Nell’agenda della COP21 che si apre oggi a Parigi non si parlerà di armi, perché il complesso militar-industriale -compresi i conflitti in cui gli apparati vengono utilizzati- sono esentati dagli obblighi di rendicontazione e riduzione delle emissioni. Il solo Pentagono sarebbe il principale produttore istituzionale di gas serra al mondo, con oltre il 5% del totale
Quanto carburante fossile ha consumato il 3 ottobre 2015 l’aereo AC-130 della United States Air Force per i 45 minuti di bombardamenti sull’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz (Afghanistan) che hanno fatto molte vittime civili nel quadro della missione Nato (e dunque anche per conto dell’Italia)? Quante emissioni di CO2 e degli altri gas serra provocano le guerre in corso soprattutto in Medioriente? Quanti gas climalteranti emette un carrarmato per avanzare di un chilometro compattando rovinosamente il suolo? Si può calcolare l’impronta climatica globale degli scarponi militari?
Fa osservare Mike Berners-Lee, direttore di Small World Consulting e autore di How Bad are Bananas? The Carbon Footprint of Everything: “
I costi umani diretti delle guerre sono così tragici che pensare agli impatti ambientali e climatici pare quasi frivolo o insolente. Ma le moderne forze armate e le loro operazioni belliche sono voraci divoratrici di energia ed emettendo carbonio riscaldano il clima, condannando gli umani anche oltre e dopo la fase della guerra”. ….
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