L’8 agosto, l’ufficio del presidente degli Stati Uniti ha annunciato un incontro che (apparentemente) si svolgerà tra Vladimir Putin e Donald Trump. Ma di cosa si parlerà? Parleranno solo di dazi doganali e dell’Ucraina o rilanceranno un megaprogetto artico?  

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Alaska e il sogno dello Stretto di Bering: Un ponte o tunnel tra continenti nel cuore dell’Artico

Di Maria Heibel – Nogeoingegneria 

L’Alaska, un tempo parte dell’Impero Russo, venne venduta agli Stati Uniti nel 1867, ma continua a essere al centro di idee che coinvolgono lo Stretto di Bering, punto di collegamento naturale tra Eurasia e Nord America con una distanza di soli 88 chilometri tra le loro coste più vicine. Questo stretto non è solo una barriera geografica, ma un confine simbolico e strategico per progetti tecnologici e geopolitici.

Il sogno sovietico del 1956: Una diga artica per trasformare il clima globale

Nel 1956, nel pieno della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica propose un progetto audace: una diga lunga 88 chilometri che avrebbe bloccato le fredde correnti artiche nello Stretto di Bering, sventando i banchi di ghiaccio per permettere alle correnti calde del Pacifico, come la Kuroshio, di penetrare nell’Oceano Artico. L’obiettivo era di “riscaldare” l’Artico, trasformandolo in un ambiente più temperato e fertile, come riportato da Popular Mechanics del giugno 1956.

Questo progetto pionieristico prevedeva un impianto nucleare da 2 milioni di kilowatt per alimentare una corrente artificiale simile a quella del Golfo. L’idea era di alterare profondamente il sistema climatico globale, con la speranza di migliorare il clima nell’Asia settentrionale, Nord America ed Europa del Nord. Gli Stati Uniti riconobbero la fattibilità tecnica, ma i costi erano enormi e il progetto venne abbandonato. Lo storico James Rodger Fleming lo colloca tra i primi esempi di geoingegneria nella Guerra Fredda, ricordando però i gravi rischi ambientali: lo scioglimento del permafrost, che avrebbe liberato grandi quantità di metano, un gas serra potentissimo, con conseguenze imprevedibili sul clima globale.

L’Artico: Nuova frontiera strategica ed economica

L’Artico sta emergendo come un teatro fondamentale per il controllo delle risorse naturali. Contiene circa il 13% delle riserve mondiali ancora inesplorate di petrolio e il 30% di gas naturale. La regione diventa anche un crocevia per nuove rotte marittime, come la Northern Sea Route, che accorcia di 7.000 chilometri la distanza tra Asia ed Europa rispetto al tradizionale passaggio per il Canale di Suez, con enormi risparmi di tempo e costo.

Nel 1996 è stato istituito il Consiglio Artico, che riunisce otto nazioni per gestire le questioni politiche, economiche e ambientali della regione, anche se le tensioni geopolitiche permangono.

La storia del tunnel e del ponte sullo Stretto di Bering

Il desiderio di collegare i due continenti attraverso lo Stretto risale a oltre un secolo fa:

  • XIX secolo: Nel 1890, William Gilpin propose la “Ferrovia Cosmopolita” globale, con un attraversamento dello Stretto di Bering come parte di un sistema ferroviario mondiale. Nel 1892, Joseph Strauss, futuro artefice del Golden Gate Bridge, progettò un ponte, ma l’Impero Russo lo rifiutò.

  • Inizio XX secolo: Nel 1904, industriali americani proposero un tunnel ferroviario di circa 5.000 chilometri. L’imperatore Nicola II approvò il Piano nel 1905 con un preventivo di costi di circa 65 milioni di dollari (equivalenti a 2 miliardi attuali), ma la Rivoluzione Russa e la Prima Guerra Mondiale negarono la sua realizzazione.

  • Guerra Fredda: L’ingegnere Tung-Yen Lin avanzò negli anni ’50 e ’60 la proposta di un “Intercontinental Peace Bridge” per favorire la pace USA-URSS, stimando costi di 4 miliardi di dollari nel 1994.

  • XXI secolo: Nel 2007, le autorità russe parlarono di un tunnel da 65 miliardi di dollari, e nel 2014 la Cina propose una ferrovia ad alta velocità Pechino-USA comprendente un tunnel sotto lo Stretto.

Progetto tecnico e sfide ambientali

Il tunnel, più realistico del ponte, dovrebbe misurare tra 85 e 103 chilometri, più del doppio dell’Eurotunnel (50 km). Sarebbe destinato a ferrovia ad alta velocità (220-350 km/h), autostrada, oleodotto, cavi in fibra ottica e linee elettriche.

I costi totali stimati variano tra 65 e 120 miliardi di dollari, salendo a circa 170 miliardi includendo le infrastrutture collegate, con tempi di costruzione previsti tra 10 e 20 anni. Le difficoltà principali includono:

  • Temperature estremamente basse, fino a -50 °C.

  • Ghiaccio marino spesso fino a 1,8 metri.

  • Problemi tecnici legati al permafrost, che richiede soluzioni ingegneristiche avanzate per stabilità e sicurezza.

