Gli eserciti segreti della NATO [VI]
di Daniele Ganser*
Mentre gli Stati Uniti si presentano come i difensori della Democrazia, essi hanno organizzato i brogli delle elezioni in Italia, due colpi di Stato invisibili e non hanno esitato ad eliminare fisicamente il Primo ministro Aldo Moro. In questa sesta parte del suo studio su Gladio, lo storico svizzero Danièle Ganser rintraccia il modo in cui Washington ha controllato nascostamente la vita politica italiana, all’insaputa degli Italiani, per cinquanta anni.
Nel 1978, gli Stati Uniti hanno fatto rapire ed assassinare il Primo ministro italiano, Aldo Moro. La sua esecuzione è stata rivendicata dalle Brigate rosse, ma l’operazione era manipolata da Gladio.
Quest’articolo è il sesto capitolo di un’opera e fa seguito a questi non tradotti:
1. « Quand le juge Felice Casson a dévoilé le Gladio… [Quando il giudice Felice Casson ha svelato la Gladio]
2. « Quand le Gladio fut découvert dans les États européens… [Quando la Gladio fu scoperta negli Stai europei]
3. « Gladio: Pourquoi l’OTAN, la CIA et le MI6 continuent de nier [Gladio: Perché la NATO, la CIA e l’M16 continuano a negare]
4. « Les égouts de Sa Majesté [Le fogne di Sua Maestà]
5. « La guerre secrète, activité centrale de la politique étrangère de Washington [La guerra segreta, attività centrale della politica straniera di Washington]
L’anticomunismo statunitense fu all’origine di numerose tragedie che segnarono la storia della Prima Repubblica italiana (1945-1993). Le prove scoperte nel corso degli ultimi dieci anni attestano che l’esercito Gladio diretto dai servizi segreti italiani prese, con la complicità dei terroristi di estrema destra, una parte attiva a questa guerra non dichiarata. In assenza di invasori sovietici, le unità paramilitari anticomuniste formate dalla CIA si ripiegarono su delle operazioni interne miranti a condizionare la vita politica nazionale. Un’inchiesta parlamentare incaricata dal Senato italiano di far luce su Gladio e su una serie di attentati misteriosi conclude che alla fine della Guerra fredda che, nel paese, “la CIA aveva potuto beneficiare di una libertà massima” dovuta al fatto che l’Italia aveva, durante la Prima Repubblica, vissuto “in una situazione di divisione difficile cioè tragica”. Questa divisione opponeva le due ideologie dominanti della Guerra fredda: a sinistra, si trovava il molto popolare e molto influente PCI, il Partito comunista italiano, finanziato segretamente dall’URSS così come il potente Partito socialista [1] mentre dall’altra parte della scacchiera si attivavano la CIA, i servizi segreti militari italiani ed il loro esercito Gladio ma anche dei movimenti terroristi di estrema destra che ricevevano il sostegno politico della DC conservatrice [2].
Durante la Seconda Guerra mondiale, l’Italia del dittatore fascista Benito Mussolini si era alleata ad Hitler. Dopo la sconfitta delle potenze dell’Asse, il presidente Franklin Roosevelt, il Primo ministro britannico Winston Churchill ed il dirigente dell’Urss Joseph Stalin si incontrarono a Yalta, in Crimea, nel febbraio del 1945, per discutere della sorte dell’Europa e presero la decisione, cruciale per l’Italia, di porre la penisola nella sfera di influenza statunitense. Allo scopo di limitare il potere dei comunisti, la CIA non esitò ad allearsi alla Mafia ed ai terroristi di estrema destra. Victor Marchetti, un agente della CIA, spiegò un giorno: “La CIA si è appoggiata sull’anticomunismo viscerale della Mafia per controllare l’Italia” [3]. Prima della stessa fine della guerra, Earl Brennan, il capo dell’OSS in Italia, era intervenuto presso il ministro della Giustizia USA affinché quest’ultimo riducesse la pena a 50 anni pronunciata contro Charles “Lucky” Luciano allo scopo di concludere un accordo segreto: in cambio della sua liberazione, Luciano forniva all’esercito statunitense una lista di mafiosi siciliani più influenti che dovevano appoggiare lo sbarco americano del 1943 in Sicilia [4]. Dopo la guerra, la CIA “ebbe a cuore di mantenere quest’amicizia segreta con la Mafia siciliana” ed è così che “in nome della lotta contro il comunismo in Italia ed in Sicilia, gli Americani abbandonarono l’isola ai criminali che la controllano ancora oggi” [5].
