Piano per il digitale, ora l’Europa fa sul serio

Il piano

La Commissione ha …intenzione di stabilire un piano per punti chiave: innanzitutto le regole comuni per lo spazio digitale europeo, da discutere entro la seconda metà del 2020 per poi farle diventare realtà nel 2021 con il Data Act; sviluppare le infrastrutture europee per la conservazione e l’elaborazione dei dati con una strategia industriale che verrà presentata a marzo e nel frattempo, supportare iniziative come quella tedesca di Gaia-X per un cloud europeo; l’investimento di un miliardo di euro per la creazione dello spazio unico digitale e di altri 600 milioni per ridurre l’attuale frammentazione in un programma specifico chiamato Connecting Europe Facility Program.

Non solo, c’è anche spazio per il supporto alla ricerca per lo sviluppo di tecnologie cruciali come l’intelligenza artificiale, la robotica, i computer quantistici; il creare uno ambiente unificato dei dati per l’agricoltura come per l’industria manifatturiera e i suoi processi, considerando che il settore virando verso la digitalizzazione potrebbe aumentare i suoi profitti di 1,5 trilioni di euro entro il 2027; il puntare su tutte quelle tecnologie verdi che potrebbero portare il continente ad avere emissioni pari a zero nel 2050; l’unificare gli standard e la raccolta dati sia della mobilità sempre più digitale, sia della sanità, aspetto essenziale se non si vuole vedere i sistemi ospedalieri pubblici europei naufragare sotto il peso del progressivo invecchiamento della popolazione.  

Il libro bianco sull’Ai

A Bruxelles … inizierà un grande dibattito sullintelligenza artificiale. Per regolare un settore in crescita in gran parte dominato dagli Stati Uniti e dalla Cina, la Commissione europea presenterà un “libro bianco” con una stradada percorrere. Dopo aver consultato tutte le parti interessate – imprese, sindacati, società civile, i governi dei 27 Stati membri – la Commissione vuole arrivare a atti legislativi entro la fine dell’anno. Tra i soggetti sensibili, il riconoscimento facciale di massa. “Ciò che ho visto a Hong Kong mi ha davvero spaventato”, ha ammesso alcuni giorni fa il vicepresidente della Commissione europea responsabile della tecnologia digitale, Margrethe Vestager, per i giornalisti.

Le implicazioni

E’ uno dei piani più ambiziosi visti fino ad oggi, con l’idea dichiarata di diventare l’economia digitale più forte, sicura e dinamica. Se si raggiungessero anche solo la metà degli obbiettivi prefissati, si potrebbe giù parlare di successo. Ma le premesse per riuscire, stando alla bozza della Commissione, ci sarebbero tutte. Per garantire il proprio futuro, e la qualità della vita dei suoi cittadini, “l’Europa deve afferrare le opportunità dell’economia dei dati”, conclude il documento. Articolo completo

Spazio digitale unico per i dati, in gioco la competitività (anche) dell’Italia

Il piano della Commissione UE con un miliardo di euro di fondi per creare uno spazio unico digitale per i dati in Europa … è un tassello di un ampio percorso. A cui lavorano diversi attori. Necessario anche trovare soluzioni che garantiscano il controllo su come i dati possano essere condivisi ed utilizzati.

ll piano per il digitale presentato oggi dalla Commissione europea si concentra sulla grande sfida dell’esponenziale incremento di volume dei dati generati, sempre più spina dorsale di una nuova economia Europea, e per questo imprescindibile elemento nella definizione di una politica industriale europea chiara. Per questo motivo individua un miliardo di euro di fondi per creare uno spazio unico digitale per i dati in Europa.

Già a inizio anno il Commissario Europeo Thierry Breton, che è responsabile di un ampio ventaglio di attività, dalla difesa all’industria, dal mercato unico al digitale, incontrando alcuni quotidiani internazionali, tra cui Il Sole 24 Ore, metteva sul tavolo in modo estremamente chiaro il grande tema – e per contro anche l’importante opportunità – su cui la Commissione Europea ha concentrato alcune delle proprie priorità: la gestione del dato. In particolare Breton, sottolineando l’evidente necessità di difendere non solo i dati personali dei cittadini ma anche, e soprattutto, la sempre crescente mole di dati generata dall’industria, in quanto fattore di competitività e evoluzione, esplicitamente affermava: “L’Europa è chiamata a difendere la propria sovranità e quindi deve essere capace di proteggere la propria industria, i propri servizi e in ultima analisi i propri cittadini”.

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IL CORONOVIRUS RAFFORZA LA “CONTROLLOCRAZIA”

 

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