E mette in fila i rischi a breve, medio e lungo termine
Ogni anno c’era una serie di seminari molto dettagliati sul rischio pandemia globale tipo la Sars e inevitabilmente risultavano tra quelli meno affollati dai circa 3mila partecipanti annuali al Wef a Davos. Io stesso, lo ammetto, ho sempre snobbato l’argomento e quando ho partecipato a un seminario sul tema, spinto da uno degli organizzatori che me ne decantava la rilevanza, l’ho giudicato un evento molto improbabile e di scarso interesse per i lettori.
Oggi il World Economic Forum, che quest’anno abbandona le nevi elvetiche a Davos proprio a causa del Covid per tenersi virtualmente dal 25 al 29 gennaio, ricorda come per 15 anni è stato ignorato il suo allarme sui rischi legati ad una pandemia. E ora gli effetti rischiano di pesare sul mondo delle imprese, del lavoro e sulle giovani generazioni sulle quali si sono abbattute due crisi economiche globali, pandemica ed economica.
E’ questo, in sintesi, il quadro delineato dal ‘Global Risks Report’ del World Economic Forum,realizzato con i partner Marsh McLennan, SK e Zurich Insurance e la consulenza dell’Università di Oxford, Singapore e di Wharton-Pennsylvania. Lo studio si basa su un sondaggio realizzato dal Wef, poi analizzato dagli esperti.
Il Wef avverte che la pandemia rischia innanzitutto di di ampliare le disparità di accesso alle tecnologie e alle competenze digitali, e questo in futuro potrebbe “mettere in discussione la coesione sociale”. A pagarne gli effetti infatti saranno “in particolare i giovani di tutto il mondo, perché si trovano ad affrontare la seconda crisi globale della loro generazione, che li potrebbe escludere dalle opportunità del prossimo decennio”.
Il report sottolinea inoltre come il 2020 abbia visto “gli effetti catastrofici dell’ignorare i rischi a lungo termine”, come appunto le pandemie, un allarme lanciato dal Wef ma “ignorato negli ultimi 15 anni”.
“Nel 2020 abbiamo visto gli effetti dell’ignorare la preparazione e ignorare i rischi a lungo termine”, precisa il Wef nel report, dove si aggiunge che “la pandemia Covid-19 non solo ha causato milioni di vittime, ma ha anche ampliato le disparità sanitarie, economiche e digitali di lunga data“.
Ma oltre all’impatto sulle nuove generazioni, l’istituto di Ginevra sottolinea come le difficoltà finanziarie, di digitalizzazione e di reputazione derivanti dal Covid-19 minacciano anche la persistenza sul mercato di molte aziende e della loro forza lavoro, creando disparità che potrebbero causare una ulteriore “frammentazione della società”. Mentre una prospettiva geopolitica “sempre più tesa e fragile ostacolerà anche la ripresa globale se le potenze di medie dimensioni non avranno un posto al tavolo globale”.
Per la prima volta, il rapporto valuta i rischi anche in base alla tempistica in cui secondo gli intervistati potranno costituire una minaccia per il mondo.
L’indagine del Wef svela che nel breve termine (0-2 anni) si teme soprattutto il diffondersi di malattie infettive, le crisi occupazionali, il divario digitale e la disillusione dei giovani.
Nel medio periodo (3-5 anni) preoccupano i rischi economici e tecnologici, come lo scoppio di bolle finanziarie, il crollo di infrastrutture informatiche, l’instabilità dei prezzi e la crisi del debito.
Mentre nel lungo periodo (5-10 anni) si temono soprattutto le minacce derivanti da armi di distruzione di massa, collasso dello stato e perdita di biodiversità, come il progresso di tecnologie pericolose per l’uomo.