Le truppe USA che liberarono il paese ed instaurarono al posto della dittatura una democrazia fragile furono accolti dagli Italiani con bandiere, pane e vino. Malgrado ciò, gli Alleati “erano preoccupati della fragile situazione dell’Italia e soprattutto della minaccia del partito comunista la cui influenza non smetteva di crescere, una situazione già osservata in passato in Grecia ed in Iugoslavia”. È per questo Londra e Washington decisero di cambiare politica smettendo di assistere i partigiani italiani, in maggioranza comunisti, che godevano di un certo prestigio presso la popolazione in ragione della loro eroica resistenza al fascismo. “Questo cambiamento di politica fu vivamente deplorato” dagli ufficiali di collegamento britannici ed americani che avevano combattuto dietro le linee nemiche a fianco dei comunisti
e “tra gli Italiani stessi” [6]. Ed il malcontento crebbe anche quando i comunisti italiani videro i loro vecchi alleati reclutare segretamente dei fascisti e dei membri dell’estrema destra all’interno dell’apparato dello Stato. “l’anticomunismo virulento, sul quale si erano appoggiati i fascisti per accedere al potere, era al presente una qualità molto ricercata” [7].
“È probabile che dei gruppuscoli di estrema destra furono reclutati ed integrati alla rete Stay-behind allo scopo di poterci avvertire se una guerra si preparava”, confermerà più tardi Ray Cline, direttore aggiunto della CIA dal 1962 al 1966, in un servizio giornalistico su Gladio. “In quest’ottica, l’utilizzazione di estremisti di destra, a finalità informative e non politiche, mi sembra non porre alcun problema” [8]. Ma, lungi dal limitarsi alla raccolta di informazioni, costoro ricevettero verosimilmente le chiavi del potere. Gli Stati Uniti eressero la DC, la Democrazia cristiana, come un baluardo di fronte al comunismo, “un’accozzaglia di collaborazionisti, di monarchici e di fascisti irriducibili” [9]. Alcide De Gasperi, della DC, del nominato Primo ministro e diresse otto governi successivi tra 1945 e 1953 [10]. “In assenza di una vera purga, la vecchia burocrazia fascista riuscì a sopravvivere” [11]. Il Primo ministro De Gasperi ed il ministro degli Interni Mario Scelba supervisionarono personalmente “la reintegrazione di funzionari profondamente compromessi con il regime fascista” [12].
Il principe Valerio Borghese, soprannominato “il Principe nero”, fu uno dei fascisti notori reclutati dagli Stati Uniti. Alla testa della Deima MAS (XMAS), un corpo d’elite di 4.000 uomini creato nel 1941 e posto sotto comando nazista, egli aveva diretto una campagna di sterminio dei resistente durante la Repubblica di Salò e si era specializzato nello stanamento ed esecuzione dei comunisti italiani. Catturato da resistenti verso la fine della guerra, fu sul punto di essere impiccato quando il 25 aprile 1945, l’ammiraglio Ellery Stone, proconsole statunitense dell’Italia occupata ed intimo amico della famiglia Borghese, ordinò a James Angleton, un impiegato dell’OSS che sarebbe diventato il più celebre degli agenti della CIA, di aiutarlo.
Angleton fornì al Principe nero un’uniforme da ufficiale US e lo scortò sino a Roma dove doveva rispondere dei suoi crimini di guerra. Grazie alla protezione degli Stati Uniti, Borghese fu infine dichiarato “non colpevole” [13]. L’agente della CIA Angleton fu insignito della Legion of Merit dell’esercito degli Stati Uniti per i suoi atti “eccezionalmente meritori” e proseguì la sua carriera nella direzione del controspionaggio della CIA, “diventando l’incarnazione stessa del controllo esercitato dagli USA sui movimenti politici ed i gruppi paramilitari neofascisti e d’estrema destra dell’Italia del dopoguerra” [14]. Come numerosi soldati della Guerra fredda, “il nemico aveva semplicemente cambiato forma agli occhi di Angleton” dopo la sconfitta dell’Asse, come scrissero i suoi biografi, “la falce ed il martello avevano sostituito la croce uncinata” [15].
Nel 1947 furono creati a Washington la NSC e la CIA. L’Italia, a motivo dei “continui attacchi del suo potente partito comunista” di cui era il bersaglio, ebbe il triste privilegio di essere il primo paese ad essere oggetto di una guerra segreta e non dichiarata della CIA. La missione che si era riproposta l’Agenzia era chiara: impedire alla sinistra italiana di vincere le prime elezioni nazionali del dopoguerra, che dovevano svolgersi il 16 aprile 1948. Il presidente Harry Truman era molto contrariato perché il PCI, il più grande partito comunista dell’Europa occidentale, ed il PSI si erano alleati per formare il Fronte Democratico Populare (FDP). Gli osservatori prevedevano una vittoria del FDP in Parlamento, basandosi sulle buone percentuali ottenute dalla coalizione di sinistra durante le ultime elezioni municipali in cui la DC sostenuta dagli Stati Uniti era stata sconfitta. l’OPC, il dipartimento delle operazioni speciali della CIA, che, sotto la direzione Frank Wisner, mise in piedi la rete Gladio, iniettò dunque 10 milioni di dollari nel partito democratico cristiano. Allo stesso tempo, comunisti e socialisti furono il bersaglio di campagne di diffamazione.
