La NATO come governo ombra: lo ha già ammesso il governo olandese in relazione ai cosiddetti “obiettivi di resilienza”. Ora il governo britannico conferma ancora una volta la NATO come forza dietro le quinte.
Torniamo all’«emergenza Covid». Ci sono molte zone d’ombra che devono essere chiarite.
Molte evidenze emerse negli ultimi anni – tra cui documenti FOIA, ammissioni ufficiali e rapporti vari – suggeriscono che la gestione della pandemia abbia avuto una forte componente militare e di intelligence, ben oltre la semplice risposta sanitaria.
Le parole non sono mai casuali.
Quando un governo usa il vocabolario della guerra per una crisi sanitaria, sta già comunicando una logica di comando, non di cura. E ora, con documenti come quello britannico, sappiamo che non era solo retorica: c’era davvero una catena di comando transnazionale, con la NATO nel retroscena. I bollettini quotidiani dei morti erano presentati come rapporti dal fronte. l linguaggio usato durante la pandemia è stato spesso militare, e non per caso. Ecco alcuni termini che vengono tipicamente usati in contesti di guerra o di emergenza militare:
Lockdown → in origine, termine usato nelle carceri o in situazioni di sicurezza militare (es. “lockdown della base”).
Coprifuoco → storicamente imposto durante guerre o occupazioni militari.
Zona rossa → le aree ad alto contagio venivano chiamate così, con perimetri e controlli come in zone di guerra
Fase 1, Fase 2 → tipiche delle operazioni militari o di gestione delle crisi belliche.
Fronte sanitario → i medici erano “in prima linea”, gli ospedali “sotto assedio”.
Operazione → linguaggio da comando militare.
Strategia di contenimento → termine da guerra asimmetrica o controinsorgenza.
Contatti stretti → come “contatti nemici” in intelligence.
Tutto trasmetteva urgenza militare, non sanitaria. E il tono era sempre lo stesso: “Dobbiamo resistere. Il nemico è invisibile. Uniti vinceremo.” Le frasi erano da propaganda bellica, non da gestione di una malattia. I numeri dei decessi venivano dati senza contesto. Era un conteggio di guerra, non un’analisi medica. E come in guerra, la paura era lo strumento principale per operare e dare ordini.
Molti analisti hanno interpretato proprio così: una grande esercitazione operativa su scala globale, che ha testato: catene logistiche sotto stress estremo, comando civile-militare integrato, mobilitazione rapida di risorse sanitarie e trasporto , coordinamento multinazionale (NATO, UE, OMS).
È stata, di fatto, la più grande “operazione di resilienza” dai tempi della Guerra Fredda. SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe), il “cervello militare” della difesa europea, come quartier generale del NATO Allied Command Operations (ACO), ha giocato un ruolo coordinativo e strategico nella risposta NATO alla cosidetta pandemia. Il comando integrato SHAPE è l’ente della NATO responsabile del comando delle forze alleate in Europa e nel resto del mondo
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Sonia Elijah è una giornalista investigativa britannica indipendente. In precedenza ha lavorato per la BBC. Sonja Elijah, attraverso una richiesta di Freedom of Information Act al Dipartimento britannico per la scienza, l’innovazione e la tecnologia (DSIT), ha scoperto informazioni preziose. Il dipartimento ha ammesso che la Nato ha svolto un ruolo cruciale nella censura del Covid-19.
NATO coinvolta nella censura Covid
di Thomas Oysmüller
La NATO come governo ombra: lo aveva già ammesso il governo olandese in merito ai cosiddetti “obiettivi di resilienza”. Ora il governo britannico conferma ancora una volta il ruolo della NATO come forza nell’ombra. Questa volta, nella censura Covid. La giornalista Sonja Elijah è riuscita a ottenere, tramite una richiesta di accesso agli atti (Freedom of Information Act) al Ministero britannico per la Scienza, l’Innovazione e la Tecnologia (DSIT), un’informazione preziosa. Il Ministero ha ammesso che la NATO ha avuto un ruolo decisivo nella censura Covid. Il governo rifiuta però di fornire dettagli più precisi. Tuttavia, la risposta rappresenta un’ulteriore prova del fatto che Covid è stata un’operazione (o esercitazione) militare.
