«La popolazione mondiale inizierà presto a diminuire»

Siamo alla vigilia di una nuova fase dell’umanità, nella quale il bilancio non sarà tenuto in pari dall’alta mortalità, ma dalla bassa fertilità. Secondo quanto emerge dal Global Burden of Disease, il tasso di fertilità si è dimezzato dal 1950 a oggi. Il Giappone, per compensare l’invecchiamento della popolazione e l’avversione all’ assunzione di immigrati, il settore tecnologico giapponese ha intensificato i suoi sforzi nella robotica e nell’intelligenza artificiale. In questo modo ha trasformato un problema biologico in uno ingegneristico. Il COVID19 pare che aggiunga una intensificazione di questa tendenza. Due notizie di questi giorni.

*********

Un nuovo studio dell’Università Bocconi, pubblicato su Science Magazine, si basa sulle evidenze storiche, sociali, economiche e demografiche di disastri naturali e pandemie per trarre la conclusione che la fertilità post-COVID19 diminuirà plausibilmente a causa dell’incertezza economica e dell’aumento degli oneri per la cura dei bambini.

Di Lara Tomasetta

Nel corso della storia, i picchi di mortalità dovuti a guerre e carestie sono stati seguiti da un aumento delle nascite, mentre l’influenza spagnola ha portato a un temporaneo calo della fertilità prima di riprendersi durante un “baby boom”. Contrariamente a questa tendenza storica, l’emergenza sanitaria Covid-19 causerà plausibilmente un calo della fertilità, senza i fattori che hanno portato a un baby boom in passato.

Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato dalla rivista Science, a cura dei ricercatori della Bocconi Arnstein Aassve, Nicolò Cavalli, Letizia Mencarini, Samuel Plach e Massimo Livi Bacci dell’Università di Firenze. Gli autori sottolineano le differenze nello sviluppo delle popolazioni e il loro stadio di transizione demografica per trarre conclusioni accurate dalle ricerche esistenti.

Ma non ci sono solo effetti negativi derivanti da questa pandemia. Almeno, non solo. Una conseguenza positiva legata al lockdown che ha costretto a casa diverse centinaia di milioni di persone nel mondo c’è: si è assistito in alcuni Paesi europei, e non solo, ad un vero e proprio crollo delle nascite di bambini prematuri. A testimoniarlo, dati alla mano, è uno studio condotto in Irlanda, al momento in pre-pubblicazione su MedRxiv, che ha registrato una riduzione drastica, pari a ben il 73%, del numero di neonati venuti alla luce con peso molto basso (meno di 1,5 kg) ed estremamente basso (meno di 1 kg).

L’Irlanda ha disposto il lockdown dal 12 marzo al 18 maggio. I medici, autori dello studio, hanno esaminato le statistiche dell’ospedale universitario di Limerick, l’unico ospedale materno-infantile per una popolazione di 473.000 persone nelle contee di Limerick, Clare e North Tipperary. Il risultato è stato più che evidente: prendendo in considerazione il periodo da gennaio al 30 aprile 2020, il numero di bambini con peso inferiore a 1,5 kg e sotto 1 kg (peso che classifica la prematurità) è diminuito del 73% rispetto alla media dei 20 anni precedenti (su un totale di circa 30.000 nascite in 50 anni). Non solo. Durante questi 20 anni la media era di 8,18 prematuri ogni 1.000 nascite; da qui lo stupore nel registrare, durante il periodo di ‘confinamento’, un tasso di 2,17 ogni 1.000 nati per i bambini sotto 1,5 kg, e addirittura zero nascite sotto 1 kg. FONTE https://www.tpi.it/cronaca/pandemia-covid-calo-fertilita-studio-20200723640115/

 

Italia a metà, fertilità ai minimi; così nel 2100 saremmo 30 milioni

In Italia le nascite sono al minimo storico e la popolazione nel tempo è destinata a dimezzarsi.  Passerà dal picco di 61 milioni del 2014 a 30,5 milioni nel 2100.

Nella lista di stati del mondo ordinata per per il loro Prodotto Interno Lordo (PIL), l’Italia scenderà dall’ottava posizione attuale alla 25ma.

