L”attacco alla centrale nucleare. Kiev:  “Proiettile russo”. Ma Mosca: “È in mano nostra dal 28 febbraio”

Il 28 febbraio, le forze armate russe hanno preso il controllo della città di Energodar, della centrale nucleare di Zaporozhye e del territorio adiacente. Il personale militare della Guardia nazionale ucraina che stava a guardia della centrale, anche prima dell’arrivo delle unità russe, ha lasciato la struttura ed è scomparso in una direzione sconosciuta.

I russi quindi che ne detengono il controllo dal 28 di febbraio, quale motivo avrebbero dopo giorni in cui la centrale funziona normalmente, provocare una catastrofe adesso? Vedi qui

Oggi sono in programma riunioni d’emergenza dei ministri degli Esteri di NatoG7 e Ue sull’Ucraina.

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Aggiornamento 4 marzo – L’esercito russo ha attaccato nella notte tra giovedì 3 marzo e venerdì 4 marzo la centrale nucleare di Zaporizhzhia. La sola ragione per la quale non si è verificata una catastrofe è legata al fatto che i colpi dei carri armati hanno centrato un edificio adibito alla formazione del personale e un laboratorio. Un incendio è divampato ed è stato domato dai pompieri alle prime ore del mattino. I livelli di radioattività sono rimasti nella norma. L’IAEA – il massimo organismo di controllo nucleare a livello mondiale – ha lanciato un nuovo appello ad evitare i combattimenti attorno ai siti atomici dell’Ucraina, confermando una volta ancora il fatto che i reattori, se colpiti, possono provocare una catastrofe. L’esercito russo ha affermato di aver preso il controllo della centrale…

Zaporizhzhia è una città industriale dell’Ucraina meridionale, capitale amministrativa dell’omonimo Oblast (provincia). Bagnata dal fiume Dnepr, si trova a 71 chilometri da Dnipro e a 445 da Kiev. Qui è situata una delle cinque centrali nucleari presenti nella nazione europea, sul territorio della città di Enerhodar. L’impianto ospita sei reattori WWER da 1000 MW ciascuno. I primi 5 entrarono in funzione negli anni Ottanta, il sesto nel 1995. Con un totale di 6000 MW, si tratta della centrale nucleare più potente d’Europa.

L’interno della centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina. La centrale si trova a 190 chilometri dal possibile fronte del conflitto © Zaporizhzhia Nuclear Power Plant

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In Ucraina 15 reattori nucleari ripartiti su quattro siti

La presenza del sito, così come di altri impianti ucraini, preoccupa numerosi osservatori. In caso di guerra tra Mosca e Kiev, i reattori si trasformeranno non solo in possibili obiettivi strategici, ma anche in potenziali minacce per le popolazioni dell’intero Vecchio Continente. Complessivamente, infatti, sono 15 i reattori nucleari presenti in Ucraina, ripartiti su quattro siti. Da loro dipende il 50% dell’approvvigionamento energetico nazionale.

È facile immaginare cosa potrebbe accadere qualora un missile venisse lanciato per errore o intenzionalmente contro una di tali centrali. O se un velivolo militare carico di ordigni dovesse malauguratamente precipitare proprio sopra ad un reattore. «Se fossero colpiti, potrebbero trasformarsi in autentiche bombe radioattive. E la stessa Russia ne sarebbe vittima. Tenuto conto della vulnerabilità delle centrali nucleari ucraine e della devastazione umana e ambientale che si produrrebbe in caso di incidente, il presidente russo Vladimir Putin dovrebbe chiedersi se vale davvero la pena di scatenare un conflitto», ha sottolineato un’analisi di Project Syndacate.

Cosa potrebbe accadere in caso di attacco

Spesso nel caso di conflitti le centrali elettriche vengono prese di mira sistematicamente, poiché in mancanza di energia è difficile continuare a combattere. È facilmente immaginabile, perciò, che l’Ucraina voglia difendere con le unghie e con i denti impianti come quello di Zaporizhzhia. Un conflitto nei paraggi potrebbe però moltiplicare i rischi. Anche soltanto un colpo di artiglieria che colpisse un circuito di raffreddamento di un reattore potrebbe tradursi in una catastrofe. Così come un cyberattacco mirato ai sistemi di alimentazione elettrica di soccorso. Inoltre, si potrebbe temere la fuga da parte di chi opera nei reattori, soprattutto se la guerra fosse vicina.

