Chi è Stephen Bannon lo spiegano oggi tutti i giornali. Cos’è la Biosfera 2 e quale era il ruolo di Bannon lo racconta l’articolo che segue.Il progetto nasce negli anni ’80 e viene chiamato “2” perchè Biosfera 1 è la nostra Terra. Un ecosistema artificiale avrebbe dovuto simulare l’intera rete di relazioni biologiche della biosfera reale. Il progetto si prefiggeva di ricreare un ecosistema autosufficiente in un ambiente sigillato, un pianeta nel pianeta.
La storia di Biosphere-2, il “giardino dell’eden sopra una portaerei”
DI ALESSANDRO TAVECCHIO
Visto da lontano, in fotografia, sembra un’illustrazione rubata dalla copertina di un Urania: enormi cupole di vetro e calcestruzzo e una piramide troncata vagamente retrofuturista nella cornice quasi marziana del deserto dell’Arizona. Biosphere-2 è, almeno in parte, esattamente ciò che sembra—Si tratta del progetto di un gruppo di futuristi impenitenti che avrebbe dovuto dimostrare che era possibile costruire una biosfera artificiale autosufficiente, con l’intenzione, in futuro, di usare sistemi simili per colonizzare Marte.
Biosphere-2 è la seconda della serie perché, con grande rispetto, i suoi ideatori volevano riconoscere il primato della biosfera originale a, be’, il pianeta Terra. Nella pratica si trattava di una specie di enorme terrario contenente un campione di tutti gli ecosistemi, in grado di sostenere una popolazione umana di custodi—ribattezzati “biospherians”—per un tempo indeterminato. Biosphere-2 ha un mare, una savana, una foresta pluviale, un deserto, una foresta temperata e una palude di mangrovie, con un’atmosfera sigillata ermeticamente che impedisce lo scambio di gas e materia con il mondo esterno. Un sistema chiuso per tutto tranne che per la luce solare, proprio come la terra stessa.
I più entusiasti la definirono “un giardino dell’eden sopra una portaerei”, riferendosi alle profondità di Biosphere 2, dove erano stipate tutte le infrastrutture e impianti necessari al funzionamento del sistema e per tenere sotto controllo ogni elemento: dalle precipitazioni artificiali alla pressione dell’aria. Da un punto di vista ingegneristico nessuno aveva mai tentato qualcosa di simile su così larga scala—I Sovietici, negli anni 70, avevano studiato bunker sotterranei che fossero in grado di riciclare l’atmosfera e alimentare piccoli gruppi di persone per un tempo indefinito, ma nulla di paragonabile ai tredicimila metri quadrati di Biosphere-2.
Gli interni di Biosphere-2 sembrano saltare fuori da un videogioco.
Il lavoro per la costruzione di Biosphere-2 iniziò nel 1984, finanziato da Edward P. Bass, un miliardario texano erede di un impero petrolifero, per un costo di oltre 150 milioni di dollari.
Oltre alla prospettiva di creare habitat per colonizzare Marte, la Biosfera doveva essere per certi versi una conferma dell’ipotesi Gaia, l’idea proposta inizialmente nel 1972 da James Lovelock e Lynn Margulis. Secondo Gaia, il pianeta Terra e le creature viventi che la occupano si sono evolute insieme in un sistema autoregolante. In ultima analisi, questo significava che la Terra nel suo complesso si sarebbe comportata come un singolo organismo il cui scopo è mantenere condizioni vivibili sul pianeta.
Inizialmente proposta per spiegare cambiamenti nell’atmosfera primordiale della Terra, l’ipotesi Gaia fu presto abbracciata da movimenti new age che la vedevano come conferma scientifica della loro visione olistica della natura, che di per sé è qualcosa di armonioso e che naturalmente spinge verso la prosperità, opposta alla “lotta per l’esistenza” e alla natura “rossa di zanne e d’artigli” di Darwin. Nonostante (o forse proprio perché) la comunità scientifica l’avesse prima ignorata e poi rigettata con violenza, con questa spinta filosofica alternativa l’ipotesi Gaia continuò a crescere e divenne sempre più popolare tra il pubblico, ma sempre più nebulosa e sfuggevole nel contenuto scientifico. Negli anni ‘80 erano ormai stati raccolti abbastanza dati per dire con certezza che l’ipotesi iniziale riguardo l’atmosfera primordiale terrestre era sbagliata, ma nel frattempo l’idea dietro Gaia era mutata, ed era diventata più una metafora o una visione filosofica dell’ecologia, che un meccanismo.
