Un documentario che divide. Planet of the humans, prodotto da Michael Moore, mette nel mirino la devastazione dell’ambiente e le contraddizioni dell’ambientalismo. Il film ha scatenato polemiche feroci, soprattutto nel mondo “green” degli Stati uniti….

Il film di Jeff Gibbs, “fotografo, attivista, avventuriero e narratore”, è un pugno nello stomaco contro ambientalisti ed energie rinnovabili…

Dopo un’ora e quaranta di questo documentario, chiunque sarebbe convinto che il mondo ambientalista ci ha voluto fregare con falsi miti su come le fonti rinnovabili salveranno il mondo, scrive Stella Levantesi. Qualunque sia il verdetto del film, è chiaro che le massicce manipolazioni atmosferiche del pianeta sono ancora completamente ignorate. Tuttavia, film come questo si prestano bene a porre domande e a smascherare e discutere gli inganni. 

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Dopo le segnalazioni di ambientalisti e attivisti per errori fattuali più o meno gravi, il documentario prodotto da Michael MoorePlanets of the Humans, è stato rimosso da YouTube, dove però era già stato visto da 8 milioni di persone.

Nel film, uscito peraltro nel 50° Giorno della Terra, si criticano le tecnologie verdi, i rapporti con Wall Street dell’eco-rivoluzione e si arriva a dire che le rinnovabili sono dannose tanto quanto i combustibili fossili: “Con il mondo a un passo dall’estinzione”, viene anticipato nel trailer, “ciò che è peggio è affidarsi a delle illusioni”. Tradotto: Moore e entourage non credono nelle energie rinnovabili.

Moore, ormai sessantaseienne, famoso per le sue inchieste provocatorie (Fahrenheit 9/11Bowling a Columbine), è stato accusato di fare gioco al negazionismo climatico di destra, che ha sbandierato come una vittoria il suo film. Questo suo ultimo lavoro, diretto e narrato da Ozzie Zehner Jeff Gibbs, è stato aspramente criticato da scienziati, professori e attivisti, che hanno pubblicato sostanziosi fact-checking del documentario. Persino il cantautore Neil Young ha scritto: “Con questo Moore si è rovinato la reputazione“.

Tra gli errori fattuali fatti notare a Moore, quello di utilizzare dati di un decennio or sono per sostenere la propria teoria. Ad esempio, durante le riprese viene detto che l’efficienza dei pannelli solari è intorno all’8%. Lo era, ma dieci anni fa. Il film utilizza il numero per sostenere che il gioco non vale lo sforzo. Ma l’efficienza dei pannelli è cresciuta e nel 2020 si attesta, a seconda del modello, tra il 15 e ben oltre il 20% (come quelli di LG, con garanzia a volte di 25 anni). Un balzo in avanti.

Sempre McKibben viene accusato nel documentario di essere un sostenitore delle centrali a biomassa: “Non è vero, sono anni che sono un loro oppositore”. E riporta un suo articolo del 2016 sull’argomento.

Insomma, non si sa dove abbiano raccolto le loro informazioni Michael Moore, Jeff Gibbs e Ozzie Zehner per arrivare a dire nel film, nelle parole di Zehner in visita a una centrale solare, persino che: “Sarebbe meglio continuare a bruciare combustibili fossili”.

Anche un’altra celebre attivista, la scrittrice canadese Naomi Klein, autrice dello storico No Logo, considerato un testo di riferimento per il movimento No Global, aveva cercato di far ragionare Michael Moore, senza successo: “È davvero demoralizzante vedere quanto danno ha causato questo film”, scrive su Twitter. Come fatto notare da molti, Planet of the Humans non fornisce alternative all’attuale economia fossile, negando vent’anni di battaglie per lo sviluppo dell’economia verde.

Naomi Klein:Thank you for writing this. It is truly demoralizing how much damage this film has done at a moment when many are ready for deep change. There are important critiques of an environmentalism that refuses to reckon with unlimited consumption + growth. But this film ain’t it.  https://twitter.com/KetanJ0/status/1253805911665188864 …

Curiosamente, a far rimuovere definitivamente il film da YouTube non sono serviti i numerosi appelli degli scienziati, o i tanti fact-checking degli esperti, ma un cavillo legale.

Tra le immagini utilizzate in Planet of the Humans, c’è una clip del fotografo Toby Smith, sull’inquinamento causato dalla produzione di metalli rari (richiestissimi per ogni tecnologia moderna, dal vostro smartphone alle batterie delle macchine elettriche di Tesla). Smith ha segnalato il 23 maggio a YouTube l’utilizzo delle immagini del suo progetto Rare Earthenware di cinque anni fa senza autorizzazione, in un contesto che non rispecchiava il loro significato: “Non sono d’accordo con il documentario, né con il suo messaggio e non mi piace come sono stati distorti i fatti”.

Guarda su Vimeo il documentario Rare Earthenware

Moore continua a difendere il suo lavoro e si oppone alla scelta di YouTube di oscurarlo. In una sua dichiarazione, ripresa dal Guardianha detto: “È un abuso della legge sul copyright per censurare un film che ha aperto una conversazione seria su come parti del movimento ambientalista siano andate a letto con Wall Street e con i cosiddetti capitalisti verdi”.

Che il mercato delle rinnovabili, come ogni mercato, abbia le sue ombre, è innegabile, ma da lì a dire che è uguale, se non peggio, all’impatto sull’ambiente di centinaia di centrali a petrolio e carbone, in un momento drammatico per il pianeta, ce ne passa di acqua da riempire un oceano.

FONTE https://it.mashable.com/ambiente/3341/perche-youtube-ha-rimosso-il-documentario-planet-of-the-humans-di-michael-moore

IL film e’ comunque di nuovo sul canale youtube

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Un documentario che divide. Planet of the humans, prodotto da Michael Moore, mette nel mirino la devastazione dell’ambiente e le contraddizioni dell’ambientalismo. Il film ha scatenato polemiche feroci, soprattutto nel mondo “green” degli Stati uniti. Come contributo al dibattito anche in Italia, pubblichiamo insieme due punti di vista diversi e argomentati, firmati da Luca Celada e Stella Levantesi

 

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