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Segnare in calendario: 24 settembre 2182. È la data che la Nasa ritiene più probabile per l’impatto dell’asteroide Bennu sulla Terra. Nessuna paura, la probabilità è bassissima, pari allo 0,037%. E intanto sono già in corso prove di difesa interplanetaria…

Carl Sagan: “…cercando di proteggere il pianeta dagli impatti potremmo fornire i mezzi per distruggerlo ….”

Carl Sagan teme che “se si ha la capacità di spostare un asteroide minaccioso … si ha anche la capacità di spostare un oggetto non minaccioso in modo che possa effettivamente colpire la Terra”. Persino l’inventario degli asteroidi vicini alla Terra rappresenta un rischio, afferma, perché fornisce un elenco crescente di oggetti che potrebbero essere reindirizzati su una rotta di collisione. Sagan sottolinea che “non sta dicendo che dovremmo smettere di cercare”, ma che dovremmo riflettere sul “dilemma della deviazione”: cercando di proteggere il pianeta dagli impatti, potremmo fornire i mezzi per distruggerlo.

La capacità di spostare un asteroide quindi  potrebbe rivelarsi un’arma. La capacità, infatti, di poter manipolare oggetti enormi nello spazio e farli precipitare sulla Terra in zone precise è paragonabile, se non superiore, a quella di avere accesso ad armi nucleari. Una simile capacità, ammesso che sia alla nostra portata, saremmo in grado di gestirla, L’ ASTEROIDE COME ARMA?

 

Razzo DART colpirà asteroide Dimorphos/ NASA, addestramento per salvare la Terra

Secondo Charles Bolden, capo della Nasa, se un asteroide molto grande fosse diretto verso la Terra rimarrebbe un solo consiglio: Pregare!

La NASA ha annunciato che la sua missione di prova di ‘difesa planetaria’ – che sperimenterà un sistema per deviare asteroidi o comete potenzialmente pericolosi per la Terra. La missione, denominata Double Asteroid Redirection Test (DART), sarà la prima in assoluto a testare se un impatto ad alta velocità possa spostare un ‘asteroide killer’ dalla sua rotta prima che colpisca la Terra. Ma non preoccupatevi: l’asteroide Dimorphos “non rappresenta una minaccia”.

Scrive l’ANSA: La missione Dart (Double Asteroid Redirection Test) è partita il 24 novembre 2021, a bordo di un razzo Falcon 9 della Space X. Da allora ha viaggiato per circa 11 milioni di chilometri per raggiungere un sistema binario formato da due asteroidi: il più grande, Didymos, ha un diametro di 780 metri, mentre Dimorphos, che orbita intorno al suo fratello maggiore, ha un diametro di 160 metri.

Per fare un confronto, l’oggetto esploso nel 2013 sopra Chelyabinsk, in Russia, aveva appena 18 metri di diametro. 

La NASA invita i media a essere testimoni del primo test di difesa planetaria al mondo

Grande TAN TAN assicurato per inaugurare questa nuova frontiera della ‘difesa’. 

Dart, forse non andrà come previsto

La missione Dart della Nasa rappresenta il primo test di difesa planetaria al mondo contro potenziali impatti di asteroidi sulla Terra. In base ai risultati di una nuova simulazione, invece di lasciare un cratere relativamente piccolo, l’impatto di Dart sul suo bersaglio potrebbe rendere l’asteroide Dimorphos quasi irriconoscibile. Tutti i dettagli su The Planetary Science Journal

Maura Sandri    

 

La missione Double Asteroid Redirection Test (Dart) della Nasa rappresenta il primo test di difesa planetaria al mondo contro potenziali impatti di asteroidi sulla Terra. In un nuovo studio pubblicato su The Planetary Science Journal, i ricercatori dell’Università di Berna e del National Centre of Competence in Research (Nccr) PlanetS mostrano che, invece di lasciare un cratere relativamente piccolo, l’impatto di Dart sul suo bersaglio potrebbe rendere l’asteroide quasi irriconoscibile.

