“Le previsioni allarmistiche avanzate non sono credibili, essendo fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. La responsabilità dell’uomo è ingiustificatamente esagerata”
A cura di Beatrice Raso
Il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sui cambiamenti climatici ha presentato uno scenario drammatico: oceani sempre più caldi e acidi, scioglimento dei ghiacciai e fenomeni meteo estremi più frequenti a causa del riscaldamento globale. In particolare, sotto accusa sono le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera a causa delle attività umane. L’IPCC ha proposto come soluzioni da adottare la riduzione con la massima urgenza delle emissioni stesse e la protezione di alcune aree dell’oceano globale dalle attività umane.
Come detto, il rapporto ha presentato uno scenario catastrofico, ma non tutta la comunità scientifica è d’accordo. Per esempio, un gruppo di 500 scienziati ha scritto all’ONU per dire che “non c’è un’emergenza climatica” e molti altri esperti si schierano contro questa visione catastrofica sulla questione clima, pur non negando che la scienza debba approfondire il problema dei cambiamenti climatici. Eppure, molto spesso sono accusati di essere negazionisti.
Franco Prodi, climatologo di fama internazionale ed ex direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr, ha rilasciato a Il Mattino un’intervista in cui spiega il suo punto di vista sul clima. “Per me, esiste solo la scienza e baso le mie opinioni su essa, tutto il resto è confutabile. Sono stufo di queste fazioni Bartali contro Coppi, dove se non abbracci la teoria catastrofista sei per forza un negazionista: sono discussioni da stadio. Ogni volta che noi scienziati proviamo a contestare dati o affermazioni allarmistiche, corriamo il rischio di essere additati. Partiamo da un assunto fondamentale: la strada della scienza è quella di rispettare l’ambiente. Uno scienziato deve basare le sue affermazioni su dati indiscutibili, altrimenti non è scienza ma solo congetture”.
Secondo Prodi, non è ancora stato dimostrato scientificamente “che le emissioni di Co2 causano sicuramente il riscaldamento globale, e che tali emissioni sono dovute all’intervento umano. Scientificamente sono affermazioni non dimostrabili quindi si commette un errore superficiale ogni qual volta viene affermato. Eppure in ogni rapporto, l’IPCC conferma il rapporto tra attività umana e cambiamento climatico. Bisogna però essere consapevoli che l’anidride carbonica di per sé non è un agente inquinante. Al contrario, essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta”.
Proprio sui rapporti dell’IPCC, il climatologo ha continuato: “I parametri che utilizzano sono discutibili, lo diciamo da decenni, prima ancora che nascesse questo attivismo giovanile. I loro modelli offrono scenari non attendili. Ci sono state petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati in tutto il mondo che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana, e quella promossa dal Non-governmental International Panel on Climate Change (NIPCC), il cui rapporto del 2009 conclude che “La natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima”.
Prodi sostiene ancora: “Il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata. E finora non c’è una sola ricerca scientifica che associ i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale all’uomo. Le previsioni allarmistiche avanzate non sono credibili, essendo fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche. Anche i vulcani e la crosta emettono gas serra, ma non sono considerati dall’IPCC. La responsabilità dell’uomo nel cambiamento climatico dell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche. Quindi le proteste dei giovani devono essere fatte su quello che è la nostra conoscenza e cioè i cambiamenti climatici appartengono al pianeta Terra, c’erano anche quando l’uomo non era presente. Scendano in piazza per chiedere tutela dell’ambiente partendo dal deterioramento quantificabile come l’inquinamento del terreno, del mare… Di questi conosciamo le cause, e gli accordi internazionali possono fare molto per limitarli”. FONTE
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