By Aldo Maria Valli

Già da alcuni anni un’azienda svedese, la Epicenter di Stoccolma, offre agli impiegati la possibilità di farsi impiantare sotto pelle un microchip per l’identificazione a radiofrequenza, in sostituzione del badge.

Il chip, che ha la grandezza di un granello di sabbia, viene inserito nella mano dei dipendenti che lo richiedono. Come un documento di identità, il chip consente l’apertura delle porte, l’utilizzo della fotocopiatrice e altri servizi di ufficio. Inoltre può archiviare informazioni sulla sicurezza personale e trasmetterle.

E ora, con la certificazione della vaccinazione contro il Covid, per il chip sottopelle si aprono nuove prospettive.

Hannes Sjöblad, un bio-hacker svedese, sostenitore della human augmentation (potenziamento umano: creazione di miglioramenti fisici e cognitivi in grado di superare le prestazioni umane naturali) sta promuovendo l’uso di microchip impiantati nella mano per registrare lo stato del certificato Covid.

Puoi avere il tuo certificato Covid in un chip inserito nella mano o altrove sotto la pelle. È sempre più diffuso inserire un chip nel corpo con diversi tipi di informazioni e ora puoi inserire anche il tuo certificato Covid”, riferisce il quotidiano svedese Aftonbladet.

Sjöblad, co-fondatore di BioNyfiken e chief disruption officer (ideatore di soluzioni dirompenti) presso l’Epicenter di Stoccolma, ha dimostrato ad Aftonbladet come, semplicemente appoggiando il cellulare contro il suo avambraccio, sia stato in grado di ottenere un certificato digitale Covid dell’Unione europea sul suo telefono.

Sjöblad ha spiegato ad Aftonbladet che i microchip possono caricare tutti i tipi di informazioni personali che vanno dalle informazioni di contatto agli identificatori corporei (come il gruppo sanguigno) ai valutatori dello stato di salute (come la temperatura corporea). Ha infatti mostrato come sia stato in grado di ottenere una lettura della temperatura corporea sul suo cellulare dopo averlo posizionato vicino alla parte superiore del torace, dove si trova uno dei microchip che si è fatto impiantare.

L’agenzia di stampa svedese inoltre ha mostrato come Olle Helkimo, responsabile del servizio presso l’Epicenter, si sia fatto impiantare un chip nella mano al tavolo di un ristorante.

Sjöblad promuove da anni gli impianti di chip come alternativa alle tradizionali “tecnologie di identificazione”, quali chiavi, abbonamenti della palestra e badge dell’ufficio, e come forma di accesso ID a telefoni e computer. Già nel 2016 aveva dimostrato che gli impianti di chip possono essere utilizzati per i pagamenti, ad esempio tramite Bitcoin. Però ha ammesso che si tratta di una “tecnologia facile da hackerare”, e questa è una debolezza ancora non superata.

Le persone con microchip impiantato restano una piccola minoranza in Svezia, ma il Paese sembra più avanti degli altri sotto questo profilo. Già nel 2019 Sole Møller riferiva all’e-magazine MedicalExpo che “i pendolari delle ferrovie svedesi possono caricare un biglietto sul loro impianto, che può essere scansionato da un capotreno utilizzando uno smartphone”, un metodo utilizzato all’epoca da “circa tremila passeggeri”.

Il giornalista investigativo e autore Edwin Black ha dichiarato a LifeSiteNews che la tecnologia potrebbe avere conseguenze spaventose: “Ciò significa che il comportamento umano può essere tracciabile e controllabile dall’iniettore”. E se quell’iniettore è un governo, o una società sotto il controllo del governo, possiamo facilmente immaginare le conseguenze.

Fonti:

lifesitenews.com

tech2025.com

FONTE https://www.aldomariavalli.it/2021/12/02/chip-sotto-pelle-per-certificare-la-vaccinazione-covid-ci-stiamo-arrivando/

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.