ILSOLE24ORE: Secondo l’Istituto per gli studi di politica internazionale le persone attualmente positive in Italia sono nell’ordine delle 530.000, con il tasso di letalità all’1,1% contro l’oltre 10% attuale
Le persone attualmente positive in Italia al coronavirus potrebbero essere oltre il mezzo milione, contro i quasi 67 mila riportati dall’ultima rilevazione (con circa 87mila persone colpite da Covid-19 se si considerano anche i guariti e i deceduti). Allo stesso tempo il tasso di letalità (incidenza percentuale delle morti sul totale dei contagiati) scenderebbe dall’attuale 10,6% all’1,1%. È quanto sottolinea uno studio dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, a firma Matteo Villa dal titolo: «La letalità in Italia tra apparenza e realtà». CONTINUA
Il numero di esami per persona non è in linea con i tassi di mortalità dei paesi. Tuttavia anche altri fattori come la capacità ospedaliera e l’età del paziente sono importanti.
L’attuale tasso di mortalità nel Regno Unito è del 5,21%, con 759 decessi su 14.579 casi confermati, ma solo i pazienti ospedalieri sono ora sottoposti a test.
Uno studio dei dati di Wuhan, dove il virus ha avuto inizio, ha suggerito che il tasso di mortalità reale dei pazienti affetti da coronavirus è di circa l’1,4 per cento – inferiore alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 3,4 per cento. LEGGI QUI
Che differenza c’è tra tasso di mortalità e tasso di letalità
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ARRIVANO I PRIMI DATI SULL’ECCESSO DI MORTALITÀ IN ITALIA
Mortalità media giornaliera per settimana per la classe di età 75-84 anni nelle città del nord Italia (Aosta, Bolzano, Trieste, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova). Rapporto del Sisgm, periodo 25 settembre 2019 – 17 marzo 2020.
Ed ecco che arriva oggi, dopo un mese e dieci giorni dall’inizio dell’epidemia, la conferma di un considerevole e forse solo iniziale eccesso di mortalità rispetto agli anni passati dal Sistema di sorveglianza rapida della mortalità giornaliera – SISMG [1].
Il sistema ha rilasciato i dati che misurano l’eccesso di morti per tutte le cause dal primo febbraio (il 21 febbraio è stato registrato il primo caso autoctono di Covid ricoverato al Sacco di Milano) al 20 marzo rispetto alla media dei 5 anni precedenti in 19 città: Aosta, Bolzano, Trento, Trieste, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova, Perugia, Civitavecchia, Roma, Frosinone, Bari, Potenza, Messina, Palermo.
Il rapporto ufficiale compilato per il Ministero dagli statistici del Dipartimento di epidemiologia e prevenzione della Regione Lazio e da Asl Roma 1 rivela un eccesso di mortalità al Nord che varia dal 16% di Torino all’88% di Brescia, e che coinvolge anche Bolzano (34%) Milano (36%), Genova (38%). Mentre tra le città del centro-sud, dove Covid è arrivato dopo, si osserva un incremento più modesto della mortalità giornaliera a Perugia, Civitavecchia, Roma e a Potenza tra il 16 e il 18 marzo.
Il Sistema di sorveglianza, non essendo nato specificamente per Covid, non riporta l’eccesso di mortalità nella città di Bergamo e di altre località, dove in base alle analisi locali emerge un quadro di mortalità ancora più preoccupante.
La mortalità generale, che sta interessando soprattutto il Nord del paese, è stata inferiore rispetto agli anni passati in dicembre e gennaio (periodo influenzale: -3% al Centro-sud e -6% al Nord), ma da febbraio schizza ben oltre la linea delle morti attese per tutte le cause, molte delle quali vanno attribuite a Covid anche senza il riscontro dell’ormai famoso tampone. E’ probabile infatti che anche altre malattie siano esitate in morte prima del tempo probabilmente anche a causa dell’intasamento dei pronto soccorso per casi di febbre alta e polmoniti (con aumenti dall’11 al 18%) registrato in tutte le 19 città. ARTICOLO INTEGRALE
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