“Essere libero, non è poter fare ciò che si vuole, ma volere ciò che si può”. (Jean Paul Sartre)
Dovrebbe uscire a giorni, quando riapriranno le librerie tutte e sarà disponibile nell’ e-commerce, questo mio instant-book sull’ Italia e un po’ di mondo nell’era del coronavirus (Zambon Editore,160 pp, €12.00), Ve ne darò tempestivo avviso.
Viviamo nella morsa di coloro a cui è capitato di poter assumere un comando assoluto, senza precedenti, sulla nostra vita, sui nostri diritti fondamentali, violando Costituzione e ogni legge giuridica, morale, civile, umana. E’ il racconto di fatti, con relative riflessioni e analisi, che hanno alterato il nostro modo di vivere e di pensare come era successo solo nel capovolgimento che, con i successori di Costantino, a partire dal quarto secolo dopo Cristo, uccise una civiltà. Molto meno vi si può paragonare quanto abbiamo subito sotto occupazioni straniere, o nel fascismo.
Tutta questa catastrofe nella quasi totale assenza di resistenza, come, invece, la percepiamo manifestarsi, alla faccia dei media occultatori, in altri paesi a noi vicini. Il tritapensiero, nel quale siamo stati inseriti da molti anni, ha di nuovo spurgato il dogma. Il libro annovera voci di scienziati, osservatori, pensatori liberi, che non si piegano alla terrificante manipolazione in atto. Riporta dati che smentiscono l’alluvione di propaganda intimidatrice cui ci sottopone il complesso scientifico-mediatico che si è completamente messo sotto i piedi la politica.. E, soprattutto, contiene una vasta disanima, che il lettore giudicherà azzeccata o meno, su cosa e chi ha preceduto, determinato, guidato, l’operazione coronavirus e su quali prospettive si prova a trarne sul piano dei rapporti di potere, sulle libertà individuali, collettive, nazionali e sugli assetti economici, sociali e geopolitici che ne dovranno sortire.
“Ci troviamo davanti a un vero scontro frontale tra le grandi multinazionali e gli stati. Questi subiscono gravi interferenze nelle loro fondamentali decisioni politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato, non rispondono delle loro attività a nessun governo e non sono sottoposte al controllo di nessun parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l’interesse collettivo. In poche parole, la struttura politica del mondo sta per essere sconvolta.” (Luis Sepulveda, scrittore, guardia del corpo di Allende, guerrigliero).
“Centomila vittime solo a New York!” miagolò con voce da Niobe, cui Apollo e Artemide stavano uccidendo 14 figli. Ma purtroppo la velina di Enrico Mentana non rimase pietrificata come Niobe. Continuò a miagolare stramaledette minchiate dal TG La7 delle 08.30 del 13 aprile. Trattasi del canale che si è assunto il merito davanti a Bill Gates, uomo di Cupola, di fare da pifferaio del media-untoraggio a fini di vaccino coatto e di regime del controllo universale. Vittime, nel linguaggio che io conosco quando si parla di malattie, vuol dire morti. Quel giorno in tutti gli USA si era arrivati a 11mila decessi, quasi tutti poveri e perlopiù neri.
Evidentemente l’ordine di servizio di chi sta gestendo questa pandemia era quella di sopperire alla normale attenuazione del fenomeno patologico dopo i consueti 70 giorni, con l’aggiunta di morti per forza di propaganda. Così veniamo a sapere che quasi 1,500 decessi in casa sono stati registrati dalle autorità sanitarie della megalopoli americana come “morti PRESUNTI di coronavirus”. Come al solito li aveva preceduti il laboratorio Italia, a cui quello del dr.Frankenstein fa un baffo quanto a etica e rigore scientifico, proclamando su tutte le testate che il numero della “vittime” era, par force, del tutto sottovalutato. Non terrebbe conto dei morti anonimi, non esaminati, non registrati, scelleratamente nascostisi in casa. E neanche dei milioni di positivi asintomatici (quelli di tutte le influenze, da che mondo e mondo, che guariscono e si immunizzano da soli senza Bill Gates, Roberto Burioni, intubatori vari e quaquaraquà padano-secessionisti che sognano di trasferirsi in un avanspettacolo bavarese con jodl)).
A chi servono i numeri dell’ex-berlusconiano Mentana?