L’inventore e la spinta ideologica più grande dietro la costruzione di Biosphere-2 fu quella di John P. Allen. Una dozzina di anni prima di cominciare il progetto, nel ‘71, era noto come “John il Delfino “ e aveva fondato una comune hippie, il Synergia Ranch, che aveva più o meno tutte le caratteristiche del culto religioso alternativo, e giustificava larga parte delle sue idee proprio con Gaia. Fu proprio Allen a persuadere il miliardario Edward P. Bass ad aprire il portafoglio per quei 150 milioni di dollari necessari, e la costruzione di Biosphere-2 fu finalmente terminata nel 1991 nei pressi di Oracle, Arizona.
“Il più ambizioso progetto scientifico dai tempi alla corsa alla Luna.”
Almeno inizialmente, l’impatto mediatico del progetto Biosphere-2 fu enorme e quasi interamente positivo. Discover Magazine lo descrisse come “il più ambizioso progetto scientifico dai tempi alla corsa alla Luna” e la copertura mediatica della prima missione, in cui un equipaggio di 8 persone sarebbe stato isolato nella seconda biosfera per 2 anni, fu quasi senza precedenti. La copertura mediatica da parte della stampa fu talmente grande e pressante da dare origine ad un intero film parodia, Bio-Dome (che in italiano magicamente diventa Tonto + Tonto per cavalcare l’onda di Scemo e più scemo). Certi onori ora li riserviamo solo a cose tipo Twilight, mica a esperimenti scientifici.
Le critiche scientifiche all’intera impresa non mancavano sin dal concepimento del progetto. Il fatto che l’inventore e responsabile principale, John Allen, fosse laureato in economia e non avesse alcuna esperienza di ricerca, non aiutava. La motivazione esplicita, quella di creare biosfere in grado di colonizzare lo spazio e Mdarte, era vista come pura fantascienza; quella implicita, vagamente New Age e legata all’ipotesi Gaia, come un’infiltrazione religiosa. Per cercare di dare un’aura di rispettabilità al progetto, John Allen spese un sacco di quattrini per avere consulenti scientifici di tutto rispetto, inclusi collaboratori della Nasa e dello Smithsonian.
Quattro uomini e quattro donne iniziarono il loro isolamento nel settembre del 1991, con grande fanfara mediatica. Sarebbero stati chiusi in Biosphere-2 per 2 anni, e sebbene l’amministrazione cercò di tenere la stampa all’oscuro di tutto per mantenere apparenze utopiche, ben presto cominciarono a trapelare notizie di problemi. Ora Biosphere-2 appartiene all’Università dell’Arizona, e, anche grazie a ciò, abbiamo molti dati e documenti che ai tempi erano rimasti nascosti, o ancora peggio si conoscevano solo tramite le testimonianze non esattamente super-partes di John Allen e degli altri partecipanti.
Uno dei video promozionali di Biosphere 2. La colonna sonora contiene un campionamento di canti rituali tibetani, che potrebbe sembrare strano se non fosse che prima della missione tutti i “biospherians” sono stati benedetti in una cerimonia pubblica proprio da un gruppo di monaci del Tibet.
Nel giro di poche settimane dall’inizio dell’isolamento, il livello di ossigeno nell’atmosfera era sceso dal 21% al 14%, grossomodo come nell’aria rarefatta su una montagna di 4000 metri, appena sufficiente per mantenere gli 8 membri dell’equipaggio in salute. Contemporaneamente, il livello di CO2 era aumentato incredibilmente, al punto di essere vicino al limite di sicurezza.
Cercando di sequestrare il carbonio, i “biospherians” cominciarono a coltivare rampicanti di Ipomea. Come in Australia, dove sono specie invasiva, le piante esplosero rapidamente in numero, sottraendo nutrienti ad altre piante, incluse quelle alimentari. Gli alberi cominciarono a morire. Diciannove delle venticinque specie di vertebrati, inclusi tutti i pesci, si estinsero, così come tutti gli insetti impollinatori, condannando la maggior parte delle piante al non produrre semi. La maggior parte degli insetti morì rapidamente, con l’eccezione di scarafaggi e formiche. Il mare artificiale diventò acido e i coralli cominciarono a morire.
In totale segreto, furono installati nella biosfera filtri per assorbire il carbonio e dover evitare di rivelare che l’esperimento era un fallimento. Contemporaneamente, l’equipaggio, impossibilitato a coltivare il proprio cibo, cominciò a sfamarsi con i semi che erano nella biosfera per la coltivazione. Ad un anno dall’inizio dell’esperimento, i Biospherians furono costretti a sfamarsi con il cibo d’emergenza, non coltivato nella biosfera. Su minaccia di essere cacciati dall’esperimento, i partecipanti furono costretti a tenere tutto ciò nascosto al pubblico.
