Il nuovo Accordo NATO 2025 stabilisce che le spese militari aumentino dal 2% al 5% del PIL, come richiesto (preteso) da Trump. Il 5% è diviso in due: il 3,5% per spese militari “pure” (truppe, armamenti, munizioni, missioni internazionali, ecc.), e l’1,5% per spese per la sicurezza (reti di telecomunicazione terrestri e satellitari, infrastrutture strategiche: ferrovie, strade, ponti, porti e aeroporti, ecc.).
Entro la fine del 2025, secondo il Libro bianco della difesa europea (il noto piano Rearm), la Commissione europea adotterà una “comunicazione congiunta sulla military mobility”. Accompagnata da proposte di legge da parte dei Paesi membri che saranno tenuti a completare l’adeguamento di ferrovie, strade, porti, aeroporti per renderli a duplice uso, civile e militare.
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I porti europei sono sempre più attivi nel gestire la transizione degli scenari internazionali, e di conseguenza delle loro attività economiche, verso una fase più complessa e caotica, connotata da maggior incertezza sul fronte geopolitico e una nuova salienza della preparazione a possibili crisi globali. In caso di conflitto su larga scala, la logistica portuale giocherebbe un ruolo determinante e i Paesi europei devono fare ampiamente attenzione a mobilitare virtuosamente le proprie infrastrutture per capire come prepararle ad ogni eventualità.
Genova: la nuova diga con uso duale
La scorsa settimana il Ministero delle Infrastrutture italiano ha, ad esempio, ufficializzato la presentazione come progetto a uso duale (militare e civile) della nuova diga foranea del porto di Genova, che potrà ospitare non solo mercantili, petroliere e navi cargo ma anche, potenzialmente, trasporti truppe, portaerei leggere, cacciatorpediniere, fregate, pattugliatori e altre navi. Inoltre, Genova diventerà un hub strategico della mobilità militare che in Italia è sviluppata con cura particolare delle reti ferroviarie e dei porti.
Rotterdam: un porto per la Nato
La prima struttura portuale italiana entra dunque pienamente nella pianificazione strategica con cui l’Europa vuole evitare di dipendere dai colli di bottiglia sistemici che sono emersi nella logistica e nelle comunicazioni e poter affrontare con maggior organicità una futura crisi securitaria di portata continentale. Ancora più significativa, a tal proposito, è invece la svolta strategica del maggior scalo europeo, Rotterdam, che ha deciso di iniziare a destinare una quota di spazio alla logistica militare finalizzata al supporto alle strutture Nato in Europa. Il porto olandese è vitale per la logistica atlantica e assieme alla vicina città belga di Anversa Rotterdam gioca un ruolo critico nell’arrivo di mezzi militari, armamenti e beni per le truppe e gli eserciti, ma fino ad ora non ha mai avuto una banchina dedicata alla Difesa.
“I Paesi Bassi, insieme ai loro alleati della Nato, si sono impegnati ad aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil”, nota il Financial Times, ricordando che “a maggio, il ministero della Difesa olandese ha annunciato che Rotterdam avrebbe dovuto fornire spazio per la movimentazione di più navi che trasportavano carichi militari su richiesta della Nato” e che “il terminal container di Rotterdam è l’unico luogo in cui il porto può trasferire munizioni da una nave all’altra in sicurezza”.
Rotterdam può diventare così perno di un sistema di sicurezza delle forniture e della logistica che in un’ottica intermodale e resiliente può unire a raggiera le basi più strategiche del Nord Europa, da Anversa e le basi olandesi di Vlissingen e Eemshaven alla città tedesca di Rostock, facendo perno sulla città dei Paesi Bassi. La preparazione pre-bellica integrerà sempre più l’uso duale delle infrastrutture, militare e civile, come garanzia per una maggiore sicurezza e preparazione a ogni crisi. Il nuovo mondo caotico e competitivo impone svolte a livello sistemico: dal Mediterraneo al Mare del Nord, in Europa questa tendenza inevitabile sta venendo sempre più compresa.
Fonte https://it.insideover.com/difesa/da-rotterdam-a-genova-i-porti-europei-diventano-anche-basi-militari.html
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Dopo il Ponte, la diga di Genova: “Serve alla Nato, rientri nel 5%” – Il Fatto Quotidiano
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