Divisori che consentirebbero di mantenere la distanza di sicurezza. I posti a sedere nel locale potrebbero essere ridotti del 50% e più.
Tra i ricercatori che si occupano del covid-19, il virologo tedesco Hendrik Streeck è uno dei più celebri. Il professor Streeck, direttore dell’Istituto di Virologia e dell’Istituto per la ricerca sull’HIV dell’Università di Bonn, ha condotto delle indagini per cercare di capire come il virus si comporti sulle superfici. Comprendere il reale rischio di infezione è importantissimo. I risultati del ricercatore sono sorprendenti. Streeck ha tamponato telecomandi, lavandini, telefoni cellulari, servizi igienici o maniglie delle porte nelle case di ammalati covid-19, nel distretto tedesco del focolaio di Heinsberg, ma non è stato possibile coltivare il virus in laboratorio sulla base di questi tamponi. “Ciò significa che abbiamo rilevato l’RNA (o acido ribonucleico, che trasporta le informazioni genetiche del virus) dei virus “morti“, ha spiegato Streeck alla emittente ZDF. In altre parole su quelle maniglie e quei telecomandi c’era il virus, ma era incapace di infettare. Era morto.
Perché le importanti indagini dello scienziato tedesco non sono state fatte altrove? Le misure di sicurezza per la fase 2 minacciano di completare il disastro economico, conseguenza delle misure ordinate finora.
Coronavirus, quasi conclusa la ricerca controcorrente di Heinsberg: «Nessun contagio durante lo shopping o dalle maniglie»
Nella cittadina nessun contagio è arrivato dal contatto casuale con superfici toccate da contagiati. Il professor Streeck lancia ora uno studio più approfondito per valutare come uscire dal lockdown
Una ricerca, già iniziata nelle settimane scorse, condotta da Hendrik Streeck, professore di virologia e direttore dell’Istituto di virologia e ricerca sull’Hiv presso l’Università di Bonn, ha portato qualche novità – ormai quasi certa – sullo sviluppo dei focolai da Coronavirus. Era stato lui, ad esempio, a scoprire che la perdita di olfatto e gustocostituiscono alcuni dei tratti frequenti tra i malati Covid. Lo studio è stato eseguito, un paio di settimane fa, nella cittadina di Heinsberg, dove sono stati segnalati oltre 1.400 casi poi confermati. La città, il primo epicentro della pandemia in Germania, ha una popolazione di circa 250.000 abitanti e sono stati confermati 46 casi di decesso. Proprio per la dimensione limitata e la possibilità di ricostruire la catena di contatti tra i contagiati è stata scelta per dare il via allo studio.
«Non vi è alcun rischio significativo di contrarre la malattia quando si fa shopping. I gravi focolai di infezione sono sempre stati il risultato di persone più vicine tra loro per un periodo di tempo più lungo, ad esempio le feste. Inoltre, il professore non è riuscito a trovare alcuna prova di virus «viventi» sulle superfici – ha raccontato a Rtl, la principale televisione del Lussemburgo. «Quando abbiamo prelevato campioni da maniglie delle porte, telefoni o servizi igienici, non è stato possibile coltivare il virus in laboratorio sulla base di questi tamponi …». Ricordiamo che, secondo quanto riportato dagli Istituti per la salute Cdc e Nih, il virus può sopravvivere 24 ore su carta, tre ore in aerosol e fino a tre giorni su plastica e acciaio inossidabile. Ma il fatto che questi studi fossero stati condotti in laboratorio ha frenato l’ipotesi che potessero essere traslati nel mondo “reale”.
Il nuovo studio
La scoperta di Streek si allaccia direttamente alla valutazione dei lockdown e delle chiusure totali delle attività commerciali. Tant’è vero che è in programma un nuovo studio, eseguito su un campione di 1.000 persone con l’obiettivo di capire ulteriormente le vie di diffusione del virus sempre all’interno della città di Heinsberg. I risultati ottenuti tracceranno il quadro per le strategie da seguire in modo da uscire dai blocchi nazionali. Per «prendere» effettivamente il virus – spiega il professore – «sarebbe necessario che qualcuno tossisse nella sua mano, toccasse immediatamente una maniglia della porta e poi subito dopo un’altra persona afferrasse la maniglia e continuasse a toccarsi il viso». Per l’uomo è dunque improbabile, dice il ricercatore, la trasmissione attraverso il contatto con le superfici contaminate. VEDI QUI
Il Dr. Hendrik Streeckè il direttore dell’Istituto di Virologia e dell’Istituto per la ricerca sull’HIV dell’Università di Bonn. Ha completato la sua formazione medica presso la Charite University, Berlino, Germania, nel 2006 e ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università Friedrich-Wilhelm di Bonn, Germania, nel 2007. Ha svolto la sua borsa di studio post-dottorato nel laboratorio del Dr. Marcus Altfeld sulle risposte delle cellule T CD8+ specifiche per l’HIV nell’infezione acuta e ha caratterizzato i cambiamenti nella funzionalità delle cellule T CD8+ e nei modelli di immunodominio nel contesto della carica di antigene e della fuga virale. Nel 2009 ha ricevuto il premio biennale HIV AIDS Award della Società Tedesco-Austriaca per l’AIDS per gli eccellenti risultati ottenuti nel campo dell’immunologia dell’HIV ed è stato successivamente assunto come professore assistente presso il Ragon Institute of MGH, MIT e Harvard. Nel 2012 è entrato a far parte del programma di ricerca militare sull’HIV, dove continua a concentrarsi sul ruolo e la funzione delle cellule T CD4 specifiche per l’HIV nel contesto dell’infezione da HIV-1 spontaneamente controllata e su come queste risposte possono essere applicate alla protezione indotta dal vaccino contro l’HIV.
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