Il Sahara sta estendendo i propri tentacoli in America, con maggiore frequenza rispetto al passato. A metà giugno un’enorme invasione di polveri sahariane raggiunse l’Atlantico tropicale, tingendo d’arancione i cieli anche dall’altra parte dell’oceano.
Le immagini satellitari catturate dalla NASA e i sensori satellitari che catturano le concentrazioni di polveri in atmosfera hanno registrato con precisione l’afflusso. Già in passato trattammo l’argomento, probabilmente ricorderete che si parlò dell’importanza di tali incursioni per il bioclima dei tropici e dell’Amazzonia.
L’ultimo episodio è iniziato il 18 giugno, quando spesse nubi di polvere sahariana hanno iniziato a muoversi su Mauritania, Senegal, Gambia e Guinea. Per i successivi dieci giorni, i cieli dell’Africa occidentale e dell’Atlantico tropicale sono stati letteralmente coperti da un velo ocra e gli alisei spingevano la polvere verso ovest con una serie di violenti impulsi.
Secondo un’analisi preliminare della NASA, si è trattato di uno dei più intensi episodi degli ultimi 15 anni. Nella mappa allegata abbiamo modo di apprezzare la polvere in sospensione che attraversa l’Atlantico nella giornata del 28 giugno 2018. Il tutto è stato immortalato dal GEOS-5. La simulazione mostra le nubi di polvere provenienti da Iraq e Arabia Saudita attraverso il Nord Africa, mentre gran parte della polvere che attraversava l’Oceano Atlantico sembrava provenire dalla depressione di Bodélé, il letto di un lago asciutto nel Ciad nordorientale.
Pubblicato da Ivan Gaddari
FONTE https://www.meteogiornale.it/notizia/51852-1-sahara-si-estende-verso-america
Articolo diNoGeoingegneria
GARP Atlantic Tropical Experiment, uno dei più importanti esperimenti meteorologici nella storia.
… Pochi giorni dopo nuvole di polveri provenienti dal Sahara hanno offuscato i cieli … (1).
Un evento del tutto naturale? O c’è da pensare ad altro? Pare inevitabile farsi certe domande. Le sperimentazioni che miravano a creare tempeste di sabbia artificiali (arma di guerra per eccellenza) sono iniziate decenni fa.
Come spiega un documento del 1963 (2), un fattore importante nella formazione di tempeste artificiali sarebbe l’elettrificazione delle particelle.
Il deserto del Sahara è una fonte naturale di tempeste di sabbia, in particolare la depressione di Bödele, un’area tra Mauritania, Mali e Algeria.
In Mauritania ci sono state solo due tempeste di sabbia nel 1960, ma attualmente, in un anno, ce ne sono circa 80, secondo Andrew Goudie, professore di geografia all’Università di Oxford” (3). L’effetto delle polveri sahariane sul Nord Atlantico e sull’evoluzione degli uragani è noto agli esperti.
Negli anni ’50, gli scienziati iniziarono a considerare la possibilità di cambiare deliberatamente il tempo locale iniettando materiali nell’atmosfera per favorire la formazione di nubi. Il “cloud seeding” è diventato rapidamente un’impresa commerciale e militare. Gli studi sull’uso di aerosol come arma di guerra climatologica (per infliggere siccità, bufere di neve o pioggia sul nemico) hanno acquisito notevole importanza.
Negli anni ’60 è stata utilizzata come arma nei 5 anni di guerra del Vietnam. Gli americani hanno ammesso di aver investito milioni nella “produzione di nuvole”, creando forti piogge per danneggiare i raccolti dei nemici e distruggere le vie di approvvigionamento sul sentiero di Ho Chi Minh, in un’operazione chiamata Project Popeye. E’ anche risaputo che gli Stati Uniti hanno portato avanti esperimenti sugli uragani tra il 1962 e il 1983 con un progetto chiamato in codice Project Stormfury.
Nella realizzazione di queste ed altre operazioni si intrecciano ambiti militari e civili, sia nella fase di studi e sperimentazione in laboratorio che nelle applicazioni in campo aperto.
Uno dei più importanti esperimenti meteorologici nella storia della meteorologia è stato:
Il Progetto GARP
Nel 1967, sotto l’egida dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), è iniziato il programma di vigilanza meteorologica mondiale per l’osservazione dei fenomeni atmosferici nel mondo e per lo scambio e l’elaborazione dei dati. Nel 1970, con il patrocinio dell’OMM e dell’ICSU (International Council of Scientific Unions), si è dato il via a un programma di ricerca sull’atmosfera del globo (GARP, Global Atmospheric Research Program) (4).
Una tappa del programma è stata chiamata GATE (acronimo di GARP Atlantic Tropical Experiment). In una massiccia operazione si studiarono i venti che soffiavano la polvere dal deserto del Sahara oltre l’oceano e i conseguenti cambiamenti significativi nel tempo.
I ricercatori del GATE erano interessati ai movimenti dei cluster di temporali al largo della costa dell’Africa occidentale durante la stagione dei monsoni ed il loro organizzarsi in tempeste tropicali e uragani. Lo scopo dell’esperimento GATE era di comprendere l’atmosfera tropicale e il suo ruolo nella circolazione globale dell’atmosfera.
Nell’estate del 1974 è stato messo in atto il primo grande esperimento del programma di ricerca atmosferica globale nell’Oceano Atlantico dall’Africa al Sud America. Un lavoro di portata internazionale: 39 navi e 13 aerei di 72 nazioni erano schierati a Dakar, in Senegal. L’esperimento ha coinvolto scienziati di tutto il mondo: ingegneri, tecnici, piloti, capitani di navi, specialisti di logistica, esperti di computer, così come i responsabili politici di alto livello da parte delle agenzie di scienza e ministeri di un gran numero di paesi (OMM e Consiglio internazionale delle Unioni scientifiche).
Il primo esperimento ha avuto luogo da giugno a settembre del 1974. Gli esperimenti esaminavano le linee di groppo africani, utilizzando immagini satellitari per la stima delle precipitazioni sopra la zona GATE. Erano coinvolti 6 satelliti terrestri meteorologici, 65 boe oceanologiche e circa 200 stazioni terrestri. Lo scopo era l’osservazione dettagliata della fascia tropicale degli oceani, specialmente dell’Oceano Atlantico, per studiare quantitativamente gli scambi di energia tra atmosfera e oceano in una zona di determinante interesse per il clima del pianeta.
Qui il rapporto conclusivo originale:
Annotazioni:
Dal 1990 in poi sono seguiti altri sperimenti come:
World Ocean Circulation http://www.jodc.go.jp/goin/adcp.html
Global Atmospheric Research Program
http://rammb.cira.colostate.edu/dev/hillger/GARP.htm
http://www.ametsoc.org/sloan/gate/
http://www.eol.ucar.edu/projects/gate/
Fonti:
(2)http://www.idl.ku.edu/ara/AARPS/documents/ESD-emi/Latham_1963.pdf
(3)http://www.nasa.gov/topics/earth/features/cooling_dust.html
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.