La guerra è un atto di terrorismo e il terrorismo è un atto di guerra: il denominatore è comune, l’uso della violenza.

Sessanta anni dopo, ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russell-Einstein: “Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?”. E’ possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano?

Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. E’ vero, ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro. Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare. Come medico potrei paragonare la guerra al cancro. Il cancro opprime l’umanità e miete molte vittime: significa forse che tutti gli sforzi compiuti dalla medicina sono inutili? Al contrario, è proprio il persistere di questa devastante malattia che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per prevenirla e sconfiggerla.

Concepire un mondo senza guerra è il problema più stimolante al quale il genere umano debba far fronte. E’ anche il più urgente. Gli scienziati atomici, con il loro Orologio dell’apocalisse, stanno mettendo in guardia gli esseri umani: “L’Orologio ora si trova ad appena tre minuti dalla mezzanotte perché i leader internazionali non stanno eseguendo il loro compito più importante: assicurare e preservare la salute e la vita della civiltà umana” La maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell’immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.

L’abolizione della guerra è il primo ed indispensabile passo in questa direzione. Possiamo chiamarla “utopia”, visto che non è mai accaduto prima. Tuttavia, il termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilità non ancora esplorata e portata a compimento….

Gino Strada

 

Manifestazione nazionale il 16 gennaio 2016, a Roma e in altre città, per dire

BASTA GUERRA!

Le guerre non ci rendono più sicuri; anzi, hanno creato il terrorismo! E’ ora, dunque, che tutti coloro che rifiutano la guerra, il mercato delle armi e i continui interventi militari del governo, si riuniscano per esigere un cambio di rotta.  Patrick Boylan

APPELLO

Il 16 gennaio 2016 saranno esattamente 25 anni dai primi bombardamenti USA nella prima guerra d’Iraq, con i quali si è dato avvio a quella “terza guerra mondiale a pezzi” di cui ha parlato Papa Francesco.

Questa lunghissima guerra, giustificata per “ripristinare il diritto” e “combattere il terrorismo”, si è invece alimentata di se stessa trascinando tutto il mondo in un piano inclinato che non pare avere fine.

Ma la guerra non è la risposta al terrorismo, anzi lo alimenta – come gli sporchi affari, i conflitti di potenza, la vendita delle armi che fanno crescere i conflitti su se stessi.

Dopo 25 anni di disastri della guerra sarebbe ragionevole dire basta. Invece dopo le stragi terroriste di Parigi, tutta l’Europa è in preda ad una furia bellicista che porterà solo nuovi danni e nuovi lutti.

Questa volta, inoltre, la guerra si intreccia sempre di più con misure autoritarie e liberticide che colpiscono al cuore le democrazie europee, prima fra tutte la decisione del governo francese di decretare lo stato d’emergenza e di pretendere la revisione autoritaria della Costituzione, misure che rischiano di fare ai popoli europei danni uguali al terrorismo. La guerra viene ormai alimentata da uno spirito securitario e xenofobo che colpisce i migranti assieme ad ogni forma di dissenso e conflittualità sociale.

Per queste ragioni nella prima assemblea comune delle persone e delle organizzazioni che hanno sottoscritto la PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP, abbiamo deciso di mobilitarci contro la guerra, chiunque la faccia e quale che sia la motivazione nel farla. Il 16 gennaio ci sembra la data giusta per ricominciare a manifestare, affermando: SE 25 ANNI DI GUERRA VI SEMBRAN POCHI….BASTA GUERRA.

Vorremmo fare del 16 gennaio un appuntamento comune di mobilitazione di tutte le forze autenticamente e rigorosamente contro la guerra. Anche se su altri temi ci possono essere e ci sono valutazioni e proposte diverse, pensiamo che chi è davvero contro la guerra dovrebbe manifestare comunque assieme.

Per questo proponiamo che il 16 gennaio sia una giornata di mobilitazione di tutti coloro che, lo ripetiamo, rifiutano comunque la guerra ed il coinvolgimento dell’Italia in essa. Questa mobilitazione può avvenire in iniziative comuni, che noi proponiamo in particolare a Roma, ma anche con iniziative differenziate e solidali tra loro. L’importante è far sentire forte la voce di chi, dopo 25 anni di violenze che generano altre violenze, dice BASTA.

Sulle modalità di organizzazione della mobilitazione – per fare in modo che tutto il pluralismo della mobilitazione sia rappresentato – siamo interessati a confrontarci quanto prima. Non abbiamo alcun interesse a definire supremazie su un tema così importante. Naturalmente la data non è modificabile, non per nostra scelta, ma per il significato storico e politico del 16 gennaio 1991.

In attesa di sentirci e misurarci sull’organizzazione pratica della proposta vi inviamo un caloroso saluto.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE 


DELLA PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP

FONTE 

 

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.