E qui si dovrebbe tornare alle invocazioni inutili, perché finiscono in orecchie di mercanti, di una numerazione corretta, scientifica, secondo standard evidentemente considerati antiquati, tanto che sono stati abbandonati da tutti, Mentana in testa (che, paonazzo, ricordate aver urlato dal suo schermo che non censura mai nessuno e, però, ha imparato a censurare i numeri di morti che non gli tornano, forse durante i 13 anni in cui ha berlusconianamente diretto il TG5). Ricordate quando si annunciava che 98 su 100 morti, quasi tutti ottantenni e passa, morivano PER polmonite, diabete, arresti cardiocircolatori, trombi, privati di difese immunitarie, cui s’era alla fin fine aggiunto il virus? Non causa determinante! Hanno smesso molto presto. E sticazzi! Come si sarebbe potuto giustificare l’imprigionamento di tutto un popolo e le punizioni tipo Al Capone, violatore del proibizionismo, a chi è un puntino su una spiaggia di tre chilometri (è successo, vedi la raccapricciante Barbara D’Urso incitare un drone poliziesco a inseguire una cellula umana sola in un immenso deserto di sabbia: “Piglialo, piglialo, coppalo, coppalo…!” Il faro spazzarughe sulla faccia ci ha impedito di scorgere gli occhi iniettati di sangue.
https://twitter.com/pietroraffa/status/1249767883330248709 Inseguimento spiaggia D’Urso
Sepulveda, bel colpo!
Pensate, non hanno avuto neppure il rispetto per un grande combattente con la parola e il corpo, come Luis Sepulveda, e ne hanno falsificato la morte. I media l’hanno subito sequestrato e sbattuto nell’elenco mortuario del covid-19. “Anche Sepulveda ucciso dal coronavirus”. Figurati se si lasciavano scappare una “vittima” di tale risonanza per l’operazione virus!
Il “manifesto”, pronto come non mai ad appiattirsi sulle linee di forza della fase, lo ha detto ucciso dal virus almeno quattro volte tra prima e terza pagina. Una bandiera da sventolare davanti alle schiere di Bill Gates, Soros, Rockefeller, Kissinger. E invece no. Sepulveda ere. ancora in cura per una grave polmonite che lo aveva colpito nel 2019. E all’esame post-mortem (che in Spagna si fa e qui no) è risultato NEGATIVO AL’ESAME CORONAVIRUS!
Il peggior castigo non è arrendersi senza lottare. Il peggior castigo è arrendersi senza aver potuto lottare. (Luis Sepulveda)
Ave Cesare, senes morituri te salutant
Comunque, qui sta il punto, come sintetizzato nel saluto dei gladiatori a Cesare, appena un po’ parafrasato (senes=vecchi) nel titoletto. Secondo conoscenze mediche, che risultano inoppugnabili perfino nell’ abbecedario di Pinocchio, agli anziani negare il sole, uccisore di batteri e fornitore di vitamina D, indispensabile per l’immunodifesa, oltrechè per un vitale buonumore, risulta fortemente dannoso. E così l’immobilità degli arti compromessi da artrosi, reumatismi, fratture malsanate e osteoporosi; la mancanza di cure di malattie croniche e che richiedono trattamenti periodici, la mancanza di fisioterapie per tenere in sesto l’organismo tutto, o ridare funzionalità al ginocchio, la negazione di terapie del dolore, la totale assenza di rapporti sociali, il ponte saltato dalle gengive, salvo che, a volte, con una famiglia che non è detto ti tratti bene e viceversa. (Forse è per questo che uno dei soliti ammanigliati OMS con certi istituti, suggerisce di distanziare in isolamento camerale (là dove si dispone di 200 mq?) i membri della famiglia, o di prelevarli e riunirli in stabili che ricordano la clinica del grande surrealista Dino Buzzati in “Sette Piani” (al settimo per un semplice accertamento diagnostico, poi, con scuse varie, discesa di piano in piano fino a quello della morte).
«Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante» miagolò Zorba. «Ah sì? E cosa ha capito?» chiese l’umano. «Che vola solo chi osa farlo» miagolò Zorba. (Luis Sepulveda)
Eugenetica
Il dato clinico certo è, invece, che i vecchi così muoiono. Ecco, forse, trovati i morti “di coronavirus presunti”, ma calcolati, nelle case. L’ha ordinato il generale capocommissione UE, Ursula von der Leyen, al nostro plotone d’esecuzione. Fortemente segnata dal suo ex-ruolo di ministro della guerra, e perciò prontissima a impegnarsi in questa che tutti amano definire in termini guerreschi, così che sappiamo di stare allineati e coperti per fila destr-destr!, la nobildonna ha dichiarato che gli anziani usciranno non prima di Natale (si presume 2020). Non si sa se in verticale, con le grucce, o in orizzontale. Più probabile la seconda opzione. E data la pervicacia con la quale si perseguono questi risultati, non è affatto improprio pensarla all’Andreotti, cioè malissimo: ingegneria sociale, togliere di mezzo coloro che non partecipano alla produzione e concentrazione della ricchezza.