Tra i tanti colpi sporchi, la CIA pubblicò degli opuscoli calunniosi ed anonimi sulla vita sessuale e privata dei candidati del PCI attribuendo loro dei contatti con i fascisti e/o dei movimenti anticlericali. Questa strategia consistente a prendere di mira in modo specifico i seggi suscettibili di apportare una maggioranza alla DC invece di puntare ad un’ampia vittoria portò i suoi frutti in ognuna delle più di 200 circoscrizioni ad eccezione di due. Durante il voto, la DC ottenne il 48,5% dei voti e 307 seggi al Parlamento mentre il FDP dovette accontentarsi del 31% dei voti e di 200 seggi [16]. La repressione brutale che rispose alle proteste della popolazione e della sinistra in particolare fecero “un numero notevole di vittime durante le manifestazioni e le occupazioni di locali” [17].
Il presidente Truman fu molto soddisfatto dei risultati ottenuti e divenne un adetto alle operazioni clandestine. Nella sua famosa “Dottrina Truman” del marzo 1947, egli aveva specificato: “Non dobbiamo riconoscere nessun governo imposto ad una nazione da una forza o una potenza straniera”, fondando così la politica estera degli Stati Uniti sul “Diritto e la Giustizia” e rifiutando ogni compromesso con il male” [18]. Tuttavia, se le elezioni italiane si erano risolte altrimenti che con una vittoria della DC sostenuta dagli USA, l’Italia avrebbe potuto allora sprofondare, come la Grecia, nella guerra civile. Durante e dopo le elezioni, delle navi da guerra USA pattugliarono al largo della penisola e delle forze di terra rimasero in alerta. George Kennan, il capo dell’ufficio di pianificazione del dipartimento di Stato incaricato di sviluppare i programmi a lungo termine necessari al raggiungimento degli obiettivi di politica estera, preconizzava puramente e semplicemente un intervento militare degli USA nel caso di una vittoria dei comunisti alle elezioni [19].
In seguito alle rivelazioni su Gladio, il presidente italiano Francesco Cossiga confermò che una fazione paramilitare della DC si teneva pronta ad intervenire se ciò si fosse verificato. Dotato di un fucile automatico Stern, di caricatori e di molte “granate a mano”; Cossiga faceva egli stesso parte del commando. “Ero armato sino ai denti e non ero il solo”. L’armamento dei paramilitari della DC era stato “acquistato grazie a del denaro messo a loro disposizione dal partito” [20].
Dopo che il PCI fu eliminato dal governo, l’Italia governata dalla DC filo-USA fu invitata, il 4 aprile 1949, a raggiungere la NATO creata da poco, in qualità di membro fondatore. Soltanto alcuni giorni prima, il 30 marzo 1949, l’Italia si era dotata del suo primo servizio di informazioni militare dal 1945, nato dalla collaborazione con la CIA. Integrata al ministero della Difesa, l’unità segreta fu battezzata SIFAR e posta sotto la direzione del generale Giovanni Carlo. Durante la Prima Repubblica, il SIFAR interferì in diverse riprese negli affari politici dell’Italia e la sua divisione “Office R” si incarico del comando dell’esercito anticomunista stay-behind Gladio [21]. “La coincidenza tra l’adesione dell’Italia alla Nato e la restaurazione della sua capacità di informazione è lungi dall’essere fortuita”, osserva a giusto titolo l’esperto in servizi segreti Philipp Willan, “ci informa sugli scopi fondamentali dei servizi segreti dell’Italia del dopoguerra e sulle intenzioni di coloro che hanno permesso il loro ristabilimento” [22].
Il SIFAR fu una sua creazione “regolata da un protocollo topo secret imposto dagli Stati Uniti che costituisce una rinuncia totale alla sovranità nazionale”. Secondo questo protocollo, stabilito in coordinamento con il programma della NATO, gli obblighi del SIFAR nei confronti della direzione della CIA negli USA avrebbero compreso la condivisione dell’informazione raccolta ed il rispetto di un diritto di osservazione sul reclutamento del personale, il quale doveva imperativamente ricevere l’approvazione della CIA [23]. Infatti, il SIFAR non era indipendente ma sotto la cappa della CIA. O piuttosto, come scrive Paolo Taviani, ministro della Difesa italiano tra il 1955 ed il 1958: i servizi segreti italiani erano diretti e finanziati dai “tipi di Via Veneto”, detto altrimenti, la CIA e l’ambasciata degli Stati Uniti a Roma [24]. I senatori italiani evidenziarono anche quest’egemonia della CIA: “Gladio è stata creata in seguito ad un accordo tra due servizi segreti, uno molto importante, lo statunitense, l’altro meno, l’italiano” [25].