Biosphere-2 in realtà è la piramide del Cocoricò.
Ad aggravare la situazione contribuì il fatto che gli 8 membri dell’equipaggio non erano scienziati, né avevano superato screening psicologici per affrontare un così lungo periodo di isolamento. Erano 8 membri della comune hippie di John Allen, che con un paio di eccezioni non avevano alcuna credenziale scientifica.
Si scatenò una lotta intestina tra i membri della missione: se continuare a mantenere la facciata dell’esperimento, o se cominciare effettivamente a lavorare sui singoli ecosistemi, con esperimenti più simili alla tradizionale ecologia accademica, necessari per non aver buttato 150 milioni di dollari, ma contemporaneamente una ammissione di fallimento dell’ipotesi Gaia e dell’intero impianto filosofico dietro Biosphere-2. I membri della missione si divisero in due gruppi di 4, che smisero di parlarsi e di collaborare, si rubavano il cibo e sabotavano a vicenda, in una specie di versione in bottiglia del Signore delle Mosche.
Un esperimento, in teoria, non è mai un fallimento: anche quando non funziona, sapere perché non ha funzionato o cosa è andato storto può essere utile. Saltò fuori che, nella fretta di ridurre i costi e lanciare il prima possibile l’esperimento, il calcestruzzo utilizzato nella costruzione non era stato fatto “stagionare”, e sottraeva costantemente ossigeno all’atmosfera. Ma oltre a rivelare errori e difetti di progettazione, il continuo interferire con l’esperimento per non rivelare al pubblico che qualcosa stava andando storto aveva reso i dati più propriamente ecologici inutilizzabili.
Nella fretta di ridurre i costi il calcestruzzo utilizzato nella costruzione non era stato fatto “stagionare”, e sottraeva costantemente ossigeno all’atmosfera.
Edward Bass, visti i risultati non esattamente esaltanti della prima missione e la quantità enorme di soldi spesi, decise di cedere la gestione dell’intero impianto a Stephen Bannon, un banchiere e produttore cinematografico ultra-repubblicano che ha appena concluso il suo ruolo da CEO della campagna presidenziale di Donald Trump, con la prospettiva di salvare, se non scientificamente, almeno economicamente il progetto. A sei mesi dal termine della prima missione, un nuovo equipaggio di 7 persone fu introdotto nella biosfera.
Se la prima missione doveva essere una conferma dell’ipotesi Gaia e una dimostrazione che era possibile creare biosfere artificiali, con le relative conseguenze per l’esplorazione spaziale, la seconda missione, sotto l’egida di Bannon, doveva concentrarsi sulle sfide che la biosfera avrebbe dovuto affrontare: cambiamenti climatici, effetto serra, etc. Non c’era più la concentrazione sull’isolamento totale, che, almeno in teoria, avrebbe potuto permettere più aggiornamenti in corso.
Ad esempio, dopo che un membro della missione spedì un elenco di lamentele riguardo a problemi di sicurezza nella biosfera, Bannon minacciò che gli avrebbe “ricacciato le lamentele giù per la sua cazzo di gola“. Quando a pochi mesi dall’inizio della seconda missione l’atmosfera di Biosphere 2 cominciò ad accumulare quantità pericolose di ossido d’azoto, due dei membri dell’equipaggio “vandalizzarono” l’esperimento aprendo le porte e rompendo svariate finestre, consentendo lo scambio di gas tra le due biosfere e mandando a monte qualsiasi pretesa di scientificità.
Di fronte a cause legali con i nuovi “Biospherians” e i problemi materiali dovuti alla gestione di Bannon, Bass decise di affittare tutto per una frazione del costo alla Columbia University, così che per la prima volta dalla sua costruzione la biosfera potesse accogliere operazioni di ricerca scientifica tradizionale.
Sebbene non sia più totalmente isolata, l’interno delle cupole permette una serie di esperimenti di ecologici su media scala, molto più grande dei tradizionali esperimenti ecologici in laboratorio, che difficilmente superano le dimensioni di una stanza, ma con molto più controllo rispetto al lavoro in campo aperto. A suo modo, insomma, Biosphere-2 è in perfetta salute.
Purtroppo non si può dire lo stesso della biosfera 1, e le prospettive dopo l’annuncio del nuovo presidente degli Stati Uniti non sono esattamente positive
FONTE http://motherboard.vice.com/it/read/biosphere-2-biosfera-autosufficiente-profilo
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