Tra il 1950 e il 1990, oltre 200.000 barili contenenti rifiuti radioattivi furono scaricati sul fondo dell’Oceano Atlantico, a circa 600 km dalla costa di Nantes, a profondità superiori ai 4.000 metri. Questa pratica, ora vietata dal 1990 in base alla Convenzione di Londra, è stata effettuata da diversi paesi europei, tra cui Francia, Regno Unito e Belgio, con rifiuti sigillati in bitume o cemento
************************
Per decenni, barili radioattivi sono rimasti nascosti sotto l’Atlantico, intatti e non tracciati. Ora, gli scienziati francesi stanno per intraprendere una missione senza precedenti.
di Arezki Amiri
Per decenni sono rimasti intatti e in gran parte dimenticati: centinaia di migliaia di barili pieni di rifiuti radioattivi, sparsi sulle pianure abissali dell’Oceano Atlantico. Ora, a oltre 30 anni dall’ultimo loro affondamento, una missione scientifica francese si prepara a cercarli, sollevando nuove domande sull’impatto a lungo termine dello scarico nucleare in mare.
Barili vecchi di decenni, misteri nelle profondità marine
Tra il 1946 e il 1990, oltre 200.000 barili di rifiuti radioattivi furono deliberatamente affondati nell’Atlantico da varie nazioni, tra cui la Francia. Imballati in bitume o cemento, i contenitori venivano calati in quelle che all’epoca gli scienziati consideravano zone prive di vita, a migliaia di metri sotto la superficie oceanica e lontano da qualsiasi costa.
Questa pratica era consentita fino al 1990, quando fu vietata dalla Convenzione di Londra, in seguito a una crescente consapevolezza sugli ecosistemi delle profondità marine e sui potenziali rischi ambientali dovuti a possibili perdite radioattive. I barili non sono mai stati recuperati, e da allora non è stato fatto alcuno sforzo completo per valutarne lo stato o il possibile impatto sulla vita marina.
Una missione ambiziosa a oltre 4.000 metri di profondità
Quest’estate, un gruppo di ricercatori francesi si dirigerà nell’Atlantico proprio per questo scopo. La missione, chiamata Nodssum, è una collaborazione tra CNRS, Ifremer e la Flotta Oceanografica Francese. L’obiettivo immediato è mappare una zona di 6.000 chilometri quadrati del fondale marino dove si ritiene che un numero significativo di barili giaccia.
Per localizzarli, il team utilizzerà un sistema sonar ad alta risoluzione e il sommergibile autonomo UlyX, uno dei pochi veicoli subacquei in grado di operare a profondità superiori a 4.000 metri. UlyX scandaglierà il fondo oceanico, aiutando a stabilire la posizione precisa dei contenitori e a valutarne le condizioni attuali.
Domande su perdite e contaminazioni
Finora, gli effetti ambientali dei barili sommersi rimangono sconosciuti. Come sottolinea l’articolo, “nessuno sa quale impatto lo scarico di questi barili possa aver avuto sugli ecosistemi delle profondità marine, o se rappresentino ancora un rischio radiologico.” Una delle difficoltà sta nella vastità e nell’inaccessibilità del fondale oceanico dove i barili sono stati depositati.
Una volta completata la fase di mappatura, sarà lanciata una seconda campagna per raccogliere campioni di sedimenti, acqua di mare e organismi marini nelle vicinanze dei barili. Questi campioni aiuteranno a determinare se materiali radioattivi abbiano iniziato a fuoriuscire dai contenitori e quale effetto, se presente, stiano avendo sugli ecosistemi circostanti.
Incognite sotto la superficie
La missione rappresenta uno dei primi grandi sforzi scientifici per investigare questo sito di scarico risalente all’era della Guerra Fredda. Mentre gli scienziati a lungo hanno ritenuto che il mare profondo fosse sterile e isolato, ricerche più recenti hanno dimostrato che ospita ecosistemi complessi, molti dei quali ancora poco conosciuti.
I ricercatori sperano che il progetto fornisca nuove informazioni sulla stabilità a lungo termine dei rifiuti radioattivi negli ambienti marini profondi e offra una comprensione più chiara di come le politiche nucleari del passato continuino a influenzare gli oceani di oggi.
FONTE https://indiandefencereview.com/they-dumped-200000-radioactive-barrels-into-the-atlantic-35-years-later-french-scientists-are-going-after-them/
La comprensione della complessità del complesso sistema geofisico fu sempre meno al centro dell’attenzione dei luminari, che diminuì con la contemporanea influenza sempre più massiccia sull’insieme. Così diminuirono anche il loro atteggiamento morale ed etico e il loro senso di responsabilità. E’ necessaria un’inversione di rotta.
ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO https://www.nogeoingegneria.com/?s=rifiuti+radioattivi+
Se volete essere aggiornati sulle ultime novità, iscrivetevi al CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews.
Barili di rifiuti radioattivi nella nave GEM, da scaricare in mare. Sharpness, Regno Unito, 1978.
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.