Chi ha la curiosità di scoprire gli elementi presentati qui di un grande puzzle capirà il motivo della domanda di partenza. Dovrebbe essere possibile trovare una risposta, gli indizi sono abbondanti. Quindi sospetti e domande sono giustificati.

Di NOGEOINGEGNERIA  – CANALE TELEGRAM https://t.me/Nogeoingegneria

Nel lontano ottobre del 1951 la fascia orientale della Sardegna fu flagellata da una devastante alluvione che, per eccezionalità e durata delle piogge, dovrebbe essere catalogata come evento storico.

Negli stessi giorni, la situazione meteo che si venne a creare nel Mediterraneo procurò alluvioni anche nella Sicilia orientale e in Aspromonte. Tutti questi avvenimenti però, nonostante la loro unicità, non ebbero un grande risalto, probabilmente per la mancanza di copertura da parte dei media dell’epoca, scrive  Silvia Seu.

I paesi a valle del Flumendosa furono i più disastrati: Muravera contava 30 case distrutte e 250 danneggiate, San Vito 61 case distrutte e 300 lesionate, Villaputzu 70 case crollate e 150 pericolanti. Notevoli i danni anche a causa del vento. Il governo stanziò 20 miliardi di lire per le zone alluvionate.

La terribile alluvione del 1951 ebbe come ulteriore conseguenza l’abbandono dei centri abitati di Gairo e Osini, interessati da frane e smottamenti e per questo evacuati dalle autorità. 

Le devastazioni provocate dall’alluvione furono tali che lo stesso Presidente della Repubblica Luigi Einaudi volle esprimere vicinanza alle popolazioni.

Qui il video dell’Istituto Luce a documentare la visita.

A quasi 60 anni da quel giorno, quindi dieci anni fa, Sardegna Clima Onlus presentava un articolo per ricordare questo evento eccezionale. La documentazione presente in internet su questo argomento risulta molto scarsa, ma tramite i giornali del tempo e i dati dell’ente idrografico della Sardegna, sì è riusciti a ricostruire nei dettagli questo fenomeno di inaudita violenza, che esce del tutto dai canoni climatici della nostra isola.La alluvione del 14-19 ottobre del 1951, presenta i suoi aspetti di eccezionalità prevalentemente per la estensione dei fenomeni violenti che hanno flagellato ininterrottamente, per 6 giorni quasi tutta l’isola. Le stime parlano 8000 kmq di territorio alluvionato, ben 1/3 della superficie della intera Sardegna. Il fenomeno si colloca dopo una serie di annate di scarse precipitazioni, che avevano ridotto al minimo le riserve idriche dell’isola e che provocarono, nella sola annata del 51, una riduzione del 35% la produzione ortofrutticola del Campidano…  VEDI QUI

Non solo la Sardegna è stata duramente colpita dalle devastanti alluvioni del 1951. Il video qui sotto parla della “guerra della natura”. La natura è dichiarata aggressore. 

Un fatto certo: Sono stati eseguiti numerosi esperimenti dal 1950 in poi in Piemonte, e in particolare nella province di Torino e Asti. Le operazioni in cielo si concentravano sullo studio e la manipolazione della condensazione dei vapori acquei in atmosfera, sia in stato liquido che solido. I due ricercatori furono i Dr. M. Barla, e E. Barber

Durante i test furono dispersi con gli aerei queste sostanze: ioduro d’argento – ossido di cerio – sali ossigentati della classe delle apartiti e delle nefeline. – ossido di alluminio trattato con mercurio e radio-attivato (cioè reso radioattivo).

DETTAGLI : “Nuclei di condensazione prodotti da ossidi radioattivati” Dr. M. Barla, e Dr. E. Barber  Guardi QUI e QUI

ARTICOLO IN TEMA La tecnica del cloud seeding è utilizzata dagli anni ’40 e non è regolamentata

Il cloud seeding, come progetto di ricerca militare degli Stati Uniti, è iniziato nei primi anni ’30,

ma già nel 1915 sono riportati successi nel tentare di provocare la pioggia. Molti negano che si possa influire in modo consistente su fenomeni meteorologici come le piogge o le tempeste, considerando come giustificazione le sperimentazioni del passato, che sono classificate il più delle volte un insuccesso (vedi Progetto Stormfury )

Un documento presentato dal Gen. Antonio SERRA, racconta di prime sperimentazioni IN ITALIA per influire sulle precipitazioni iniziarono nel 1947. Gen. Antonio SERRA fu Capo del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica.