Nel 1951, il generale Umberto Broccoli fu nominato direttore del SIFAR e, nella sua qualità di membro di un “Comitato Segreto”, incontrò regolarmente dei rappresentanti della CIA, il responsabile del comando della NATO per l’Europa del Sud così come dei responsabili dell’esercito, della Marina e dell’esercito dell’Aria italiana [26]. La NATO temeva l’influenza del PCI, il SIFAR aveva vocazione a garantire la stabilità dell’Italia. In quest’ottica, l’esercito segreto Gladio era il suo pezzo forte. L’8 ottobre 1951, Broccoli scrisse al ministro della Difesa Efisio Marras a proposito del’esercitazione dei Gladiatori al Regno Unito e della fornitura di armi e di esplosivi da parte della CIA. Nella sua lettera, il generale spiegava che il SIS aveva offerto di addestrare i quadri della Gladio italiana in cambio dell’acquisto di armamenti britannici attraverso l’Italia. Allo stesso tempo, la CIA proponeva di fornire le armi gratuitamente, ma non era in grado di fornire una formazione del livello di quella che offrivano gli Inglesi. Gli Italiani scelsero di non scegliere: essi inviarono i loro ufficiali a ricevere la prestigiosa istruzione dei centri di addestramento britannici e conclusero simultaneamente con gli Stati Uniti un accordo segreto che garantiva loro un approvvigionamento gratuito in armi. Ciò non piacque ai Britannici. Quando il generale Ettore Musco, che succedette a Broccoli alla testa del SIFAR si recò in Inghilterra per visitare il forte Monckton, l’accoglienza fu particolarmente fredda: “Nel 1953, i Britannici, arrabbiati di essersi fatti giocare, rimproverarono al generale Musco che “il suo servizio si era votato anima e corpo agli Stati Uniti” [27].
Operando per la politica anticomunista segreta della NATO, i rappresentanti del SIFAR parteciparono regolarmente alle riunioni di Gladio degli organi di comando della NATO, l’ACC e il CPC [28]. Poco tempo prima di lasciare le sue funzioni, il presidente Cossiga pretese durante un’intervista televisiva che l’esercito segreto Gladio era nato in Italia nel 1951 dalla preoccupazione “di quanto poteva accadere se l’Europa venisse invasa”. “Si convenne che tre paesi. gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, fossero membri permanenti e che gli altri fossero membri associati, la qual cosa riguardava la Danimarca, la Norvegia, i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo, la Grecia e la Turchia”, spiegò Cossiga facendo riferimento al CPC, il comitato di direzione della rete Gladio. “L’Italia fu invitata a partecipare in qualità di membro associato. Essa declinò l’offerta e chiese di diventare un membro permanente ma non ricevette allora risposta. Nel 1956, la Germania raggiunse il gruppo”. Il presidente insisteva sul segreto concernente queste operazioni. “La linea di condotta della NATO consisteva nel negare l’esistenza su tutto quel che veniva convenuto” [29].
In un documento top secret del NSC, il Consiglio Nazionale di Sicurezza statunitense, firmato da Truman il 21 aprile 1950, il presidente sottolineava che “L’Italia è la chiave della sicurezza americana”, gli USA dovevano dunque “essere pronti ad utilizzare tutto il loro potere politico, economico e, al bisogno, militare” per combattere il PCI [30]. “Nel caso in cui i comunisti riuscissero ad entrare nel governo in modo democratico o se questo governo dovesse cessare di opporsi fermamente al comunismo all’interno ed all’esterno del paese, gli Stati Uniti dovevano prepararsi a prendere le misure necessarie”, Truman menzionava anche esplicitamente la possibilità di un’invasione se “una parte del territorio italiano cadesse sotto il controllo comunista in seguito ad un’insurrezione armata”. All’avvicinarsi delle elezioni, il piano concepito dagli USA prevedeva, in fase 1: il rafforzamento della “presenza militare americana nel Mediterraneo”; fase 2: “la fase d’alerta”, le truppe USA dovevano invadere l’Italia “dietro richiesta del governo italiano e dopo consultazione della Gran Bretagna e degli altri paesi della NATO”. Dovevano spiegarsi “nelle zone della penisola controllate dal governo per una dimostrazione di forza”. Infine, la “fase 3″, allarme rosso: le forze armate (statunitensi) con effettivi sufficienti” dovevano “sbarcare in Sicilia e/o in Sardegna” allo scopo “di occupare e di difendere il territorio contro la resistenza comunista locale” [31].
