La tematica è stata sollevata più volte negli ultimi giorni e fa parte del progetto dell’UE per la “ricostruzione della natura”, il che significa ovviamente che dobbiamo guardare con attenzione a ciò che sta accadendo.  La domanda è: quali sono gli intenti?

Un numero record di barriere fluviali sono state rimosse in Europa nel 2023.  La Spagna è leader europeo in queste rimozioni. Comunque pare che nella provincia di Valencia, le uniche barriere demolite sono state abbattute tra il 2006 e il 2017, prima del primo governo di Pedro Sánchez (2018). Non pare che abbia avuto un peso o che sia una concausa in questo disastro. È un tema che deve essere approfondito. A prima vista e com’ è  descritto qui, l’operazione sembra essere sensata. Ma….????

 

Molti sbarramenti nei fiumi europei sono obsoleti o abbandonati: l’iniziativa Dam Removal Europe ha l’obiettivo di localizzarli e rimuoverli

I fiumi europei non godono di buona salute a causa dell’eccessivo numero di barriere che ne ostacola il percorso. In Europa ci sono oltre un milione di dighe: la maggior parte è essenziale per l’irrigazione, la produzione di energia o di acqua potabile, ma altre sono in stato di abbandono.

Nel continente è nato un movimento che punta a rimuovere le dighe in disuso, per migliorare la qualità dell’acqua e arrestare il crollo della biodiversità. La regione di Castiglia e León, in Spagna, è una delle più avanzate in termini di ripristino fluviale.

L’obiettivo della strategia dell’Unione europea per la biodiversità è liberare 25.000 km di fiumi entro il 2030. Ciò include la rimozione delle barriere non necessarie. L’anno scorso in Europa sono state rimosse più di 330 dighe abbandonate. Un terzo di queste in Spagna. 

Questi progetti si scontrano spesso con la riluttanza dei residenti: ne abbiamo parlato con Pao Fernandez Garrido,project manager di Dam Removal Europe, un’iniziativa di sei organizzazioni che vogliono aiutare il pubblico a capire l’utilità di rimuovere dighe e barriere in Europa: ci ha mostrato alcuni degli argomenti fallaci proposti dagli oppositori su internet.

“Fanno temere alla gente che non ci sarà più acqua per spegnere gli incendi o per l’irrigazione – dice Fernandez Garrido -. Queste infrastrutture sono abbandonate e non vengono utilizzate, molte sono piene di sedimenti. Migliorare la salute dei fiumi, prevenire le inondazioni, l’erosione del letto del fiume, evitare la cattiva qualità dell’acqua, ad esempio la proliferazione di alghe tossiche: questi sono benefici diretti per le persone”.

La Spagna ha cambiato la sua strategia sulle dighe e sulla gestione dei fiumi. Ce ne siamo resi conto un po’ più a nord, nella valle dell’Orbigo, una zona colpita da inondazioni. “Il problema di questo villaggio, situato lungo il cammino di Santiago de Compostela, non è una diga, ma il restringimento del fiume, eroso dall’attività umana nel corso del tempo”.

“Nelle vecchie foto si può vedere che il fiume si estendeva per l’intera lunghezza del ponte – dice José Ignacio Santillan Ibanez, un ingegnere -. Le case sottostanti sono un problema perché peggiorano lo stato del fiume e sono a rischio in caso di alluvioni”. Il ripristino delle pianure alluvionali è un altro obiettivo della Direttiva quadro dell’Europa sulle acque. 

Tra i lavori previsti c’è la rimozione degli argini di alcuni corsi d’acqua, in modo che possano straripare. Una misura attuata undici anni fa nel villaggio di Santa Marina del Rey:  “La primavera dopo il completamento dei lavori ci sono state forti piogge, che hanno causato un notevole aumento del flusso d’acqua, ma non è successo nulla – dice Santillan Ibanez -. In questo modo si evita di dover pagare dei risarcimenti: sono stati lavori davvero convenienti”.

Anche in questo caso l’opera non era ben vista dai residenti, compreso il sindaco del villaggio, che però ha cambiato idea. “Prima quello che facevamo era incanalare il fiume il più possibile – dice il sindaco -. Restringendolo, in caso di inondazione c’era un flusso molto più potente, che scavava il fiume, sollevava molto materiale e danneggiava la natura del fiume. Ora i danni sono molto minori. Ci è voluto un po’ per capirlo, ma è vero che è una buona soluzione”.

La legge sul ripristino della natura, in discussione a livello europeo, punta a migliorare la salute dei tanti fiumi in cattive condizioni, la cui fauna si sta riducendo a un ritmo allarmante. 

L’Estonia è un altro dei Paesi che sta facendo la sua parte nel ripristino dei fiumi. Il Paese ha speso milioni di euro per ricollegare i suoi fiumi, con il sostegno finanziario dell’Europa. Sono stati rimossi diversi ostacoli dal fiume Pärnu. Il sito di Sindi è un emblema di questa politica. Qui sorgeva un’enorme barriera, i resti di un ex lanificio. Pochi anni dopo, il paesaggio si è trasformato.

“L’intero fiume era bloccato – dice Kulli Tammur, responsabile del progetto per la rimozione della diga -. Ora ci sono molte gare di sport acquatici e tutti possono accedervi. La situazione è molto migliore”. L’apertura di 3.000 chilometri di fiumi a monte ha avuto un impatto su una trentina di specie di pesci. Gli scienziati stanno monitorando il loro ritorno utilizzando dei sensori.

“C’erano pesci migratori solo a valle della diga, mentre ora sono ovunque a monte – dice Meelis Tambets, uno scienziato che si occupa del monitoraggio del fiume -. È un bene per i pescatori e per il turismo”. FONTE

Se volete essere aggiornati sulle ultime novità, iscrivetevi al CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews.

 

QUANDO UNA GRANDE DIGA NASCE UN FIUME MUORE

GEOINGEGNERIA ATMOSFERICA E GRANDI DIGHE

 

 

 

 

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.