  • Correnti oceaniche complesse che rischiano di alterare l’equilibrio climatico globale se mutate artificialmente.

L’Incontro Trump-Putin del 15 Agosto 2025

Il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska si focalizzerà principalmente sulla guerra in Ucraina e sulle possibilità di cessate il fuoco. L’evento simbolico, previsto il 15 agosto 2025, si svolgerà proprio in Alaska, a soli 88 chilometri dalla Russia, sottolineando una continuità geografica e storica dello Stretto di Bering come potenziale punto di incontro.

Non sono previsti piani concreti per progetti infrastrutturali, ma un miglioramento delle relazioni bilaterali potrebbe riaprire la porta a discussioni su infrastrutture transcontinentali.

Il Rilancio del Progetto e la Visione Globale

Nel maggio 2024, un incontro a Washington DC, promosso da UPF e The Washington Times Foundation, ha rilanciato l’idea del tunnel come progetto in grado di ridurre le tensioni internazionali e aprire nuove rotte commerciali. La Cina, con la “Nuova Via della Seta polare”, vede nello Stretto di Bering una porta strategica per collegare Asia, Europa e Nord America, integrando così il progetto in una visione geopolitica e commerciale globale.

Conclusione: Un futuro di opportunità e rischi

Lo Stretto di Bering rappresenta la frontiera di una nuova era, un “nuovo Oriente” che può trasformare relazioni geopolitiche, scambi commerciali e il clima stesso del pianeta. Tuttavia, come ricorda lo storico James Rodger Fleming, questi progetti richiedono un grande equilibrio tra ambizione tecnologica, cooperazione internazionale e rispetto per i delicati equilibri ambientali. Sarebbe necessario un impegno senza precedenti in termini di investimenti, ricerca e dialogo politico per realizzare questo ponte gelato che unisce continenti e culture.

Il progetto di un collegamento tra Eurasia e Nord America attraverso lo Stretto di Bering comporta rischi ambientali significativi, già studiati e considerati dalle varie proposte nel tempo:

  • Impatto sull’ecosistema marino: Lo Stretto di Bering è una delle aree più ricche di biodiversità dell’Artico, habitat vitale per megattere, balene, foche, trichechi e altre specie marine, oltre che per le comunità indigene come gli Yupik, Chukchi e Iñupiaq, che dipendono dalla pesca e dalla raccolta tradizionale. Qualsiasi opera infrastrutturale o aumento del traffico marittimo rischia di disturbare ecosistemi sensibili, corridoi migratori e la disponibilità di cibo.

  • Inquinamento e incidenti: L’espansione della navigazione e delle attività industriali nel tratto espone la regione a rischi di fuoriuscite di petrolio, collisioni tra navi e animali, inquinamento acustico subacqueo e altri contaminanti. Anche pochi incidenti potrebbero avere effetti devastanti a causa della fragilità ambientale.

  • Clima estremo e permafrost: Le condizioni climatiche estreme, con temperature che possono scendere fino a -50 °C, e la presenza di permafrost rappresentano una sfida ingegneristica. Il riscaldamento globale ha già iniziato a sciogliere il permafrost, rischiando di liberare metano, un gas serra che accelera i cambiamenti climatici.

  • Ghiaccio marino e iceberg: La regione è soggetta a banchi di ghiaccio e iceberg di grandi dimensioni che si muovono stagionalmente, imponendo ingenti difficoltà strutturali e obbligando a progettazioni specifiche capaci di resistere agli impatti continui di questi elementi naturali.

  • Alterazione delle correnti oceaniche: Tentativi storici come la diga sovietica del 1956 per modificare le correnti del Pacifico e Artico hanno messo in luce i pericoli di interventi nel sistema climatico. Modifiche alle correnti potrebbero causare effetti imprevisti, tra cui siccità o raffreddamenti anomali in vaste aree del pianeta.

  • Tensioni geopolitiche e ambientali: L’aumento delle attività economiche e militari nella regione può ostacolare la cooperazione necessaria alla tutela dell’ambiente, creando potenziali conflitti e difficoltà nel gestire responsabilmente un ecosistema così unico e fragile.

In definitiva, il progetto del collegamento sullo Stretto di Bering richiede una valutazione ambientale rigorosa.

FONTI CITATI: 

Fleming, J. R. (2010, 25 novembre). Thawing the Arctic: Soviet Russia’s Cold War on Cold. Gizmodo. https://gizmodo.com/5680669/thawing-the-arctic-+-soviet-russias-cold-war-war-on-cold”

Popular Mechanics. (1956, giugno). Soviet plan to warm the Arctic Ocean. Popular Mechanics, pp.

Chumley, C. K. (2024, June 5). How about a highway linking New York and London?

ARTIC COUNCIL https://arctic-council.org/

The Washington Times. https://www.washingtontimes.com/news/2024/jun/5/how-about-highway-linking-new-york-and-london/

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L’URSS CERCÒ DI REALIZZARE UNA DIGA NELLO STRETTO DI BERING PER CAUSARE IL GLOBAL WARMING

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