I timori di Washington crebbero ancora durante le elezioni del giugno 1953 in cui, malgrado le operazioni speciali della CIA, la DC, con il 40% dei voti, ottenne soltanto 261 seggi al Parlamento, ossia 46 meno del 1948. La coalizione di sinistra conquistò, in quanto ad essa, 218 seggi con il 35% dei voti. La CIA intensificò la sua guerra segreta perché “vi erano delle valide ragioni di dubitare che se questa tendenza osservata tra 1948 e 1953 fosse proseguita (…) la coalizione formata dai comunisti ed i socialisti avrebbe finito con il diventare la principale forza politica del paese”, secondo l’analisi effettuata da William Colby, che fu più tardi scelto per dirigere la CIA durante la presidenza di Nixon [32]. Il primo luogo, fu deciso che bisognava nominare un capo del SIFAR più aggressivo. Nel 1955, Carmel Offie, alto responsabile della CIA e intimo collaboratore del direttore di allora Allen Dulles, si recò in Italia dove, con il direttore dell’antenna locale, il COS Gerry Miller, affidò a Claire Boothe Luce, l’affascinante ambasciatrice degli Stati Uniti a Roma, la missione di convincere il ministro della Difesa italiano Emilio Tavani di nominare il generale Giovanni De Lorenzo a capo del SIFAR. L’anno successivi, De Lorenzo, un avversario accanito del comunismo acquisito alle idee di Washington, assunse dunque il comando del SIFAR e dei suoi eserciti segreti [33].
Con i suoi baffi, i suoi occhiali ed i suoi modi militareschi, De Lorenzo incarnava la figura del generale all’antica. In un documento top secret datato 26 novembre 1956 e firmato da lui, il capo del SIFAR evoca degli “accordi precedenti” intercorsi tra la CIA ed i suoi servizi e precisa che l’operazione Gladio è sulla buona strada [34]. Il documento, contenente dei dati altamente sensibili, non fu svelato ai senatori incaricati dell’inchiesta parlamentare. “L’accordo concluso tra il SIFAR e la CIA nel 1956 riguardante l’organizzazione stay-behind non può al presente essere reso pubblico poiché si tratta di un impegno bilaterale classificato top secret”, spiegherà l’ammiraglio Fulvio Martini, direttore del SIFAR, a dei senatori interdetti che avevano creduto, a torto, che il SIFAR doveva rendere conto al Parlamento italiano e non alla CIA. “La declassificazione del documento, che ho già chiesto il 13 dicembre 1990”, precisò, “necessita imperativamente dell’accordo dell’altra parte implicata” [35].
Sulla lista dei progetti prioritari del SIFAR, De Lorenzo pose la costruzione di un nuovo quartiere generale per l’esercito segreto, per la quale la CIA non esitò a sborsare 300 milioni di lire. Stati Uniti ed Italia avevano convenuto che per ragioni di discrezione e di funzionalità, il nuovo centro di Gladio non doveva essere edificato sul continente ma su una delle grandi isole della costa Ovest dell’Italia. Fu scelta la Sardegna ed il terreno acquistato. Il colonello Renzo Rocca, capo dell’Ufficio R, che dirigeva la Gladio locale, fu incaricato di supervisionare la costruzione della nuova base in cui dei soldati anticomunisti sarebbero stati equipaggiati e addestrati da istruttori delle Forze Speciali USA e britanniche [36]. Il “Centro di addestramento al sabotaggio” (in italiano CAG- Centro Addestramento Guastatori) era situato a Capo Marragiu, vicino al villaggio di Alghero. Dietro le mura e le recinzioni elettrificate, si costruì un piccolo forte e dei bunker sotterranei, si installarono dei potenti trasmettitori radio a lunga distanza così come delle installazioni sottomarine destinate all’addestramento di subacquei da combattimento; infine, furono costruiti anche due brevi piste di atterraggio ed un eliporto. Altre costruzioni furono anche aggiunte per l’addestramento all’uso delle armi e di esplosivi e per la formazione ideologica [37].
“Mi sono recato per la prima volta a Capo Marragiu nel 1959”, testimoniò il Gladiatore Ennio Colle in seguito alla scoperta degli eserciti segreti. Il 27 novembre 1990, Colle aveva ricevuto una lettera del direttore del SISMI che lo informava che “l’esercito segreto era stato sciolto”. Il vecchio combattente affermò che i membri dell’unità speciale erano tenuti all’oscuro a proposito della dimensione internazionale della rete e che essi ignoravano dove essi avevano ricevuto il loro addestramento: “Non sapevo dove fossi perché ci trasportavano con aerei dagli oblò oscurati”. Decimo Garau, un istruttore del CAG, formato in Gran Bretagna, confermò a dei giornalisti che i Gladiatori italiani erano letteralmente tenuti all’oscuro: “Essi giungevano a bordo di un apparecchio mimetizzato ed erano in seguito portati con delle navi dai vetri oscurati che li depositavano davanti ai loro quartieri. L’addestramento poteva allora cominciare” [38].
