In un futuro in cui il tempo è letteralmente denaro e il processo d’invecchiamento si ferma a 25 anni, l’unica maniera per restare vivi è guadagnare, rubare o ereditare tempo. Will Salas vive non alla giornata ma al minuto, fino a quando in maniera del tutto inaspettata si ritrova tra le mani una quantità di tempo decisamente ingente che gli garantisce l’accesso al mondo dei ricchi dove incontrerà una bella e giovane ereditiera con la quale tenterà di mettere fine a un sistema corrotto.
IN TIME è scritto e diretto da Andrew Niccol, autore tra gli altri della sceneggiatura di The Truman Show.
Il film è prodotto da Eric Newman (I figli degli uomini), Marc Abraham (I figli degli uomini) e dallo stesso Niccol. I produttori esecutivi sono Andrew Z. Davis (Red Dragon), Kristel Laiblin (I figli degli uomini) e Amy Israel (Shall We Dance). Tra i realizzatori citiamo il direttore della fotografia candidato a nove premi Oscar Roger Deakins (Il Grinta, The Reader), lo scenografo candidato al BAFTA Alex McDowell (Watchmen, La fabbrica di cioccolato) e la costumista vincitrice di tre premi Oscar Colleen Atwood (Alice in Wonderland, Memorie di una Geisha, Chicago). IN TIME è stato girato in esterni a Los Angeles e dintorni.
Il film “IN TIME” è ambientato in un futuro dove i ricchi non sono quelli che hanno più soldi degli altri, ma quelli che hanno più…tempo! La vita vera e propria dura fino i 25 anni, dopodiché si smette di invecchiare ed il corpo rimane immutato sino allo scadere del tempo che bisogna saperselo guadagnare. Non esiste moneta o denaro l’unica valuta è il tempo che gli uomini si scambieranno toccandosi il braccio.
I poveri muoiono e i ricchi non vivono
Con In Time Andrew Niccol dimostra ancora una volta la sua propensione verso lo studio della società, sviscerandone i difetti più evidenti e rielaborandoli in una forma terribilmente attraente e di facile assimilazione. Molti i sottotesti antropologici sparsi nella sceneggiatura di questo progetto, a partire dalla sempre più pressante ossessione moderna per la ricerca dell’eterna giovinezza, sia essa raggiunta tramite scoperte scientifiche, operazioni chirurgiche o massiccio utilizzo di prodotti estetici. Nessuno vuole invecchiare, tutti vogliono poter vivere in eterno e alcuni sono addirittura convinti di meritarsi l’immortalità. Nell’universo costruito da Niccol tutti nascono con un timer sottopelle che si attiva al raggiungimento dei venticinque anni: dal momento dell’avvio del conto alla rovescia, ogni cittadino ha un anno per capire che cosa vuole fare della propria vita e come guadagnarsi ogni respiro. Il momento in cui l’orologio elettronico comincia a correre è lo stesso in cui quello biologico si ferma, congelando l’aspetto fisico di tutti. Apparentemente sembra il mondo perfetto: tutti hanno utopicamente la possibilità di essere giovani e belli per sempre. Ma come in tutte le costruzioni gerarchiche, solo pochi eletti possono usufruire di questa possibilità: per tutti gli altri si tratta solo di una costante lotta per la sopravvivenza. Questo il concetto generale attorno al quale gira la trama di In Time, in cui Will, il protagonista, decide di usare il tempo improvvisamente piombatogli addosso per sovvertire il sistema e regalare speranza a quelli che, come lui, sono cresciuti sapendo di non potersi permettere nemmeno quella.
Niccol presenta un soggetto davvero molto interessante, sviscerato come un film d’azione i cui ritmi vengono decisi dall’andamento del tempo narrativo, plasmandosi su ambienti e personaggi. Tutto appare mentalmente costruito alla perfezione nell’ideale di uno sceneggiatore che ha già dimostrato più volte di avere un modo originale di affrontare temi scottanti e contemporanei (Vi dice niente The Truman Show?). Qualcosa però in questo In Time non va perfettamente a ritmo: a cominciare dai modi di agire dei personaggi, a volte enfatizzati e poco conseguentemente logici, apparentemente finalizzati a voler esprimere un concetto più che apparire verosimili, per finire agli attori, a volte poco convincenti e quasi grotteschi.
In Time è sicuramente un film complesso sotto svariati punti di vista. Il soggetto si insinua in concetti sociologici interessanti e sempre molto attuali, costruiti però all’interno della pellicola in modo da attirare un vasto pubblico, mai del tutto contrario a sparatorie ed inseguimenti d’auto. Le carenze registiche, psicologiche e attoriali passano in secondo piano davanti a qualcosa che, per una volta, vale molto di più della perizia tecnica. Andrew Niccol porta sui grandi schermi una pellicola che, anche quando ormai i titoli di coda sono sfumati per sempre, lascia nello spettatore la voglia di rimuginare su ciò che ha visto, creando un parallelo tra il mondo cinematografico e quello reale. Una cosa non da tutti…rara come il tempo.
FONTE http://cinema.everyeye.it/articoli/recensione-in-time-16151.html
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