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Le crescenti preoccupazioni per la sicurezza alimentare avrebbero spinto un gruppo internazionale di esperti a coltivare e conservare importanti collezioni di colture nel deposito sotterraneo globale dei semi Svalbard Global Seed Vault, una banca di sementi che si trova sull’isola di Spitsbergen, nell’arcipelago di Svalbard (Norvegia). L’obiettivo è quello di contrastare la perdita della diversità delle colture, ma anche quello di prevenire un eventuale collasso della produzione alimentare globale. Prima della costruzione, uno studio di fattibilità ha determinato che il deposito potrebbe preservare i semi dei principali raccolti alimentari per centinaia di anni. Alcuni semi, inclusi quelli di importanti granaglie, potrebbero sopravvivere più a lungo, probabilmente migliaia di anni.

Fowler, il direttore esecutivo del Fondo del Global Crop Diversity, avvisa: “Il deposito di Svalbard è una garanzia da utilizzare ogni volta che una banca di deposito delle sementi perde parte o l’insieme delle sue collezioni, ma dobbiamo concentrarci in primo luogo su come scongiurare le catastrofi. Le banche genetiche delle colture sono la nostra prima e migliore linea di difesa, ma un fattore banale come un congelatore mal funzionante potrebbe rovinare una collezione che tra 10 anni potrebbe dimostrarsi decisiva per evitare una crisi alimentare”.
“Se le colture e l’agricoltura non si adattano ai cambiamenti climatici, non lo farà neanche l’umanità”, dice Cary Fowler. La vasta gamma di colture che sono ora protette in Norvegia, insieme ad altri archivi di sementi a livello mondiale, “sono importanti per l’adattamento al cambiamento climatico degli agricoltori di tutto il mondo” (1).

Succede nel mondo:

<<La Banca nazionale dei semi delle Filippine e’ stata danneggiata prima da un incendio, e sei anni dopo dalle inondazioni, mentre le banche genetiche dell’Afghanistan e dell’Iraq sono andate distrutte nel corso delle recenti guerre: e’ proprio per evitare tali eventualità che si è deciso di costruire il caveau. Se l’attuale conflitto in Siria dovesse colpire la ricca banca delle sementi di Aleppo, il danno sarebbe decisamente minore, in quanto circa 110.000 dei 750.000 esemplari di sementi siriane sono ora custoditi nel deposito delle isole Svalbard. “Quando li vedo, penso: grazie al cielo sono salvi”, spiega Fowler guardando amorevolmente gli ultimi arrivati.”>>(2)

Succede in Italia

Banca del germoplasma . La banca dei semi (perduti)

Tra incendi, disservizi e interessi delle multinazionali impegnate nella ricerca genetica, rischia la distruzione il patrimonio dell’istituto gestito dal Cnr che a Bari custodisce le sementi di migliaia di specie vegetali raccolte per anni in tutto il mondo.
Ottantaquattromila campioni di semi appartenenti a migliaia di specie vegetali provenienti da tutto il mondo e pari a oltre 400 milioni di semi, ospitati nella banca del germoplasma di Bari rischiano di sparire nel nulla vanificando l’attività dei tanti ricercatori che hanno contribuito a raccoglierli in più di quarant’anni di attività. Oggi gli impianti di conservazione dell’istituto barese sono mal funzionanti se non addirittura fermi e non sono stati mai riparati, in alcuni casi i semi sono stati bruciati o addirittura gettati nella spazzatura nell’indifferenza dell’istituto.
La denuncia arriva da chi in quella banca ci ha lavorato per anni. Un ex dipendente, Italo Scarascia, tecnico specialista e il professore Pietro Perrino, anziano ricercatore ormai in pensione che è stato tra i principali artefici della creazione della mega banca genetica che ha pure diretto dal 1983 per più di un decennio. In particolare Perrino ha speso tutta la sua vita alla ricerca dei semi andandoli a scovare negli angoli più sperduti del pianeta con un solo obiettivo: preservare la biodiversità, ossia le diverse tipologie di piante che esistono per ogni specie vegetale e impedirne l’estinzione.

