Supponiamo quindi che la CO2 sia il problema più grande di tutti. Si può constatare che questo è anche il modo in cui oggi si giudicano le guerre. È difficile da credere, ma è così. Il metro di giudizio è la CO2, quindi applichiamolo.
L’articolo è dell’IPPNW, un’organizzazione professionale di politica di pace fondata nel 1981 da un gruppo di medici degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. La loro convinzione: Come medico, si ha un obbligo speciale di responsabilità sociale. Ne è nato un movimento mondiale che ha ricevuto il Premio UNESCO per la Pace nel 1984 e il Premio Nobel per la Pace nel 1985. Oggi, medici e persone di altre professioni sanitarie in più di 50 Paesi nei cinque continenti lavorano con l’IPPNW per un mondo pacifico, libero dal nucleare e umano.
L ‘armamento alimenta la catastrofe climatica
L’obiettivo del 3,5% della NATO mette a rischio gli obiettivi climatici
Nel 2024, la NATO ha causato il 40% in più di emissioni militari rispetto al 2021. Questo è il risultato di uno studio pubblicato dall’organizzazione medica per la pace IPPNW, insieme ad altre organizzazioni non governative, in occasione della Conferenza intermedia sul clima di Bonn e del vertice NATO all’Aia.
Al vertice NATO, gli Stati membri intendono impegnarsi per un obiettivo vincolante di riarmo del 3,5%, che porterebbe le spese militari dei Paesi NATO a 2,6 trilioni di dollari in più rispetto ai livelli attuali entro il 2030. Con questo solo aumento si potrebbero finanziare quasi tre anni di esigenze di finanziamento climatico di tutti i Paesi in via di sviluppo o coprire le spese necessarie per rendere la rete elettrica globale compatibile con l’obiettivo Net-Zero entro il 2030.
L’obiettivo del 3,5% della NATO porterebbe complessivamente a emissioni dell’Alleanza pari a 2.330 MtCO2e (milioni di tonnellate di CO2 equivalente) entro il 2030, un valore quasi pari alle emissioni annuali di gas serra di Brasile e Giappone messi insieme, e 692 MtCO2e sopra il livello attuale. Ciò vanificherebbe anche la riduzione annuale di emissioni di 134 MtCO2e necessaria per raggiungere l’obiettivo dell’UE per il 2030, ossia ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto al 1990.
Secondo lo studio, il riarmo mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici anche in altri modi: i fondi per la cooperazione allo sviluppo, che vengono investiti anche in progetti climatici, sono diminuiti drasticamente negli ultimi anni. Mentre la Germania ha aumentato le spese militari del 28,3% dal 2023 al 2024, il budget per l’aiuto allo sviluppo è stato tagliato del 17,2% nello stesso periodo.
“La spirale di riarmo massiccio distrugge il clima e, con esso, le nostre basi di vita”, critica la presidente dell’IPPNW, la dottoressa Angelika Claußen. “Ci costa somme enormi. Non possiamo permetterci di investire cifre astronomiche nella distruzione. Abbiamo bisogno di denaro, risorse e impegno per la protezione e l’adattamento al clima.”
FONTE https://www.tni.org/en/publication/natos-35-spending-goal
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