Elijah (che sta attualmente riportando la rivelazione sul suo blog) ha scritto a luglio al Ministero:
«Ai sensi del Freedom of Information Act 2000, richiedo l’accesso a tutte le informazioni registrate in possesso del DSIT riguardanti istruzioni, linee guida o comunicazioni ricevute dalla NATO o dal suo Strategic Communications Centre of Excellence (StratCom COE) in merito agli sforzi per contrastare la disinformazione sui vaccini durante la pandemia di COVID-19 (2020–2023). Ciò include, ma non è limitato a, e-mail, memorandum, rapporti o verbali di riunioni tra il Department for Culture, Media and Sport e NATO/StratCom COE su strategie per contrastare la disinformazione o la misinformazione relativa ai vaccini, come ad esempio affermazioni sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini.»
Alla fine di agosto è arrivata la risposta del Ministero:
«Possiamo confermare che il Department for Science, Innovation and Technology (il Dipartimento) possiede informazioni nell’ambito della sua richiesta. Tuttavia, tratteniamo integralmente queste informazioni ai sensi delle sezioni 27(a)(b)(d) e 40(2) del FOIA.»
La risposta è scarsa per quanto riguarda i contenuti del coinvolgimento NATO, ma è «un’esplicita conferma del fatto che dispongono di linee guida, direttive e comunicazioni della NATO per contrastare la “disinformazione” sui vaccini durante la pandemia COVID – immediatamente seguita dal rifiuto categorico di pubblicare anche una sola riga – la dice lunga», scrive Elijah. Non sono state pubblicate né informazioni parziali né riassunti redatti, ma solo un rifiuto di cinque pagine invocando le “relazioni internazionali” (sezione 27) e i “dati personali” (sezione 40) del FOIA. La sezione 27, con cui il Ministero rifiuta di fornire informazioni, si riferisce ai rapporti della Gran Bretagna con “altri Stati”, “organizzazioni internazionali” e “la protezione degli interessi del Regno Unito all’estero”. La giornalista commenta: «Sebbene nella risposta si riconosca che una divulgazione “promuoverebbe la trasparenza del governo” e “migliorerebbe la comprensione del pubblico”, il DSIT ha elencato i seguenti motivi per trattenere le informazioni richieste.» Inoltre, si è specificato più nel dettaglio perché una pubblicazione non sarebbe possibile. Ad esempio, perché «la divulgazione di informazioni sensibili ha il potenziale di disturbare il delicato equilibrio delle alleanze internazionali». Confusa è anche la motivazione ulteriore secondo cui ciò comprometterebbe “negoziati in corso”, dato che la richiesta si riferisce al periodo 2020–2023. Si giustifica ulteriormente la non pubblicazione con il timore di possibili “interpretazioni errate” – senza fornire una spiegazione precisa. La giornalista riassume la scoperta:
«Tra il 2021 e il 2023, la Counter Disinformation Unit (CDU) – integrata nel Ministero della Scienza – ha monitorato parlamentari britannici, giornalisti, professori e comuni cittadini per “scetticismo sui vaccini” e ha segnalato i contenuti ai giganti dei social media per la cancellazione. Oltre 20 richieste FOI di Big Brother Watch lo hanno confermato: la 77ª Brigata ha redatto “rapporti sulla disinformazione” su civili britannici; aziende private di intelligenza artificiale hanno ricevuto milioni per scansionare petizioni e tweet. E ora il DSIT ha confermato per iscritto che la NATO faceva parte di questo apparato – ma si rifiuta di rivelare cosa è stato discusso.»
Che la NATO intervenga direttamente nella politica nazionale è già dimostrato anche su altri fronti. Gli Stati membri NATO (come pure i Paesi UE) devono attuare segretamente “obiettivi di resilienza” – TKP ne ha riferito. Elijah ricorda come «il Centro di Comunicazione Strategica della NATO a Riga, in Lettonia, abbia trasformato la psicologia in un’arma da guerra. In particolare, è stato evidenziato il rapporto NATO “Inoculation Theory and Misinformation” (Teoria dell’inoculazione e disinformazione), in cui lo scetticismo sui vaccini viene trattato come un virus che richiede un trattamento preventivo. In questo contesto, “giochi” come “Bad News” e “Go Viral!”, sviluppati da scienziati sostenuti dalla NATO e finanziati in silenzio dall’Ufficio di Gabinetto britannico e dall’OMS, educavano gli utenti a riconoscere e respingere le affermazioni degli “oppositori dei vaccini”.»
FONTE https://tkp.at/2025/11/01/nato-mischte-bei-covid-zensur-mit/
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COVID ERA UN’OPERAZIONE MILITARE. GOVERNI SUBORDINATI ALLA NATO
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