“Riassumendo, il mio lavoro consisteva nell’impedire che i comunisti si impadronissero dell’Italia alle prossime elezioni del 1958”, scriveva l’agente della CIA William Colby nelle sue memorie. Nell’autunno del 1953, egli fu inviato a Roma e posto agli ordini del COS Gerry Miller. Gli eserciti segreti Gladio dovevano permettere alla CIA di “evitare che le difese militari della NATO non siano cortocircuitate politicamente da una quinta colonna sovversiva, il Partito Communista Italiano (o PCI)”, nel quadro di ciò che Colby descrive come “il più vasto programma di azione politica clandestina mai intrapresa dalla CIA”. Come i comunisti, i socialisti italiani subivano anch’essi gli attacchi della CIA che orchestrava delle campagne di diffamazione nei loro confronti continuando a finanziare la DC. “Non avremmo comunque abbandonato la DC che controllavamo al posto dei socialisti imprevedibili”. Le manovre di Colby portarono i loro frutti e, nel 1958, la DC consolidò il suo potere con il 42% dei voti e 273 seggi mentre i comunisti, con il loro 23%, dovevano accontentarsi di 140 seggi ed i socialisti di 84 [39].
Lo studio di vasto respiro di Daniele Ganser sugli eserciti segreti della NATO al servizio dell’imperialismo anglo-americano e quindi negatori di una qualunque forma di “democrazia” all’interno del quadro storico capitalistico è stato integralmente tradotto dall’editore Fazi di Roma nel 2008.
Daniele Ganser
[Traduzione di Ario Libert]
NOTE
[1] Se è vero che il PCI ha ricevuto un importante sostegno finanziario da Mosca, le relazioni esatte tra quest’ultimo ed il Partito comunista sovietico durante la Guerra fredda sono oggetto di discussione tra gli storici. Sergio Romano, ambasciatore d’Italia in URSS dal 1985 al 1989, riportò che sino alla fine degli anni 70, la maggior parte delle risorse finanziarie del PCI provenivano dal Partito comunista sovietico. Tra le inchieste condotte su questi legami tra il PCI e Mosca figurano: Joan Barth Urban, Moscow and the Italian Communist Party: From Togliatti to Berlinguer (Cornell University Press, Ithaca, 1986); Gianni Cervetti, L’Oro di Mosca: La Verità sui Finanziamenti Sovietici al PCI Raccontata dal Diretto Protagonista (Baldini & Castoldi, Milano, 1993, riedito nel 1999) e Valerio Rima, Oro da Mosca. I Finanziamenti Sovietici al PCI dalla Rivoluzione d’Ottobre al Crollo dell’ URSS (Mondadori, Milano, 1999).
[2] Senato della Repubblica. Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi: Il terrorismo, le stragi ed il contesto storico politico. Redatta dal presidente della Commissione, Senatore Giovanni Pellegrino. Rome, 1995, p. 20. Questo rapporto del Senato italiano costituisce uno dei documenti di riferimento su Gladio e più generalmente sulle azioni clandestine condotte dagli Stati Uniti in Italia. Tratta di Gladio, del terrorismo e di attentati non risolti. Allo scopo di evitare confusione con il secondo rapporto senatoriale, anch’esso molto interessante, presentato nel 2000, il primo documento sarà chiamato Rapporto dell’inchiesta senatoriale del 1995 su Gladio e gli attentati.
[3] Settimanale italiano Panorama del 10 febbraio 1976. Citato in Rapporto dell’inchiesta senatoriale del 1995 su Gladio e gli attentati, p. 13.
[4] Roberto Faenza, Gli americani in Italia (Editore Feltrinelli, Milano, 1976), p. 10–13. Le connessioni tra gli USA e la mafia erano già state rivelate da un’inchiesta del Senato degli Stati Uniti diretta dal senatore Kefauver. Vedere gli US Senate Special Committee, Hearings on Organised Crime and Interstate Commerce, part 7, p. 1181 (1951). Lo storico italiano Roberto Faenza fu uno dei primi a valutare l’impatto notevole delle operazioni clandestine in Italia. La sua prima opera, scritta com Marco Fini ed apparsa nel 1976, si concentrava sugli anni del dopoguerra e si intitolava sobriamente: Gli Americani in Italia. Si poteva leggere nella prefazione: “Per numerose persone nel mondo intero, compreso il cittadino statunitense medio, fu difficile e doloroso ammettere che gli Stati Uniti costituivano la forza più conservatrice e più controrivoluzionaria del mondo. È tuttavia quanto dimostra questo libro rivelando gli interventi segreti del governo USA negli affari interni del popolo italiano (…) la situazione è comparabile a quanto hanno rivelato altre inchieste in Grecia, in Iran, in Guatemale, nella Repubblica Domenicana ed in numerosi altri paesi (…). È particolarmente difficile guardare questa verità in faccia”.
[5] Quotidiano britannico The Observer del 10 gennaio 1993. Riferimento al documentario Allied to the Mafia, diffuso nel gennaio 1993 sul canale BBC2.
