Il movimento hippie, che con quello spettacolo doveva festeggiare, celebrò invece il suo funerale
Il festival di Woodstock è considerato il momento decisivo per la controcultura legata al rock di fine anni Sessanta, quando mezzo milione di giovani calarono verso una piccola fattoria a nord dello Stato di New York per quella che veniva pubblicizzata come una ‘tre giorni di pace e musica’.”
Visto a mezzo secolo di distanza, Woodstock è stato al tempo stesso il punto più alto e l’inizio della fine del movimento hippy.
Il concerto di Woodstock (15-18 agosto, 1969), che si tenne a Bethel – e non a Woodstock, come si crede, a causa di problemi con i proprietari dei terreni -, fu un disastro organizzativo di proporzioni ciclopiche.
Un happening funestato da una pioggia torrenziale che trasformò il terreno in una palude peggiorando le condizioni igieniche già carenti con il bel tempo. La folla lasciò dietro di sé un terreno distrutto, indumenti e spazzatura, due morti, una serie di registrazioni musicali di show, va detto ad onor del vero, indimenticabili.
PIOGGE ARTIFICIALI
Questo filmato durante l’evento rock da forte indicazioni che durante il festival nel 1969 i militari adottassero tecniche di controllo meteorologico su scala locale.
MANIPOLAZIONE METEOROLOGICA, IL TEMPO COME ARMA PER UNA GUERRA INVISIBILE
1969, viaggio al termine di un’utopia e fine di un’ era
“Tre giorni di droga e fango: Woodstock è stato un incubo! Ero stato incaricato di registrare su nastro tutto quello che accadeva sul palco. ‘Gran bel lavoro’ pensai, ma quando ti accorgi di essere l’unico essere umano lucido in mezzo a mezzo milione di strafatti, le cose diventano difficili” ha affermato lo storico produttore, raccontando anche aneddoti apparentemente divertenti, ma che, per chi come lui avrebbe dovuto lavorare seriamente perché tutto filasse lisco, erano davvero surreali ed atroci: “Erano tutti completamente fuori, artisti, manager, staff, uomini della sicurezza, tutti. Ricordo un mixer in fiamme ed un gruppo di tecnici strafatti di LSD ci ballava intorno. Chiesi ‘Ma nessuno ha intenzione di spegnerlo?’, ma ebbi come risposta ‘Noi non rubiamo il lavoro alle nuvole’.“.
Il produttore definisce Woodstock come “un caso eccezionale di perdita collettiva di controllo“, dove neppure gli artisti rispettavano le scalette e le tempistiche, drogandosi in continuazione e improvvisando “alcuni con risultati geniali, altri facendo un disastro osceno“.
Più che l’inizio di qualcosa di storico, secondo Kramer Woodstock è da considerarsi la fine di un’era: “Quando Jimi [Hendrix] suonò per ultimo, con cinque ore di ritardo, all’alba del lunedì […], quando suonò l’ultima nota della sua esibizione, pensai ‘Credo sia davvero finita’, riferendomi non tanto al concerto, ma ad un’era. […] Woodstock non è stato l’inizio proprio di nulla, quanto piuttosto la porta dietro cui sono rimasti rinchiusi gli ideali e le utopie degli anni Sessanta.“. Leggi qui
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Ora è ufficiale: a metà agosto il cinquantenario del festival di Woodstock verrà celebrato a Watkins Glen – anziché nell’area originaria di Bethel, dal marzo 2017 inclusa dal governo statunitense nel National Register of Historical Places – con un’altra tre giorni di “pace e musica”, in cui è implicato il colosso dei concerti Live Nation. Del resto, a finanziare l’evento del 1969, assicurandosi così i diritti di sfruttamento dei contenuti su scala discografica e cinematografica, fu il gruppo Warner Bros. Ecco uno degli aspetti contraddittori del raduno passato alla storia come apoteosi della generazione hippie: i giovani che avversavano il Sistema si ritrovarono in una contesto allestito grazie al denaro di una major dello spettacolo, a esso organica. Si aggiunga a ciò un dato meno appariscente ma assai significativo in termini simbolici: viveri, bevande e medicinali vennero paracadutati sui 400.000 partecipanti – molti più dei preventivati, ragion per cui le scorte erano state esaurite anzitempo – da un elicottero dello stesso esercito impegnato nel conflitto in Vietnam, causa scatenante del movimento antagonista manifestatosi per la prima volta nell’occupazione dell’università di Berkeley indetta nel dicembre 1964 dal Free Speech Movement e divenuto protagonista della cronaca politica con gli imponenti cortei pacifisti del 15 aprile 1967 a New York e San Francisco.
Il 1969 costituì in realtà uno spartiacque fra due epoche. Arrivava sulla scia del leggendario Sessantotto, tale soprattutto in Europa, quando a segnarlo oltreoceano furono gli assassinii di Martin Luther King e Bob Kennedy. CONTINUA
E se il festival di Woodstock fosse stato un esperimento della CIA?
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