Vecchio, da decenni dichiarato obiettivo dei promotori della riduzione della popolazione mondiale, in questo senso selettiva. Non ci può essere dubbio che il senectudicidio sia parte del programma. Pensate a come hanno sfruttato il terremoto, prima dell’Aquila e poi dell’Italia Centrale. L’abbiamo attraversato con la telecamera. Ricostruzione programmaticamente negata, territori abbandonati (a probabili nuove destinazioni d’uso neoliberista), giovani dispersi nel mondo, vecchi lasciati a morire tra le macerie, comunità eliminata.
Le categorie più deboli vanno maggiormente protette, si afferma gonfiando il petto. E non sarebbero i bambini e i ragazzi che, per sfuggire alla tirannia, anche affettuosa, ma comunque autoritaria e monopolistica, della famiglia, hanno bisogno di frequentarsi e confrontarsi tra loro, in autonomia e responsabilità, fisicamente. Anche nella scuola, e non su un tablet? E non è la più debole di tutti, quella degli anziani, peso gravoso, nella famiglia e nella comunità, improduttivi ma consumatori, seppure a volte sostegno ai genitori per i bambini e forse unica fonte di reddito nelle società ridotte nei termini che sappiamo dagli stessi che oggi ci organizzano la fine per coronavirus.
Uccidere gli anziani per far morire Mnemosine
Se non si vogliono la depressione, l’anoressia, la nevrosi, spesso il suicidio, comunque la morte, utile in quanto “presunta da coronavirus”, gli anziani tocca farli uscire, non per ultimi, ma per primi. Al sole, agli amici, allo sgranchiamento, alle cure tornate a esserci, alla cultura. Ma se sono inutili, prossimi comunque alla fine? No, in un mondo che ha ucciso Mnemosine, sradicando la dea della memoria a forza di digitalizzazione e di eterno presente dalle giovani generazioni, ridotte all’incoscienza di sé e quindi alla manipolazione, i vecchi sono i depositari di un patrimonio di cultura e civiltà. Sono quelli della guerra, dell’antifascismo partigiano, della ricostruzione, dell’arte, del cinema, del teatro, della poesia, di Totò ed Eduardo, di Gigi Riva e Sandro Mazzola, di Bartali e Coppi, di Che Guevara. Sono l’archivio del retto modo di vivere, di valori quali coraggio e onestà (quelli di Luis Sepulveda) di cui da noi, specie tra chi si pretendeva antagonista, non si vede più il segno.
Pulizia generazionale
L’antesignana è stata la kapò degli esodati, Elsa Fornero, ovviamente fedele frequentatrice delle stamberghe sorosiane nel canale di Urbano Cairo. Sul modello delle pulizie etniche praticate da razze superiori nel Vicino Oriente, si è iniziata la pulizia degli eccessi per età. Non senza aver praticato in simultanea pulizie altre, generazionali e di genere. Magari senza strumenti coattivi e fisiologici e più sul piano morale e psicologico: paura e diffamazione. Esempi? Il terrorismo antisesso con l’AIDS, servito a vendere tonnellate di farmaco ATZ che, al solito, uccideva più del virus e dovette essere ritirato dopo vent’anni di stragi. La guerra delle donne, in quanto tali, agli uomini, in quanto tali, a prescindere, servita in patria e anche a livello geopolitico. La guerra al terrorismo, fatta dai coltivatori di terroristi, con relativo dilagare dell’odio e del sospetto e strette ai diritti democratici. La guerra fantasmatica in difesa dei LGBTQI. La guerra presunta per i migranti, ma in effetti contro i popoli del Sud e i lavoratori del Nord, fatta per conto delle multinazionali colonialiste e in nome della carità religiosa e laica. La guerra contro chi rivendica identità storica, sovranità nazionale e popolare, anatemizzato in sovranista e populista.