66 milioni di anni fa, l’impatto di un gigantesco asteroide sulla Terra probabilmente causò l’estinzione dei dinosauri. Attualmente, nessun asteroide noto rappresenta una minaccia immediata. Ma se un giorno dovesse essere scoperto un grande asteroide in rotta di collisione con la Terra, potrebbe dover essere deviato dalla sua traiettoria per prevenire conseguenze catastrofiche.

L’obiettivo di Dart, lanciato lo scorso novembre, è proprio quello di entrare in collisione con un asteroide e di deviarlo dalla sua orbita, al fine di fornire preziose informazioni per lo sviluppo di un tale sistema di difesa planetaria. A seguire e registrare le fasi prima, durante e dopo l’impatto ci sarà LiciaCube, un nanosatellite sganciato dalla stessa sonda Dart. I risultati della simulazione dell’impatto riportati nello studio, ottenuti con un nuovo metodo, indicano che l’impatto potrebbe deformare il suo bersaglio molto più del previsto.

 

Dart in scala. Crediti: Nasa / Johns Hopkins Apl / traduzione di Inaf – Sorvegliati Spaziali

«Contrariamente a quanto si potrebbe pensare quando si immagina un asteroide, prove dirette da missioni spaziali come Hayabusa2 dell’Agenzia spaziale giapponese (Jaxa) dimostrano che l’asteroide può avere una struttura interna molto lasca, simile a un mucchio di macerie, tenuta insieme da interazioni gravitazionali e deboli forze coesive», afferma la prima autrice Sabina Raducan. Le precedenti simulazioni dell’impatto della missione Dart presupponevano per lo più un interno molto più solido del suo bersaglio Dimorphos. «Questo potrebbe cambiare drasticamente l’esito della collisione di Dart e Dimorphos, che dovrebbe aver luogo nel prossimo settembre», sottolinea la Raducan. Invece di lasciare un cratere relativamente piccolo sull’asteroide largo 160 metri, l’impatto di Dart a una velocità di circa 24mila chilometri orari potrebbe deformare completamente Dimorphos. L’asteroide potrebbe anche essere deviato molto di più e quantità maggiori di materiale potrebbero essere espulse dall’impatto, rispetto a quanto previsto dalle stime precedenti.

«Uno dei motivi per cui questo scenario di una struttura interna lasca non è stato finora studiato a fondo è che i metodi necessari per farlo non erano disponibili», spiega la Raducan. «Tali condizioni di impatto non possono essere ricreate in esperimenti di laboratorio e il processo relativamente lungo e complesso di formazione dei crateri a seguito di un tale impatto – una questione di ore nel caso di Dart – ha reso impossibile simulare realisticamente questi processi da impatto fino a ora». 

«Con il nostro nuovo approccio di modellazione, che tiene conto della propagazione delle onde d’urto, della compattazione e del successivo flusso di materiale, siamo stati in grado per la prima volta di modellare l’intero processo di craterizzazione risultante dagli impatti su piccoli asteroidi come Dimorphos», riferisce l’autrice, premiata per questo risultato dall’Esa in un workshop sulla missione di follow-up di Dart, Hera, tenutosi a Nizza.

Nell’ambito della missione Hera, infatti, nel 2024 l’Agenzia spaziale europea (Esa) invierà una sonda spaziale su Dimorphos, il cui obiettivo è indagare visivamente le conseguenze dell’impatto della sonda Dart. «Per ottenere il massimo dalla missione Hera, dobbiamo avere una buona comprensione dei potenziali risultati dell’impatto di Dart», afferma il coautore dello studio Martin Jutzi. «Il nostro lavoro sulle simulazioni dell’impatto aggiunge un importante potenziale scenario che ci richiede di ampliare le nostre aspettative al riguardo. Questo non è rilevante solo nel contesto della difesa planetaria, ma aggiunge anche un tassello importante al puzzle della nostra comprensione degli asteroidi in generale», conclude Jutzi.

FONTE https://www.media.inaf.it/2022/06/30/dart-forse-non-andra-come-previsto/

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