Cosa comporterebbe la fusione del nocciolo di un reattore in Ucraina lo sappiamo già. La tragedia di Chernobyl del 1986 è un ricordo ancora vivo per ciascuno di noi. Come ricorda un’analisi di Lifegate, vennero impiegati 800mila “liquidatori”, addetti al controllo degli effetti dell’esplosione. Di questi, 10mila sono morti e 400mila sono affetti da patologie tumorali. Le persone colpite (direttamente ed indirettamente) dall’incidente sono state 3,2 milioni, di cui un terzo bambini. Ma all’epoca non c’erano battaglie in corso. (ndr: non si sa vedi qui )

Cosa accadrebbe alla popolazione locale, come potrebbe essere gestito il panico, in che modo si potrebbero evacuare i civili è qualcosa di mai sperimentato prima. Mai, perché i “precedenti” sono pochi e non paragonabili. Israele ha bombardato delle installazioni sospettate di lavorare alla produzione di armi nucleari in Siria e Iraq. Quest’ultimo ha centrato la centrale Bushehr, in Iran, negli anni Ottanta. Ma si trattava sempre di cantieri, di siti in costruzione. Mai di reattori avviati e a pieno regime.

Ma «un attacco ad un reattore nucleare sarebbe eccessivo per Putin? Nel corso delle guerre in AfghanistanCecenia e Siria – ricorda Project Syndacate – le forze russe hanno mostrato di saper agire senza farsi troppi problemi legati alle norme convenzionali. Inoltre, le guerre comportano delle situazioni aleatorie in generale. I combattenti possono commettere errori. I soldati sul campo possono ignorare gli ordini».

Il giornale porta a questo proposito un esempio. Il 26 marzo 2017 le Forze democratiche siriane, appoggiate dall’aviazione della coalizione internazionale diretta dagli Stati Uniti, attaccarono la diga di Tabqa, controllata dall’Isis. Alta 60 metri e con un lago artificiale lungo 80 chilometri, se avesse ceduto avrebbe inghiottito centinaia di migliaia di civili a valle. Per questo esisteva un ordine perentorio di non bombardarla. Cosa che invece avvenne. Per miracolo, però, la bomba penetrante “bunker buster” non esplose.

L’Ucraina probabilmente chiuderebbe le centrali solo all’ultimo secondo

«In caso di conflitto, la centrale nucleare di Zaporizhzhia si troverebbe a soli 190 chilometri dal fronte nella regione del Donbass – sottolinea il magazine economico americano Forbes -. Ed in particolare sulla sponda est del fiume Dnepr, particolarmente difficile da difendere». Il sito è talmente strategico che «le autorità saranno riluttanti a bloccare i reattori, se non all’ultimissimo secondo. L’Ucraina ha un disperato bisogno di energia».

Così, «sebbene improbabile, un bombardamento diretto potrebbe provocare seri danni alle strutture del reattore – aggiunge Forbes -. E benché le strutture di un reattore siano solide, un attacco alla centrale potrebbe uccidere il personale, distruggere i posti di controllo, gli strumenti di monitoraggio o le infrastrutture legate al raffreddamento. Senza dimenticare le barre di combustibile esausto che si trovano in vulnerabili piscine di raffreddamento. Mentre quello più vecchio che è stoccato a secco in 167 siti». Le centrali nucleari, insomma, non possono dirsi sicure al 100% neppure in tempi di pace. Figuriamoci in mezzo ad una guerra.

Articolo integrale e FONTE

Redazione Bruxelles02 marzo 2022 15:08

Russia: “Conquistata la più grande centrale nucleare d’Europa”

Sotto controllo di Mosca sarebbero i reattori di Zaporizhzhia, tra i 15 in funzione in Ucraina. Aiea avverte: infrastrutture possono essere colpite “in modo accidentale o meno”.

La centrale nucleare più grande d’Europa è ora sotto il controllo della Russia. L’impianto di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina, è stata conquistata dalle forze armate di Vladimir Putin. Centinaia di cittadini e lavoratori della centrale avevano provato a fermare l’accesso ai soldati russi, ma alla fine si sono dovuti arrendere.

A confermare la presa dell’importante infrastruttura è stata l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che è stata informata dalle autorità del Cremlino. Il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, ha detto di confidare che la Russia rispetti gli impegni internazionali che impongono di non prendere di mira le centrali nucleari durante le operazioni militari. “Tutti i Paesi, senza eccezioni, rispetteranno gli impegni a non attaccare le infrastrutture nucleari e i russi non stanno puntando a questo”, ha detto Grossi in conferenza stampa, “però, ed è un grande ‘però’, ci sono stati casi in cui sono state colpite, in modo accidentale o meno, strutture nelle vicinanze delle centrali”. CONTINUA https://europa.today.it/attualita/russia-controlla-centrale-nucleare-ucraina.html

 

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