“Un vero ribelle conosce la paura ma sa vincerla” (Luis Sepulveda)
Uccidere gli anziani per far morire la Muse
Mi ha colpito il testo, davvero accorato e toccante di un medico piemontese, segnalatomi da amici e che voglio proporvi. Parla di chi se ne va, o e bell’e andato: operai, contadini, proletari, gente che lavora con le mani, gente devota a Cibele, Demetra, Gea. Io vorrei, traendolo dalla mia esperienza, particolarmente fortunata dato il mestiere, aggiungere anche un “se ne vanno” dedicato ai lavoratori della mente, quelli devoti alle nove figlie di Mnemosine: Clio, Urania, Melpomene, Talia, Tersicore, Erato, Calliope, Euterpe e Polinnia. Quelle che, come le divinità della terra e dell’opera manuale, a dispetto di 2000 anni di dogma tirannico, escludente e dannante, non sono riusciti a sradicare dal nostro inconscio collettivo, per cui di tempo in tempo resuscitano e tornano a liberarci. Sono duemila anni che provano a spazzarli via.
Se ne vanno
“Se ne vanno. Mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro, di sacrifici. Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi.
Se ne vanno mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente. Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento, piegato ferro, in canottiera e cappello di carta di giornale. Se ne vanno quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600, dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero.
Ci lasciano, avvolti in un lenzuolo, come Cristo nel sudario, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione, regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato. Se ne va l’esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto, pregi oramai dimenticati. Se ne vanno senza una carezza, senza che nessuno gli stringesse la mano, senza neanche un ultimo bacio. Se ne vanno i nonni, memoria storica del nostro Paese, patrimonio della intera umanità.
L’Italia intera deve dirvi GRAZIE e accompagnarvi in quest’ultimo viaggio con 60 milioni di carezze…❤?”
RICEVUTO da Dott.Begher, pneumologo ospedale S.Maurizio. Che chiede di divulgarlo… Grazie
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Per quanto mi riguarda, attingendo alle mie esperienze e conoscenze, se ne vanno i miei primi datori di lavoro, Arnoldo Mondadori, pescecane con naso fine per i libri; Valentino Bompiani, aristocratico, più mecenate che industriale; la Londra con la bombetta e i primi jeans negli anni’50 e, poi, nei ’60, la Londra dei capelloni, di musica e fiori al posto della bombetta e dell’ombrello; Umberto Eco, che si circondava più di belle donne che di parole ambigue; Elio Vittorini, che, con generosità infinita, mi ha chiosato le poesie; Beppe Fenoglio, che mi ha impressionato più di tutti; Italo Calvino, nelle cui storie mi sono riconosciuto, Dino Buzzati, generosamente curioso delle mie povere idee sui treni Milano-Genova; Luciano Bianciardi, con cui andavamo per bettole nella Milano ’50, proletaria e canterina, valorizzata da Aimonino Ponti e Nervi, non distrutta da sindaci e archistar da bere; Eugenio Montale, musone sardonico e finto scontroso tra polverose poltrone Biedermeyer e pile di libri per terra; Salvatore Quasimodo, con i suoi baffetti da sparviero presuntuoso; e Brera, il quartiere, i caffè tracimanti di idee e minigonne.
Gabriella Ferri, grande amicizia, grande pasionaria e grande depressa; Giammaria Volontè, in strada insieme a provocare la gente con astuzie teatrali e poi a sfuggire ai rimbrotti ironici di Elio Petri; Piazza del Popolo dei geniali snob di letteratura, cinema, giornalismo e cortigianeria; piazza Navona di bighelloni semi-eversivi e strafumati; il folkstudio, un’aria sotterranea dipinta da Venditti e inghirlandata da De Gregori. Preferivo Sergio Endrigo. Thomas Mann, che mi insegnava Hoelderlin a Colonia, i combattenti dell’IRA, quelli di Palestina, il ’68, Gore Vidal che in Via di Torre Argentina mi intratteneva su un’America di schifo e donava soldi a Lotta Continua, Pasolini e Moravia a discutere nella terrazza di un americano sotto casa mia; et ceteri et ceteri…… Pensa come si deve sentire oggi uno con questi nella sua vita e, comunque nel mondo che c’era! E, peggio di tutto, se ne vanno Michelangelo, Caravaggio, Boccioni, De Chirico, i cui dipinti dai freddi schermi non riusciranno più a toccarci l’anima attraverso la pelle e farci vibrare di quell’ anticonformismo rivoluzionario che significa libertà.
Detto questo, noi non ce ne andiamo. Anche perché Ernesto bassotto ha bisogno di noi. E noi di lui.
“Essere libero, non è poter fare ciò che si vuole, ma volere ciò che si può”. (Jean Paul Sartre) FONTE
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