[6] Mackenzie, W. J. M., History of the Special Operations Executive: Britain and the resistance in Europe (British Cabinet Office, Londres, 1948), p. 842 e 853. Gli USA hanno applicato nella zona del Pacifico, e soprattutto nelle Filippine, questa strategia consistente nell’appoggiare e poi nell’indebolire delle guerriglie di estrema sinistra durante la Seconda Guerra mondiale. Il Giappone aveva invaso le Filippine nel gennaio 1942. Gli Stati Uniti sostenevano ed addestravano dei partigiani dai diversi orientamenti in lotta contro l’opposizione giapponese, tra cui il movimento rivoluzionario di sinistra Huk che rappresentava una potente leva per la rivoluzione sociale. Ma, come in Italia ed in Grecia, i vecchi fratelli d’armi furono sacrificati. Una volta il Giappone vinto, gli USA confiscarono le armi della guerriglia e gli Huk furono massacrati in presenza di ufficiali USA, un’operazione che durò almeno sino al 1945. Lo storico statunitense Gabriel Kolko commenta: “I dirigenti Huks credevano ingenuamente che gli Americani li avrebbero tollerati”. Vedere Gabriel Kolko, Century of War Politics, Conflict, and Society since 1914 (The New Press, New York, 1994), p. 363.
[7] Geoffrey Harris, The Dark Side of Europe: The Extreme Right Today (Edinburgh University Press, Édimbourg, 1994), p. 3 e 15.
[8] Allan Francovich, Gladio: The Ringmasters. Primo dei tre documentari di Francovich dedicati a Gladio, diffuso il 10 juin 1992 sulla BBC2.
[9] William Blum, Killing Hope: US Military and CIA Interventions since World War II (Common Courage Press, Maine, 1995), p. 28.
[10] A proposito di Alcide de Gasperi, vedere L’Opus Dei e l’Europa – Dal riciclaggio dei fascisti al controllo delle democrazie, di Thierry Meyssan, 22 marzo 1995.
[11] Martin Lee, The Beast Reawakens (Little Brown and Company, Boston, 1997), p. 100.
[12] Jonathan Dunnage, “Inhibiting Democracy in Post-War Italy: The Police Forces, 1943–48”, in: Italian Studies, n° 51, 1996, p. 180.
[13] Stuart Christie, Stefano delle Chiaie (Anarchy Publications, Londres 1984), p. 6.
[14] Ibid., p. 4.
[15] Tom Mangold, Cold Warrior: James Jesus Angleton; The CIA’s Master Spy Hunter (Simon & Schuster, Londres, 1991), p. 20. Mangold, il biografo di Angleton non fornisce sfortunatamente nessun dettaglio sulla collaborazione dell’agente con i fascisti dopo il 1945 e non riferisce del salvataggio di Borghese da parte di Angleton. Il personaggio di James Angleton è stato interpretato al cinema da Matt Damon nel film di Robert De Niro The Good Shepherd (2006), in italiano L’ombra del potere, ed alla televisione da Michael Keaton nella serie The Company (2006).
[16] William Corson, The Armies of Ignorance: The Rise of the American Intelligence Empire (The Dial Press, New York, 1977), p. 298 e 299. Per la sua natura clandestina, l’operazione fu finanziata con del denaro sporco che si dovette riciclare. Corson spiega che 10 milioni di dollari furono dapprima ritirati in specie di Fondi di Stabilizzazione Economica prima di transitare su conti personali per essere infine riversati sotto forma di doni a degli organismi schermi della CIA.
[17] Christie, delle Chiaie, p. 175.
[18] Denna Frank Fleming, The Cold War and Its Origins 1917–1960 (Doubleday, New York, 1961), p. 322.
[19] Thomas Powers, The Man Who Kept the Secrets : Richard Helms and the CIA (Weidenfeld and Nicolson, Londres, 1980), p. 30.
[20] Quotidiano britannico The Guardian del 15 gennaio 1992.
[21] Durante la Prima Repubblica italiana il servizio di informazione militaredovette cambiare nomemolte volte per via di numerosi scandali in cui fu coinvolto. Dalal sua creazione nel 1949 al primo grande caso nel 1965, portò il nome di SIFAR, fu in seguito ribattezzato SID, conservando la maggior parte del suo personale. Nel 1978, in seguito ad un nuovo scandalo, il SID fu diviso in due servizi che sono oggi sempre attivi. Il ramo civile fu posto sotto il controllo del ministero dell’Interno e battezzato SISDE (Servizio Informazioni Sicurezza Democratica) mentre il ramo militare rimase collegato al minsitero della Difesa con il nome di SISMI.
