante tutto, questo costosissimo progetto è ancora agli stadi iniziali. Una volta in orbita, la centrale e gli specchi dovranno mandare l’energia accumulata sulla Terra usando tecnologie wireless che sono ancora in fase di perfezionamento.   

Teoricamente, l’energia raccolta dal gigantesco satellite solare verrà convertita in micro-onde, che possono percorrere lunghe distanze senza essere ostacolate da oggetti vaganti o dal clima avverso. Una volta sulla Terra, le micro onde verranno rilevate da antenne e poi riconvertite in elettricità.

Secondo calcoli, la centrale spaziale dovrebbe produrre fino a 1 gigawatt di energia, la stessa prodotta dalle centrali sulla Terra. La differenza è che, finché i macchinari (e il sole) tengono, potrebbe farlo all’infinito.

Dato che i pannelli solari nello spazio sono 10 volte più efficienti di quelli sulla terra, il loro potenziale è davvero notevole. Se progetti come quello della JAXA andassero in porto, porterebbero a un cambiamento rivoluzionario per la società. Secondo il sito della JAXA, “siamo vicini al punto in cui sarà realizzabile.”

In un post sul blog della World Future Society,il futurista Thomas Frey ha scritto che una volta realizzata la prima centrale elettrica spaziale, tutti i paesi muniti di programmi spaziali si precipiteranno a costruire la loro. Sostiene che il progetto della JAXA rappresenti l’inizio di una nuova corsa allo spazio.

Forse ha ragione. L’energia rappresenta uno dei problemi più urgenti della nostra generazione, e probabilmente lo sarà ancora di più per la prossima. All’alba dell’era dell’esplorazione spaziale, in un mondo di tecno-ottimismo, cercare una risposta nello spazio pare la cosa più sensata. FONTE

 

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