E’ quanto emerge da un grande progetto di ricerca finanziato da Bill Gates, fondatore di Microsoft, in cui sono state analizzate le conseguenze della diminuzione delle nascite a livello mondiale.

Un team guidato dalla Washington University ha scoperto che 23 paesi, tra cui c’è appunto l’Italia, il Giappone, la Thailandia e la Spagna c’è la concreta possibilità che le popolazioni si riducano di oltre la metà…. CONTINUA QUI 

Boom demografico: ecco quanti saremo nel mondo entro il 2064

Ma poi ci sarà un calo nel 2100, secondo lo studio dell’Institue for Health Metrics and Evaluation.

Nello studio pubblicato su The Lancet, i ricercatori dell’IHME hanno utilizzato le proiezioni della mortalità, della fertilità e dei tassi di migrazione nei prossimi 80 anni. Prendono anche in considerazione i rischi di guerra o di disastri naturali legati al cambiamento climatico. Va notato che le proiezioni demografiche dell’IHME, finanziate dalla Bill and Melinda Gates Foundation, contraddicono quelle delle Nazioni Unite.  

«La popolazione mondiale inizierà presto a diminuire», dicono i ricercatori dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington. In due secoli, l’aumento della popolazione è sorprendente: da poco più di 1 miliardo, appena 200 anni fa, oggi la popolazione mondiale supera i 7,8 miliardi e si prevede che continuerà a crescere nei prossimi decenni, raggiungendo il picco di 9,7 miliardi nel 2064.

Ma dopo questo picco, secondo l’IHME, si prevede un calo a 8,8 miliardi nel 2100, o 2 miliardi in meno rispetto all’ONU, che prevede che la popolazione mondiale continuerà a crescere raggiungendo i 9,7 miliardi nel 2050 e i 10,9 miliardi nel 2100.

Nello studio pubblicato su The Lancet, i ricercatori dell’IHME hanno utilizzato le proiezioni della mortalità, della fertilità e dei tassi di migrazione nei prossimi 80 anni. Prendono anche in considerazione i rischi di guerra o di disastri naturali legati al cambiamento climatico. Va notato che le proiezioni demografiche dell’IHME, finanziate dalla Bill and Melinda Gates Foundation, contraddicono quelle delle Nazioni Unite.

Poiché il calo della popolazione è fortemente contrastato tra paesi e continenti, i differenziali demografici sconvolgeranno l’equilibrio geopolitico. Più di venti Paesi stanno affrontando un crollo demografico di oltre il 50%, come in Europa, Spagna (46-23 milioni di abitanti), Italia (61-31), Portogallo (11-4,5) e, in Asia, Giappone (128-60 milioni), Thailandia (71-35), Corea del Sud (53-27) e Cina – il paese più popoloso del mondo, che ora compete con gli Stati Uniti, dovrebbe passare dagli attuali 1,4 miliardi di persone a 732 milioni nel 2100 (gli Stati Uniti potrebbero superare la Cina entro la fine del secolo). Per tutti questi Paesi, la colpa è da imputare all’uso diffuso della contraccezione e, nel caso della Cina in particolare, all’inerzia della politica del figlio unico e all’aborto di massa dei feti femminili (come in India).

Al contrario, i Paesi del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Africa subsahariana dovrebbero veder triplicare la loro popolazione nel corso di questo secolo, passando dagli attuali 1,03 miliardi di abitanti circa, a 3,07 miliardi nel 2100, diventando così bombe demografiche (la Nigeria passerebbe da 206 a 790 milioni di abitanti, diventando nel 2100 il secondo Paese più popoloso del mondo dopo l’India ma prima della Cina).

Non è ovviamente una prospettiva rassicurante per l’Europa, che sta già affrontando una forte pressione migratoria. «L’Africa e il mondo arabo plasmeranno il nostro futuro», conclude Richard Horton, caporedattore di The Lancet, che è chiaramente favorevole a compensare il basso tasso di natalità dell’Europa attraverso l’immigrazione. Speriamo che questa previsione sia inattendibile, come lo studio sull’idrossiclorochina, recentemente pubblicato dalla sua prestigiosa rivista. Fonte: Info Chrétienne

FONTE https://vocecontrocorrente.it/boom-demografico-ecco-quanti-saremo-nel-mondo-entro-il-2064/  

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.