Direttori dei servizi segreti militari | ||
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generale Giovanni Carlo | 1949–1951 | SIFAR |
generale Umberto Broccoli | 1951–1953 | SIFAR |
generale Ettore Musco | 1953–1955 | SIFAR |
generale Giovanni De Lorenzo | 1956–1962 | SIFAR |
generale Egidio Viggiani | 1962–1965 | SIFAR |
generale Giovanni Allavena | 1965–1966 | SID |
generale Eugenio Henke | 1966–1970 | SID |
generale Vito Miceli | 1970–1974 | SID |
generale Mario Casardi | 1974–1978 | SID |
generale Giuseppe Santovito | 1978–1981 | SISMI |
generale Nino Lugaresi | 1981–1984 | SISMI |
ammiraglio Fulvio Martini | 1984–1991 | SISMI |
Sergio Luccarini | 1991 | SISMI |
generale Luigi Ramponi | 1991–1992 | SISMI |
generale Cesare Pucci | 1992–1993 | SISMI |
generale Sergio Siracusa | 1994-1996 | SISMI |
ammiraglio Gianfranco Battelli | 1996-2001 | SISMI |
generale Nicolò Pollari | 2001-2006 | SISMI |
ammiraglio Bruno Branciforte | 2006-2007 | SISMI |
ammiraglio Bruno Branciforte | 2008… | AISE |
[22] Philip Willan, Puppetmasters: The Political Use of Terrorism in Italy (Constable, Londres, 1991), p. 34.
[23] Mario Coglitore (ed.), La Notte dei Gladiatori. Omissioni e silenzi della Repubblica (Calusca Edizioni, Padova, 1992), p. 34.
[24] Quotidiano britannico The Observer del 18 novembre 1990.
[25] Rapporto dell’inchiesta senatoriale del 1995 su Gladio e gli attentati, p. 49.
[26] Coglitore, Gladiatori, p. 133.
[27] Pietro Cedomi, “Service secrets, Guerre froide et ‘stay-behind. 2e partie’: La mise en place des réseaux” nella rivista belga Fire ! Le Magazine de l’Homme d’Action, septembre/octobre 1991, p. 80.
[28] Allied Clandestine Committee (ACC) e Clandestine Planning Committee (CPC).
[29] Quotidiano britannico The Observer del 7 giugno 1992.
[30] Memorandum, National Security Council to Harry S. Truman, April 21, 1950, Bibliothèque du Réseau Voltaire.
[31] Il documento fu declassificato nel 1994 e provocò un’ondata di protesta in Italia. Vedere il quotidianoitaliano La Stampa del 27 novembre 1994.
[32] William Colby, Honourable Men: My Life in the CIA (Simon & Schuster, New York, 1978), p. 110; Tr. it.: La mia vita nella CIA, Mursia, Milano, 1981.
[33] Roberto Faenza, Il malaffare. Dall’America di Kennedy all’Italia, a Cuba, al Vietnam (Editore Arnoldo Mondadori, Milan, 1978), p. 312.
[34] L’esistenza di questo documento fu rivelata al momento delle rivelazioni su Gladio nel 1990. Il rapporto dell’inchiesta senatoriale del 1995 su Gladio e gli attentati, p. 25.
[35] Settimanale italiano L’Europeo del 18 gennaio 1991. La commissione d’inchiesta parlamentare non apprese l’esistenza del documento del 1956 su Gladio che entrando in possesso di un testo datato 26 novembre 1956 ed intitolatoAccordo fra il Servizio Informazioni Italiano ed il Servizio Informazioni USA relativo alla organizzazione ed all’attività della rete clandestina post-occupazione (stay-behind) italo-statunitense. [Accordo concluso tra il SIFAR e la CIA concernente l’organizzazione e l’attività di una rete post occupazione italo-statunitense segreta (stay-behind)]. Il contenuto del documento originale figura in Coglitore, Gladiatori, p. 118–130.
[36] Giornale belga Fire, gennaio 1992, p. 59.
[37] Ibid., p. 62.
[38] Allan Francovich, Gladio: The Puppeteers. Secondo dei tre documentari di Francovich dedicati a Gladio, diffusi sulla BBC2 il 17 giugno 1992. Version française: Gladio, les Marrionettistes.
[39] Colby, Honourable Men, p. 128.
LINK:
Les armées secrètes de l’OTAN
FONTE http://storiasoppressa.over-blog.it/article-terrorismo-reale-55690264.html
VEDI ANCHE
La NATO: da Gladio ai voli segreti della CIA
USTICA:E’ STATA LA NATO
https://www.youtube.com/watch?v=kueH0C3BLNE
Erano 21 gli aerei militari in cielo quella notte come fece sapere la Nato nel 1996 rispondendo al giudice Rosario Priore. Daria Bonfietti, la presidente dell’associazione dei parenti delle vittime lo dice sempre ma non si è stancata di ripeterlo neanche in occasione di questo convegno: «In questo campo non ci sono ipotesi ma verità che ci ha consegnato la magistratura che ha riconosciuto la responsabilità del ministero dei Trasporti, per non aver controllato la sicurezza, e della difesa, per aver distrutto le prove. Ma oggi serve a tutti sapere chi abbia abbattuto un aereo civile: è un problema di dignità nazionale, non solo dei parenti, cercare di conquistare questa verità. FONTE
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