“Nel 2020, il rischio di una pandemia globale è diventato realtà, cosa che questo rapporto evidenzia dal 2006. Sappiamo quanto sia difficile per i governi, le imprese e le altre parti interessate affrontare tali rischi a lungo termine, ma la lezione qui è che tutti noi dobbiamo riconoscere che ignorarli non li rende meno probabili”, commenta Saadia Zahidi, amministratore delegato del World Economic Forum. “Mentre i governi, le imprese e le società cominciano a emergere dalla pandemia, devono ora urgentemente plasmare nuovi sistemi economici e sociali che migliorino la nostra resilienza collettiva e la nostra capacità di rispondere agli shock, riducendo le disuguaglianze, migliorando la salute e proteggendo il pianeta“, continua Zahidi, che conclude: “Per contribuire ad affrontare questa sfida, l’evento della prossima settimana, The Davos Agenda, mobiliterà i leader globali per dare forma ai principi, alle politiche e alle partnership necessarie in questo nuovo contesto”.
Digitalizzazione e posti di lavoro
“L’accelerazione della trasformazione digitale promette grandi vantaggi come la creazione di quasi 100 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2025. Al tempo stesso, tuttavia, la digitalizzazione potrebbe far perdere circa 85 milioni di posti di lavoro e, dal momento che il 60% degli adulti ancora non dispone delle competenze digitali di base, ciò potrebbe comportare il rischio di un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze esistenti”, sottolinea Peter Giger, Group Chief Risk Officer di Zurich. D’altro canto – “il principale rischio di lungo termine rimane il mancato intervento sul cambiamento climatico. Poiché non esiste un vaccino contro i rischi climatici, i piani per la ripresa economica post-pandemia devono puntare ad allineare la crescita ai programmi di sostenibilità per “ricostruire meglio la società”.
Il Wef di quest’anno
I cinque temi su cui verteranno gli incontri del Wef virtuale di quest’anno sono:
la creazione di sistemi economici coesi, sostenibili e resilienti (25 gennaio),
la trasformazione responsabile dell’industria (26 gennaio),
la tutela del bene comune globale (27 gennaio),
la gestione delle tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale (28 gennaio),
il rafforzamento della collaborazione globale e regionale (29 gennaio).
Tra i capi di Stato e di Governo di cui è annunciata la partecipazione vi sono il presidente cinese Xi Jinping, il premier indiano Narendra Modi, il primo ministro del Giappone Yoshihide Suga, il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che quest’anno avrà un ruolo di particolare rilievo in considerazione della presidenza italiana del G20, come è stato rilevato nel corso della conferenza stampa di presentazione alla presenza del fondatore del Wef Klaus Schwab.
E’ atteso anche un rappresentante della nuova amministrazione Usa del presidente Biden e probabilmente sarà John Kerry, un veterano del vertice di Davos. Tra i leader di organizzazioni internazionali parteciperanno ai dibattiti il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, il d.g dell’Fmi Kristalina Georgieva, il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria e Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases degli Usa. Tra i banchieri centrali in prima linea nel programma vi sono la presidente della Bce Christine Lagarde, il Governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau e il numero uno della Bank of England Andrew Bailey. Il settore private sarà rappresentato da oltre 1.000 leader di enti membri e partner del Wef. Certo, sul web mancherà il tradizionale ‘networking’, la rete delle relazioni, degli incontri ristretti o one-to-one, spesso cruciali per la politica o per la finanza, che sono stati una parte rilevante dell’importanza assunta dal summit di Davos nei 50 anni della sua storia. Per quelli – ha detto Klaus Schwab – bisognerà aspettare il vertice di Singapore, fissato per il 25-28 maggio. Salvo imprevisti.
FONTE https://it.businessinsider.com/world-economic-forum-per-15-anni-ignorato-lallarme-sul-rischio-pandemia-e-mette-in-fila-i-rischi-a-breve-medio-e-lungo-termine/
VEDI ANCHE
CORONAVIRUS: 20 ANNI DI SIMULAZIONI – CHI DOVEVA SAPERE DEL SUO ARRIVO SAPEVA
IL GRANDE RESET – CORONA COME PACEMAKER DELLA 4° RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.