La banca del germoplasma e a difesa della biodiversità

Ma i pericoli che lui ed i suoi collaboratori hanno voluto scongiurare, ossia l’estinzione e l’erosione della biodiversità, oggi sembrano divenuti realtà e questo accade – per uno strano scherzo del destino – proprio all’interno della stessa banca del germoplasma che invece dovrebbe conservarli.
«L’ultimo episodio – spiega il tecnico Scarascia – di danneggiamento della banca si è verificato poco prima di Natale. Alcuni individui hanno dato fuoco ad un migliaio di campioni di orzo. Si tratta di oltre 5 milioni di semi. Sono entrati nei laboratori e hanno prelevato un migliaio di campioni senza che nessuno si opponesse. Li hanno portati in un campo di fronte all’istituto e li hanno bruciati senza che nessun intervenisse. Fra i campioni bruciati c’era anche – ricorda Scarascia – il lavoro di un ricercatore egiziano che alcuni anni fa raccolse delle varietà molto rare di orzo coltivate nei paesi mediterranei e in particolare nella valle del Nilo. In un’altra occasione, il professor Perrino ha dovuto recuperare dei semi dalla spazzatura».
L’incendio di tre settimane fa è soltanto l’ultimo episodio di una lunga sequenza di fatti torbidi che è stata segnata anche da un lungo iter giudiziario avviato dalle innumerevoli denunce di Perrino e Scarascia contro Luigi Monti, l’allora direttore della banca del germoplasma. La vicenda – tutt’altro che chiara – ha portato ad un lungo periodo di sequestro giudiziario della banca disposto dalla magistratura dal 2004 al 2009 e ad una relazione tecnica di fuoco che in più punti sottolineava la gravità della situazione e l’inadeguatezza a fronteggiarla dei vertici preposti dal Cnr.
«L’esame che ho condotto su 2.500 campioni relativi a tre specie di frumento, orzo e ceci – spiega Andrea Filippetti, il perito nominato dal giudice – hanno rivelato l’esistenza di un danno elevatissimo ai semi che per l’80% del campione erano morti ossia non erano più in grado di germinare. Durante la consulenza tecnica, che è durata 5 anni, abbiamo provveduto a ringiovanire i semi, ripiantandoli e moltiplicandoli. Un’attività che è costata molti soldi allo Stato che però sono stati spesi inutilmente perché i semi del campione che avevamo ripristinato e che avrebbero dovuto essere conservati nei frigoriferi sono stati abbandonati a se stessi».

Il sequestro e il dissequestro della banca barese

E sì perché, nonostante i 5 anni di sequestro, la perizia di fuoco del consulente Filippetti, il nuovo pubblico ministero, Pasquale Drago, successore di Marco Dinapoli repentinamente trasferito nel mezzo della bagarre giudiziaria, ha disposto il dissequestro della banca e la sua riconsegna al legittimo proprietario ossia il Cnr e questo nonostante abbia riconosciuto la gravità della situazione e l’inadeguatezza del programma predisposto dai vertici dell’istituto per farvi fronte. «Sono certo – continua Filippetti – che a distanza di tre anni dal termine della perizia i semi si trovano nelle stesse condizioni in cui li abbiamo lasciati se non addirittura peggio».
Per la rigenerazione di quei 2.500 campioni sono stati spesi 600mila euro, in parte pagati dal ministero dell’Ambiente, in parte dalla procura di Bari e in parte dal Cnr. Ma il danno economico derivato dalla dispersione di questo patrimonio genetico, è di molto superiore se si considera tutti i soldi spesi in questo quarantennio per l’attività di ricerca e quella di conservazione dei semi svolte durante tutto il periodo. «Parlando in cifre attuali – continua Scarascia – si stanno buttando in fumo, in pratica, circa 400 milioni di euro. Tanto vale economicamente la banca del germoplasma di Bari».
Incommensurabile è invece il danno per l’umanità se questo patrimonio genetico dovesse andare perduto.

Una banca senza dati

L’attuale direttore dell’Istituto di genetica vegetale, Domenico Pignone, che ogni anno riceve dal ministero delle politiche agricole circa 180mila euro per la conservazione di questi semi, ci ha spiegato il suo punto di vista. «Da quando sono stato nominato, nel 2008, ho dovuto fare un inventario dei semi di tutte le specie conservate che ho appena terminato. Perché ho scoperto che non esiste una banca dati dei semi. L’inventario che ho appena terminato è solo sommario serve per capire sommariamente cosa c’è e dove si trova. Al momento non sono in grado di affermare quanti siano i semi perduti definitivamente né posso affermare quali siano state le cause che li hanno danneggiati né, men che meno, in periodo in cui sono stati danneggiati. In pratica dal 1970, anno della fondazione della banca del germoplasma, ad oggi abbiamo un gigantesco buco documentale».
Un’accusa, questa, che viene con forza respinta al mittente direttamente dal professore Perrino.
«Se il direttore Pignone non avesse questo inventario io sarei già in prigione ma in tutti questi anni io non ho subito nessuna denuncia. Anzi sono stato io a farle a mia volta. E più d’una. È impensabile avere una banca dati come è quella del germoplasma e affermare di non avere un inventario. Si rende conto che è una contraddizione in termini? Sospetto, piuttosto, che l’archivio computerizzato esistente sia stato cancellato con la stessa facilità con cui oggi degli estranei entrano nei laboratori e distruggono i semi».
Lo scempio dei semi, a detta del professore, viene perpetrato per fare il gioco delle multinazionali della ricerca genetica.
«In quell’istituto – continua Perrino – non c’è interesse alla conservazione dei semi perché l’obiettivo primario è fare sequenziamento che è l’attività di ingegneria biogenetica che fa da anticamera agli esperimenti sugli organismi geneticamente modificati».
Secondo Scarascia, la mancanza assoluta di attività di conservazione avrebbe portato alla perdita di quasi la metà dei campioni conservati.
«Degli 84mila campioni originari – continua Scarascia – ne saranno rimasti circa 50mila. Gli altri sono morti perché nell’istituto di genetica vegetale non si fanno attività di conservazione. Ne ho le prove. Fino al 2010 ero io il tecnico preposto a farla e le assicuro che non se ne faceva già dal 2003, anno in cui sono iniziati i problemi ai frigoriferi. Né nessuno mi ha mai chiesto di formare i nuovi arrivati su questo particolare processo che peraltro è anche molto complicato. Sicché oggi non c’è nessuno, in quell’istituto, in grado di fare conservazione e ciò nonostante l’istituto riceva un finanziamento appositamente destinato dal ministero delle politiche agricola. L’unico modo per fare chiarezza su questa storia è un’indagine della corte dei conti che vogliamo attivare al più presto».

