“C’era una volta …”

Oggi qualcuno arriva e si assume la responsabilità storica, e di fronte agli occhi del mondo intero, di inviare i propri bulldozer a sventrare la collina di Castelluccio.”

Ecco il progetto

Costo intorno ai 2 milioni e mezzo a carico della Protezione civile, ospiterà ristoranti, bar, caseifici e servizi per i turisti

 

 

…Castelluccio rappresenta un simbolo di interesse generale (non locale) non solo italiano ma è da sempre stata icona per il mondo intero, il percorso per la sua vera rinascita, esige quindi una partecipazione effettiva, la più ampia possibile, coinvolgendo tutti gli attori (e non solo alcuni, di tipo imprenditoriale e politico), ma anche le Associazioni ambientaliste per un reale confronto tra visioni, soluzioni e progetti (plurale), possibili, in luogo dello (stranamente) unico progetto segretamente calato dall’alto, imposto senza effettiva discussione e confronto partecipativo, per poi chiamarlo con vari artifici lessicali, …in 1000 modi diversi, che non cancellano però quel che è: un edificato, che occuperà una superficie di migliaia di metri quadrati, sotto il centro abitato di Castelluccio, nel versante che guarda il Pian Grande.

In tale villaggio verrebbero delocalizzate  “transitoriamente” – e cioè per almeno 15- 20 anni, quanto durerà la ricostruzione – numerose attività produttive ed economiche tra cui dieci ristoranti, tre caseifici, otto negozi. Ciò comporterà un enorme sbancamento e, inevitabilmente, la realizzazione di un megaparcheggio in grado di accogliere migliaia di visitatori, con conseguente ulteriore consumo di suolo.

Il tutto realizzato in deroga alle norme di tutela, ignorando il Parco e la partecipazione democratica dovuta, per scelte di tale portata e impatto, che ipotecano il futuro dei territori. La ferita dell’ecomostro inferta dal “deltaplano” sarà visibile dal Monte Vettore, dal Pian Grande e dal Pian Piccolo, condizionerà e stravolgerà per sempre il paesaggio di Castelluccio, il suo “colpo d’occhio”, sottolineando ulteriormente l’ipocrisia della transitorietà.  Articolo integrale qui 

 

COMMENTO 

CASTELLUCCIO DI NORCIA / È ATTERRATO (CON TUTTO IL SUO CEMENTO) IL “DELTAPLANO”, LA SPECULAZIONE URBANISTICA CHE VIOLENTA PER SEMPRE UN AMBIENTE NATURALISTICO UNICO AL MONDO

L’importante è non prendersi in giro. Non raccontare balle. Perché è questo ciò che ci raccontavano, quel 20 luglio del 2017, in Regione Umbria, il giorno in cui si tenne la presentazione del progetto del “Deltaplano” da realizzare a Castelluccio di Norcia. Sarà «una struttura temporanea e reversibile», dicevano, «senza cemento», aggiungevano, e «realizzata in un sito già compromesso dal punto di vista ambientale», affermavano, con l’alterigia di chi ha già tutto deciso.

Ma erano solo risibili balle, come avevamo già avuto modo di spiegare in un post del 21 luglio (che riallego).

Perché il “Deltaplano” sta arrivando. Il “Deltaplano” è qui. Con tutto il suo pesantissimo cemento. Permanente e irreversibile, che distrugge e violenta il fianco della collina di Castelluccio.

Eccolo, nelle foto diffuse dall’Agenzia ANSA: un mare di cemento, nel quale sono annegati i ferri di ancoraggio della costruenda struttura. Uno sbancamento divorante e senza rimedio.

Un’immagine che parla da sola. Una scena che tante volte abbiamo visto presentarsi nella grande periferia romana, ma che mai avremmo voluto vedere manifestarsi sul Pian Grande, a Castelluccio di Norcia, uno dei luoghi naturalisticamente più preziosi e tra i più intatti dell’intera Europa.

Come avevamo preannunciato, hanno sbancato il fianco della collina. Hanno gettato tonnellate di cemento armato. E tra poco, sul Pian Grande, visibili da ogni lato del mare d’erba, si mostreranno al mondo le mirabili costruzioni progettate dalla grande “archistar ambientalista” Francesco Cellini.

Tutto «rimovibile» – naturalmente. Tutto «temporaneo». Come non crederlo?

Guardate bene il profilo della Piana di Castelluccio. Osservate bene le curve dolcissime di quelle montagne che, come in un’opera d’arte tracciata da mani sovrumane, discendono lentamente sino a congiungersi con il mirabile oceano d’erba del Pian Grande. Questa visione non era mai stata modificata, violentata, scempiata da nessuno, per millenni. Mai. Oggi, invece, qualcuno arriva e si assume la responsabilità storica, e di fronte agli occhi del mondo intero, di inviare i propri bulldozer a sventrare la collina di Castelluccio. Come se fossimo a Roma Tiburtina, per realizzare quello che è – a tutti gli effetti, e senza pietose ipocrisie – un moderno centro commerciale.

Naturalmente, lo si fa per il terremoto. Naturalmente, lo si fa per i Castellucciani. Naturalmente, non esisteva altra soluzione.

Certo, che non ci fosse un’altra soluzione è sicuro: forse, però, perché nessun altro progetto è stato mai preso in considerazione (come, ad esempio, cio che è stato suggerito dall’Arch. Brunelli nel post che allego). Perché gli chalet in legno, evidentemente, non ci piacciono. Perché gli spazi occupati dalle macerie delle stalle crollate, di certo, non si potevano ripulire e riutilizzare. Perché ci vuole tanta, tanta cubatura, per tutte quelle attività commerciali: non ci sarà mica qualcuno che vorrebbe negargliela, vero?

E poi perché, in Italia, quando puoi buttare cemento, lo butti. Hai visto mai che, poi, quando l’emergenza finisce, quel cemento non possa diventare permanente, e non si possa allora urbanizzare tutta la base del colle? Non c’è né lenticchia, né tartufo di sorta che possano far venire un’acquolina squisita, celestiale come questa.

E dunque, facciamo finta che l’unica soluzione possibile sia quella da palazzinari, sbanchiamo la terra, gettiamo il cemento, innalziamo le costruzioni, alla faccia di tutto ciò che è bello in questi luoghi, e che tutto il mondo ci invidia.

Pensano, così, di guadagnare più soldi. Ma quando i turisti cominceranno a rendersi conto della ferita che è stata inferta, con deliberata protervia, a questi luoghi, così amati ed ammirati proprio in virtù di un peculiarissimo ed incontaminato pregio naturalistico, sapranno come far capire loro che hanno fatto un grosso errore. Un errore gigantesco. Un errore madornale. E che qui, di temporaneo, non c’è che il risuonare delle loro bugie. FONTE https://www.facebook.com/michele.sanvico/posts/1857210024321905

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L'immagine può contenere: spazio all'aperto e natura

Una pista per cosa???

 

L’appalto è stato aggiudicato il 7 marzo 2018 e i lavori sono cominciati solamente da pochi giorni. La struttura quindi sarà realizzata sul pianoro appena sotto il borgo.

L'immagine può contenere: spazio all'aperto e natura

 

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