A circa 3mila chilometri di profondità sotto l’Africa meridionale una vasta area di densissima roccia sta influenzando il ferro che genera il campo magnetico terrestre, provocando un indebolimento significativo della magnetosfera chiamato “Anomalia del Sud Atlantico”. Il fenomeno potrebbe essere alla base della futura e temuta inversione dei poli.
Una vasta area di densa roccia sita al confine tra il nucleo esterno (liquido) della Terra e il mantello soprastante, più freddo e rigido, sta indebolendo il campo magnetico del nostro pianeta influenzando il ferro che lo genera. Lo studio di questa misteriosa regione rocciosa, che si trova a 2.900 chilometri di profondità, potrebbe svelare i segreti di uno dei più grandi misteri della geologia, ovvero l’inversione periodica dei poli magnetici, un evento verificatosi già varie volte in passato e che potrebbe ripresentarsi nel prossimo futuro. Gli scienziati sono preoccupati dal fenomeno per gli effetti potenzialmente catastrofici sulla vita; il campo magnetico terrestre, infatti, devia le pericolose particelle provenienti dal vento solare e dai letali raggi cosmici, permettendo di fatto l’esistenza della vita stessa.
Ma torniamo alla ricerca. Il disturbo della misteriosa regione rocciosa sotterranea, conosciuta col nome tecnico di “African Large Low Shear Velocity Province”, è alla base della cosiddetta Anomalia del Sud Atlantico o SAA (South Atlantic Anomaly). Si tratta di una specifica zona del campo magnetico terrestre caratterizzata da un’intensità sensibilmente inferiore rispetto al resto della magnetosfera; come suggerisce il suo nome, essa abbraccia una vasta area dell’Atlantico meridionale e interessa diversi Paesi che vi si affacciano, dallo Zimbawea al Cile. Il campo magnetico di quest’area è così debole che rappresenta persino un pericolo per i satelliti; passandovi all’interno, infatti, rischiano di essere “fritti” dal numero maggiore di radiazioni che riescono a giungere dallo spazio.
Un team di ricerca guidato da scienziati dell’Università di Rochester ha determinato che il netto indebolimento del campo magnetico dell’Anomalia del Sud Atlantico (iniziato circa 160 anni fa) non è un fenomeno isolato. Studiando cimeli archeologici di argilla che hanno “intrappolato” le tracce del campo magnetico terrestre, gli studiosi guidati dai professori Vincent Hare e John Tarduno hanno scoperto che un simile indebolimento è stato registrato anche nel 400-450 d.C., nel 700-750 d.C e nel 1225-1550 d.C. Si tratterebbe dunque di una sorta di segnale ripetuto nel tempo che fa parte di un modello molto più ampio.
Gli scienziati non sanno se questo fenomeno determinerà la famigerata inversione dei poli del campo magnetico, poiché mancano dati sufficienti per elaborare una teoria. L’ultima inversione completa è avvenuta circa 780mila anni fa, mentre 40mila anni fa si è arrivati quasi all’inversione che alla fine non si è concretizzata. Sappiamo solo che il Polo Nord magnetico si sta spostando (in pochi decenni dal Canada si è diretto verso la Russia) e che c’è uno strano fenomeno sotto l’Africa che sta indebolendo la magnetosfera in una vastissima area. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geophysical Review Letters.
In questa area la parte inferiore delle fasce di Van Allen è più vicina alla superficie del pianeta: a parità di altezza rispetto al livello del mare, l’intensità delle radiazioni della fascia di Van Allen è più elevata rispetto a quella del resto della superficie terrestre.
Le fasce di Van Allen sono simmetriche rispetto all’asse del campo magnetico terrestre, mentre questo è inclinato di circa 11° rispetto all’asse di rotazione della Terra e decentrato di circa 450 km rispetto al centro della Terra. Tali caratteristiche di inclinazione e decentramento del campo magnetico fanno sì che la parte più interna delle fasce di Van Allen è più vicina alla superficie terrestre sopra l’oceano Atlantico meridionale, mentre è più lontana sopra l’oceano Pacifico settentrionale….L’Anomalia del Sud Atlantico produce importanti conseguenze per i satelliti artificiali e per altri veicoli spaziali che orbitano intorno alla Terra. Questi oggetti, muovendosi a diverse centinaia di chilometri dalla superficie terrestre, finiscono per transitare periodicamente all’interno della SAA; quando ciò accade, essi si trovano esposti a forti radiazioni per la durata di parecchi minuti. La progettazione della Stazione Spaziale Internazionale ha richiesto una schermatura supplementare per limitare questo problema, poiché l’inclinazione della sua orbita la porta a passare periodicamente attraverso la SAA. Per altro verso, il telescopio spaziale Hubble e altri satelliti artificiali devono sospendere le osservazioni quando attraversano l’Anomalia (Wikipedia)
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