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C’ERA UNA VOLTA

 

Fiori al posto dei pesticidi nei campi è un’antica pratica contadina che è stata dimenticata con l’avvento dell’industria chimica. Eppure nuove sperimentazioni che stanno avvenendo in Inghilterra e in Svizzeradimostrano che è altamente efficace. Coriandolo, fiordaliso, grano saraceno, papavero e aneto vengono utilizzati per attrarre gli insetti che attaccano gli afidi e i parassiti più dannosi per le coltivazioni.

Uno studio svizzero ha dimostrato che piantando delle strisce di fiori nei campi si abbattono del 40% le larve di Oulema melanopus, un coleottero ghiotto di foglie di cereali. Di conseguenza anche i danni provocati alla coltura sono diminuiti del 61% rispetto ad altri campi in cui non erano stati piantati fiori.

Ogni campo ha il suo ecosistema, ma molte pratiche convenzionali eliminano il ciclo vitale di tutte le creature che ci vivono utilizzando i pesticidi. Viene fatto dal momento che le colture possono essere decimate dal tipo sbagliato di insetto o da alcuni parassiti. Tuttavia i pesticidi hanno creato molti problemi non solo ai parassiti che sono diventati resistenti al veleno e quindi più pericolosi, ma anche ai lavoratori che respirano queste sostanze chimiche nella coltivazione e a tutti i consumatori che si ritrovano poi i pesticidi nel cibo che mangiano.

Avevo già trattato in precedenza infatti di come i pesticidi danneggiano il DNA, di come le analisi mostrano di essere oltre la norma in frutta e verdura e che chi vive in zone vicino ai campi coltivati si ritrova i pesticidi nelle urine.

Un altro studio francese ha dimostrato che al diminuire dell’uso di pesticidi, produttività e redditività dei raccolti non calano e, anzi, spesso aumentano.

In Italia, agricoltura biodinamica e biologica a parte, l’introduzione di strisce fiorite non è molto utilizzata in colture estensive.

Fino ad ora le strisce di fiori selvatici vengono piantate solo ai bordi, il che significa che i predatori naturali non sono in grado di raggiungere il centro di grandi campi coltivati. “Se si immagina la dimensione di uno insetto, è un lungo viaggio verso il centro di un campo!” ha detto il Prof Richard Pywell al Centre for Ecology and Hydrology che sta gestendo la sperimentazione in Regno Unito.

I macchinari guidati da GPS ora possono raccogliere le colture in modo preciso, il che significa che le strisce di fiori selvatici piantate nei campi coltivati possono essere evitate e lasciate come rifugi per tutto l’anno. I test iniziali di Pywell mostrano che piantare strisce di 100 m di distanza significa che i predatori sono in grado di attaccare afidi e altri parassiti in tutto il campo. I fiori piantati includono la margherita, il trifoglio rosso, la centaurea comune e la carota selvatica.

Nelle nuove prove sul campo, le strisce sono larghe sei metri e occupano solo il 2% dell’area totale del campo. Saranno monitorati attraverso un ciclo completo di rotazione dal grano invernale alla colza fino all’orzo primaverile.

Sperimentazioni sul campo simili sono in corso anche in Svizzera,utilizzando fiori come fiordalisi, coriandolo, grano saraceno, papavero e aneto. Pywell ha dichiarato che la speranza è che i predatori naturali possano tenere sotto controllo i parassiti di anno in anno, così da non permettere grandi focolai: “Sarebbe l’ideale non ci sarà più bisogno di spruzzare.

Ma ha anche detto che è necessario un “enorme cambiamento culturale” in agricoltura, dato che le aziende agricole oggi usano pesticidi indipendentemente dal fatto che siano stati identificati parassiti oppure no.

Riferimenti
– Fiori nei campi anziché pesticidi: nuovi studi confermano l’efficacia – 
nationalgeographic.it
– Stripes of wildflowers across farm fields could cut pesticide spraying – 
theguardian.com

FONTE

FIORI NEI CAMPI…

 

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