L’Europa al crocevia: il sogno di un “eterno 1945” e le contraddizioni transatlantiche

Di Maria Heibel

Ottant’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, il summit di Anchorage del 15 agosto 2025 tra Vladimir Putin e Donald Trump ha ricordato la cooperazione russo-americana della seconda guerra mondiale, quando USA e URSS si allearono contro il nazifascismo. Putin ha evocato questo passato per legittimare un’alleanza che marginalizzi l’Europa, dipingendo l’Unione Europea come una minaccia moderna, paragonabile alla Germania nazista o alla Francia napoleonica. Questa narrazione, come sottolinea InsideOver, è un espediente geopolitico per consolidare una “tenaglia russo-americana” sul Vecchio Continente.

Ma cosa significa questo per l’Europa? E quanto è accurata la storia evocata? Chi ha realmente “foraggiato” i conflitti del passato e chi lo fa oggi in Ucraina? Le risposte a queste domande rivelano un quadro complesso, in cui l’Europa si trova intrappolata tra dipendenze storiche, narrazioni manipolate e il peso del complesso militare-industriale.

Il ruolo degli USA nella costruzione di un’Europa dipendente

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno plasmato l’Europa moderna attraverso il Piano Marshall e la NATO, creando una relazione transatlantica che, pur promossa come alleanza, si è rivelata profondamente asimmetrica. Il Piano Marshall, annunciato il 5 giugno 1947 da George C. Marshall, stanziò circa 13 miliardi di dollari (135 miliardi odierni) per ricostruire 16 paesi europei devastati dalla guerra. Questo non fu solo un atto di generosità: gli USA imposero la cooperazione tra i beneficiari, portando alla creazione dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea (OEEC) nel 1948, un precursore della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e della Comunità Economica Europea (CEE). L’obiettivo era chiaro: stabilizzare l’Europa, aprire i suoi mercati al capitalismo americano e contrastare l’espansione sovietica.

Parallelamente, la fondazione della NATO nel 1949 consolidò la dipendenza militare europea. Gli Stati europei, smilitarizzati dopo il conflitto, si “affidarono alla protezione nucleare” americana, riducendo i propri investimenti in difesa. Durante la Guerra Fredda, paesi come la Germania Ovest mantennero forze armate significative, ma sempre subordinate al comando NATO, guidato dagli USA.

Il SACEUR (Comandante Supremo Alleato in Europa) è tradizionalmente un generale statunitense, e le decisioni strategiche riflettono le priorità di Washington. Questo ha creato una contraddizione: gli USA criticano l’Europa come “parassitaria” per il suo basso contributo alla NATO (molti Stati spendono meno del 2% del PIL richiesto), ma hanno strutturato l’Alleanza per mantenere il controllo, scoraggiando un’Europa militarmente autonoma.

Le guerre NATO: interessi americani

Le operazioni NATO, come quelle in Kosovo (1999), Afghanistan (2001-2021) e Libia (2011), evidenziano questa asimmetria. Promosse come necessarie per la sicurezza collettiva, queste guerre hanno servito gli obiettivi geopolitici americani e non gli interessi europei.

La guerra in Libia, ad esempio, guidata da USA, Regno Unito e Francia, ha destabilizzato il Nord Africa, generando flussi migratori e terrorismo che hanno colpito direttamente l’Europa, senza che i suoi Stati avessero un controllo decisionale proporzionale. Questo schema si ripete oggi in Ucraina, dove gli aiuti militari occidentali prolungano un conflitto che arricchisce il complesso militare-industriale americano, mentre l’Europa affronta le ricadute economiche ed energetiche.

Il complesso militare-industriale e le spese sproporzionate

Il monito di Dwight D. Eisenhower del 1961 sul complesso militare-industriale (CMI) è più attuale che mai. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno speso 997 miliardi di dollari per la difesa (3,4% del PIL, 37% della spesa militare globale), superando di tre volte la Cina (314 miliardi) e di sei volte la Russia (149 miliardi), secondo i dati SIPRI. Questo budget, che finanzia 800 basi estere, armi nucleari, cybersecurity e intelligenza artificiale militare, serve a mantenere l’egemonia globale e il profitto di aziende come Lockheed Martin e Raytheon.

L’Europa, con 454 miliardi di dollari spesi dai membri NATO (30% del totale dell’Alleanza), ha aumentato le spese del 17% nel 2024, spinta dalla guerra in Ucraina, ma rimane frammentata e dipendente dall’ USA.

Chi foraggia i conflitti?

Durante la Seconda Guerra Mondiale, banche e industrie occidentali (es. Ford, Standard Oil, BIS) contribuirono al riarmo tedesco per interessi economici. Oggi, in Ucraina, il CMI statunitense beneficia degli aiuti militari, mentre istituzioni finanziarie come BlackRock traggono profitto dalle crisi. Questo solleva interrogativi: chi guadagna davvero dal conflitto? E come si riflette questa dinamica nella dipendenza storica dell’Europa? La storia, è scritta dai vincitori, ma le verità complesse emergono solo con un’analisi critica.

La cooperazione USA-URSS del 1945 fu temporanea, motivata da un nemico comune, non da un’alleanza duratura.

Negli ultimi 80 anni l’Europa non si è dimostrata una potenza aggressiva , ma la sua dipendenza dalla NATO la rende complice di tali azioni. Oggi sembrano superare se stessi e mostrarsi come i principali interessati a una guerra che per l’Europa significherebbe una catastrofe.

Il futuro dell’Europa: tra marginalizzazione e opportunità

Il vertice tra Putin e Trump relega l’Europa in un ruolo marginale all’interno di un nuovo ordine mondiale. L’esclusione dai negoziati di Anchorage pone l’UE di fronte a un dilemma: accettare un compromesso imposto o opporsi, ma con quale obiettivo? La guerra è all’ordine del giorno dell’UE, ma non dei popoli.

L’influenza di istituzioni finanziarie globali, come BlackRock e Goldman Sachs, e la dipendenza dalla NATO limitano l’autonomia strategica europea, mentre il Regno Unito, post-Brexit, mantiene un ruolo geopolitico autonomo, quasi “imperiale”.

Eppure, questa crisi potrebbe rappresentare un’opportunità. Un’Europa indebolita, ma non distrutta, può riflettere sulla sua identità e rivendicare un ruolo autonomo  nel mondo. Sarebbe ora di agire, ma sicuramente non nel senso di prepararsi alla guerra.

Riferimenti

European Recovery Program (Piano Marshall), Britannica, https://www.britannica.com/event/Marshall-Plan

NATO History and SACEUR Role, NATO Official Website, https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_67655.htm

NATO interventions Kosovo, Afghanistan, Libya – Analysis, Council on Foreign Relations, https://www.cfr.org/intervention-style/

Libyan Conflict and Migrant Crisis, European Council on Foreign Relations, https://ecfr.eu/publication/libya-migration/

“Il riferimento alla Seconda Guerra Mondiale nel vertice Putin-Trump e il sogno russo-americano di un eterno 1945”, InsideOver, 17 agosto 2025, https://it.insideover.com/politica/il-riferimento-alla-seconda-guerra-mondiale-nel-vertice-putin-trump-e-il-sogno-russo-americano-di-un-eterno-1945.html

SIPRI Military Expenditure Database 2025, https://responsiblestatecraft.org/sipri-military/

Visual Capitalist, “The Largest Defense Budgets in the World 2024”, https://www.visualcapitalist.com/largest-defense-budgets-in-the-world/

 

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