Leggiamo:

Tra il 1947 ed il 1951 furono realizzate numerose altre serie di esperienze in vari paesi come in Australia (22>23), in Canada (21), in Africa orientale (25), in Algeria (26), nello Stato di Israele (27), in Francia («. ».30), in Italia (31-32).

A.SERRA conclude :

Risultati molto promettenti delle tecniche di nucleazione artificiale dell’atmosfera, finora adoperate, per riconoscimento quasi unanime, si sono avuti dalle cosiddette formazioni nuvolose orografiche e semiorografiche, cioè legate alla presenza di catene di montagne e di colline sufficientemente alte, mentre nelle zone di pianura i risultati ottenuti non sono statisticamente apprezzabili. Ciò potrebbe far pensare alla possibilità di operare su regioni di montagna o di collina, al fine di creare riserve idriche in bacini di raccolta, occorrenti poi per la irrigazione delle zone piane. Non vi è dubbio, alla luce dell’attuale conoscenza, che esperimenti del genere siano promettenti di fecondi risultati, sia nel campo della ricerca puramente scientifica che delle pratiche applicazioni.

DOCUMENTO COMPLETO PIOGGE ARTIFICIALI IN ITALIA DAL 1947

Forse è un caso, che proprio all’inizio degli anni ’50 è stato dato il via al Progetto Cumulus, con l’obiettivo di sperimentare il controllo del meteo, in particolare attraverso l’inseminazione delle nubi al fine di provocare la pioggia. Il progetto, come riporta Wikipedia, è stato ufficialmente attivo tra il 1949 e il 1952. Il progetto si occupava del Controllo della precipitazione da nubi cumuliformi mediante varie tecniche di semina. Qui dati più precisi:

Control of Precipitation from Cumulus Clouds by Various Seeding Techniques

Science  14 Jul 1950:
Vol. 112, Issue 2898, pp. 35-41
DOI: 10.1126/science.112.2898.35   
PDF 

http://science.sciencemag.org/content/112/2898/35.pdf-extract.jpeg

Negli ultimi decenni la Sardegna ha perso molte foreste (incendi). Ma ha creato molti invasi e laghi artificiali. La Sardegna si è salvata quest’ anno grazie a dighe e invasi

La Sardegna, proprio per la sua collocazione geografica e le sue risorse, potrebbe trarre grandi profitti dal turismo e dalla pastorizia, che al contrario sono valorizzati solo in parte. Al contrario l’insipienza, l’omertà e la connivenza politico-affaristica hanno consentito alla Nato di trasformare la Sardegna in una delle più importanti infrastrutture militari controllate dagli Usa a livello internazionale. Infatti, dal 1947 al 1954, in Sardegna sono state edificate basi militari rilevanti sul piano strategico in funzione anti-sovietica. Sia sufficiente pensare che il 60% di tutte le basi militari presenti in Italia si trova in Sardegna. Inoltre la Sardegna è la sede della sperimentazione delle armi più sofisticate dei Paesi Nato.

Questo rompicapo di dati, che si offre praticamente da solo, invita a indagare ulteriormente su quella catastrofica alluvione del ’51. Un ultimo dettaglio in questa storia di trasformazione della Sardegna. 

IL SARDINIAN PROJECT : «OGGI IN SARDEGNA, DOMANI NEL MONDO» (1946-1950)

L’obiettivo del “Progetto Sardegna” fin dal momento della sua definizione conteneva un’ambiguità – non risolta neppure in fase di realizzazione – che il biologo Marston Bates ha così rudemente esplicitato: «Ho il sospetto che coloro che vi presero parte non riuscissero a distinguere se stessero eseguendo un esperimento o se stessero applicando misure sanitarie e, spesso, questa incertezza sembrava rispecchiarsi nella programmazione» (Logan, p. X). Insomma, il Progetto era principalmente orientato al controllo della malaria, oppure si trattava, in realtà, di un gigantesco esperimento …   La Sardegna ‘ospita’ il 60% del demanio militare in Italia. La costruzione delle basi militari si colloca tra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’50; la maggior parte era ed è usata dalla NATO…

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