Ukraine on Fire, uscito nel 2016, è tornato alla ribalta in questi giorni, e può risultare uno strumento utile a capire alcuni meccanismi che hanno portato ai tristi eventi di questi giorni. Un documentario in pieno stile Oliver Stone, Il film riesce infatti a mettere in evidenza una situazione di crisi che si protrae da anni e di cui la guerra di oggi è soltanto l’ultima istanza. Il film contiene parecchie interviste interessanti.
Fra le molte spicca quella di Vladimir Putin, che mette in luce la sua posizione sull’Ucraina, ma anche sull’Occidente, la NATO e gli USA. Una testimonianza preziosissima, al netto del giudizio che se ne può trarre, per capire come siamo arrivati alla situazione attuale. Stone, che ha anche intervistato Putin in un film interamente dedicato al leader russo.
Vedi qui https://www.lascimmiapensa.com/2022/03/15/ukraine-on-fire-docufilm-oliver-stone-ucraina/
Nel 2016 Oliver Stone è nel bel mezzo della produzione del documentario The Putin Interviews, un ciclo di interviste al Presidente della Federazione Russa lungo un intervallo di due anni, dal 2015 al 2017. Due anni prima è avvenuta in Ucraina la cosiddetta “Maidan“, violenti scontri di piazza che in maniera molto repentina fanno cadere il Presidente eletto Yanukovich.
Per i nostri media occidentali si è trattato di un movimento democratico, per tutti gli altri di un violento golpe su manovalanza neo-nazista al soldo americano. Chi ha ragione? Aprendo con una sommaria e (volutamente) poco approfondita introduzione di storia dell’Ucraina (per maggiori dettagli, qui), Oliver Stone parte dalle origini dell’ingerenza della CIA in quella terra, iniziata immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la copertura e sostegno dei collaborazionisti nazisti, primo fra tutti il criminale di guerra Stepan Bandera, oggi eroe nazionale ucraino.
Da questo prologo, il documentario è una dettagliata cronistoria di eventi, che passando dai trattati di non-espansione NATO–URSS, la Rivoluzione Arancione del 2004, la progressiva nazificazione del paese, il golpe di Maidan e la caduta di Yanukovich, ci porta a conoscere gli attori di questo complesso quadro di geopolitica, con interviste esclusive ai protagonisti di quei giorni, dall’ex Presidente Yanukovich a Vladimir Putin. Uno strumento utile per comprendere la lunga connessione di eventi e motivazioni che hanno reso possibile il conflitto che oggi monopolizza l’informazione, non riducibile al singolo episodio dell’attacco russo del 24 Febbraio 2022. Anche qui, visto da una parte del mondo come aggressione arbitraria contro il diritto internazionale di un despota, dall’altra di un’azione militare conclusiva per una guerra iniziata 8 anni fa e che ha lasciato sul campo 15.000 morti di parte russofona dopo il rifiuto della mediazione occidentale. FONTE
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