Qualcuno di noi vorrebbe vivere in un mondo senza madri?

La domanda può sembrare assurda, ma gli eugenisti che stanno dietro ai bambini in provetta e alla maternità surrogata hanno ora nel mirino l’ingegneria genetica e gli uteri artificiali che escluderebbero le donne dal processo riproduttivo.

Questo è l’avvertimento lanciato in un’importante edizione speciale della rivista francese Ecologie & Politique, che ha suscitato alcune polemiche (vedi sotto).

Nell’articolo introduttivo, intitolato “L’obsolescenza della nascita”, Mathias Lefèvre e Jacques Luzi scrivono: “La creazione di un utero artificiale confermerebbe la dissociazione, avviata dalla fecondazione in vitro, tra il corpo femminile e la riproduzione umana.

“Non si tratterebbe più di ‘far nascere l’altro’ o di ‘metterlo al mondo’, ma di ‘produrre un figlio’, se possibile, senza difetti”.

L’origine dell’attuale minaccia viene fatta risalire a una “rappresentazione riduzionista, meccanica e utilitaristica della natura” che ha dato vita a un “programma globale essenzialmente totalitario”.

Questo ha comportato la costruzione di “un nuovo mondo artificiale, giudicato migliore di quello precedente, alla ricerca di ordine, arricchimento e potere. Chiamiamo questo programma ‘industrialismo'”.

Un importante contributo alla rivista viene da Silvia Guerini del gruppo italiano Resistenze al nanomondo, tra i fondatori di FINAARGIT, la rete internazionale femminista contro ogni riproduzione artificiale, l’ideologia di genere e il transumanesimo.

Nel suo articolo intitolato “Un mondo senza madri?”, l’autrice sostiene che, mentre l’attuale giustificazione della tecnologia è di tipo medico, per aiutare le persone che non possono avere figli naturalmente, l’obiettivo a lungo termine dell’industria è senza dubbio quello di rendere la riproduzione artificiale la norma.

Come spiega Luzi, le varie branche della biotecnologia “sono i mezzi con cui il tecno-capitalismo può spostare i limiti del suo sviluppo, trasformando la vita stessa in una materia prima infinitamente sfruttabile”.

“La presa biomedica sulla riproduzione umana fa parte del processo generale di mercificazione della vita”.

I mostri dell’avidità industriale non sopportano il pensiero che ci siano cose che possiamo fare da soli, gratuitamente, senza che loro possano trarne alcun profitto.

Sarebbe nel loro interesse finanziario se tutti fossero obbligati a fare la spesa nei loro supermercati per bambini, sia perché per qualche motivo siamo sterili, sia perché semplicemente non è più il caso di abbandonarsi a una riproduzione naturale pericolosamente non scientifica e non igienica.

Guerini suggerisce: “L’uso del proprio corpo sarebbe stato considerato un segno di inferiorità sociale e di povertà. Una madre naturale sarebbe considerata potenzialmente irresponsabile, come le madri che attualmente scelgono il parto in casa, rifiutando l’ospedalizzazione e la medicalizzazione del processo… Il parto naturale verrebbe prima trattato come irresponsabile, poi come criminale”.

L’eugenetica, tanto cara ai totalitaristi del XX secolo, è centrale nel programma di riproduzione artificiale.

Scrive Guerini: “Ricordiamo che non ci può essere Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) senza la selezione degli spermatozoi e degli embrioni… Quando i tecnoscienziati entrano nel processo di procreazione vogliono stabilire le caratteristiche di ciascuno di questi elementi, sceglierli, modificarli e determinare il risultato finale”.

“L’ambiente del laboratorio trasforma il processo di nascita in un’operazione tecnica: l’embrione diventa un prodotto da selezionare, migliorare, rifiutare o trasformare”.

La direzione grottesca in cui questo potrebbe portarci è indicata da recenti esperimenti americani-cinesi-spagnoli che prevedono la fusione di geni per creare embrioni metà umani e metà scimmia, dice l’autrice.

Ogni fase del “progresso” tecno-industriale ha bisogno delle sue cheerleader e oggi queste sembrano spesso associate alla sinistra “woke”.

Guerini spiega che da tempo alcune femministe, in particolare Shulasmith Firestone, acclamano la riproduzione artificiale come “liberazione” delle donne dalla “tirannia biologica”.

E prevede che l’utero artificiale sarà richiesto, in forma di  PMA, come un “diritto” per tutti, comprese le persone “transgender”.

Si tratta di “falsi diritti”, dice Guerini, che devono essere smascherati come tali.

“Avere un figlio non può essere rivendicato come un diritto, né per una coppia eterosessuale, né per una coppia omosessuale, né per una donna o un uomo single. Non può esistere un diritto ad avere un figlio. La capacità di generare la vita non può essere rivendicata come un nuovo diritto dagli uomini che si qualificano come donne. La procreazione non potrà mai appartenere a loro”.

Guerini osserva che “gli interessi e le richieste del movimento LGBTQ+ e del transfemminismo sul tema della riproduzione convergono con quelli del sistema tecno-scientifico e transumanista”.

Qui, per inciso, le fa eco Renaud Garcia, il cui contributo alla rivista descrive questi pseudo-radicali “woke” come “agenti di accettabilità sociale” per un tecno-sistema “diretto dalla casta del possesso, del potere e della conoscenza”.

Guerini avverte: “La PMA, la selezione degli embrioni, la sperimentazione sugli embrioni, la modificazione genetica e l’utero artificiale sono tutti aspetti profondamente connessi allo stesso progetto transumanista”.

Il progresso tecno-scientifico è in costante accelerazione e le barriere etiche cadono una dopo l’altra, avvicinandoci a una nuova specie neutra e infinitamente modificabile in un mondo post-umano e post-naturale”.

“Un mondo senza madri, che ha definitivamente e totalmente espropriato il corpo delle donne e la loro dimensione riproduttiva, che ha definitivamente e totalmente preso il controllo del processo di creazione della vita, che ingegnerizza il vivente e che domina l’evoluzione della stessa specie umana”.

Garcia, da parte sua, sostiene che gli ambientalisti autentici devono “denunciare con tutte le loro forze lo sviluppo della riproduzione umana artificiale e valutare i suoi agenti di accettabilità sociale”.

Altrimenti, se ingoiano tutta la propaganda manipolatoria, non potranno fare nulla per fermare l’avanzata dello spietato sistema tecno-industriale – “in altre parole, lo schiacciamento della natura umana da parte del potere della macchina”.

Traduzione a cura di Nogeoingegneria 

FONTE https://winteroak.org.uk/2023/01/01/the-acorn-79/#1

Silvia Guerini https://www.asterios.it/autori/silvia-guerini

VIDEOINTERVISTA CON SILVIA GUERINI 

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