In allegato: i decreti di sequestro e dissequestro della banca del germoplasma di Bari.

Decreto di sequestro germoplasma 1.10.2004
Decreto di dissequestro germoplasma 26.10.2009.pdf

Mariangela Latella

Da un commento al sito originale e ulteriori informazioni

Pietro Perrino 18 Gennaio 2013

Gentile Mariangela,
ho letto velocemente l’articolo, ma devo farti rilevare che all’inizio dell’artico è scritto che gli impianti del freddo non stanno funzionando e chi sa se sono stati mai riparati. Ciò non corrisponde a verità. Spiego brevemente perché.
Dopo l’insediamento del nuovo direttore dell nuovo Istituto di Genetica Vegetale (IGV) del CNR di Bari, prof. Luigi Monti (ciò avveniva il 1° novembre 2002), gli impianti del freddo delle camere di conservazione iniziarono a non funzionare più bene a causa del fatto che le richieste di riparazione dei motori avanzate da Perrino e Scarascia (responsabili scientifico e tecnico rispettivamente della banca del germoplasma) al direttore venivano ignorate. In particolare, nel corso del 2003 le reiterate richieste di Perrino e Scarascia non furono prese in considerazione e quindi per diversi mesi del 2003 e 2004 le temperature nelle camere di conservazione salirono al disopra di quelle standard determinando un danno ai semi. La questione fu risolta dal Pubblico Ministero dott. Marco Dinapoli che il 1° ottobre 2004 sequestrò gli impianti del freddo e le camere di conservazione del germoplasma, affidando al custode giudiziario, cioè al sottoscritto, la riparazione degli impianti del freddo e al consulente tecnico, prof. Andrea Filippetti, l’accertamento del danno. Perrino riparò subito gli impianti del freddo, i quali hanno funzionato perfettamente fino al dissequestro (2009) o comunque fino a quando io sono rimasto custode giudiziario delle camere di conservazione (estate del 2010). Se oggi gli impianti del freddo funzionano o meno non saprei dirlo. Ma la questione è un’altra. Anche se gli impianti funzionano non significa che i semi sono al sicuro, in quanto l’accertamento del danno ha messo in evidenza che i semi sopravvissuti fino a quando non saranno rigenerati non saranno al sicuro. I semi danneggiati dall’esposizione e alle alte temperature, per diversi mesi, invecchiano molto più velocemente rispetto a semi che non hanno subito le alte temperature. Per questo motivo se non si provvede alla loro rigenerazione moriranno tutti. Infatti, una delle prescrizioni più importanti del PM dott. Dinapoli era di provvedere subito alla rigenerazione di tutte le collezioni dei semi che si trovavano nelle camere di conservazione. Cosa che dal 2009 il direttore dell’IGV non ha fatto e non ha in programma di fare, nonostante riceva dal MiPAAF finanziamenti ad hoc per farlo. Questo è quanto ho cercato sempre di evidenziare in tutti i miei interventi sulla banca del germoplasma e cioè che i semi stanno morendo, perché danneggiati (e non rigenerati) e non perché gli impianti non stanno funzionando. Questo aspetto della questione è talmente importante che mi permetto di suggerire di utilizzare questo mio messaggio per correggere quanto detto nel tuo articolo. La gente che legge deve capire bene perché il germoplasma è a rischio. E, ripeto, indipendentemente dal fatto che gli impianti stiano o meno funzionando bene, i semi danneggiati prima di morire completamente hanno bisogno di essere rigenerati, cioè moltiplicati o seminati per ottenere semi freschi e pienamente germinanti. Più tempo passa e più alto sarà il numero di semi che morirà e più alto sarà il danno, in quanto più alta sarà la perdita di biodiversità o integrità del campione di semi. La mancanza di rigenerazione potrà comportare la perdita completa del campione di semi e quindi delle risorse genetiche in esso inizialmente contenute.
Sperando di essere stato chiaro, ti saluto cordialmente,

http://www.goleminformazione.it/articoli/banca-semi-germoplasma-bari-cnr.html

Riferimenti:

(1) http://www.aiol.it/contenuti/territorio/biodiversit%C3%A0/la-banca-dei-semi-il-giorno-del-giudizio
(2) http://www.agrinews.info/In-Norvegia-la-banca-dei-semi_argomenti_x_330.htm
Vedi anche:

I semi del cibo a rischio – Campagna per la salvaguardia dell’ agro-biodiversità

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