Earth Day, al via il summit sul clima.
Guterres: 2021 anno dell’azione per evitare il disastro Cinque sessioni tematiche in due giornate di lavoro totalmente online. All’apertura dei lavori il presidente Biden e la vice Harris
Saranno il presidente americano Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris ad aprire oggi alle 8, ora locale di Washington, i due giorni di Summit sul clima che vedono invitati 40 tra capi di Stato e di governo, assieme a inviati speciali delle Nazioni Unite, capi di aziende e rappresentanti di organizzazioni a difesa del pianeta. Il primo giorno interviene il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha detto in un videomessaggio che il 2021 “deve essere l’anno dell’azione” per evitare il disastro climatico.
AMBIENTE Lotta al cambiamento climatico Earth Day, al via il summit sul clima. Guterres: 2021 anno dell’azione per evitare il disastro Cinque sessioni tematiche in due giornate di lavoro totalmente online. All’apertura dei lavori il presidente Biden e la vice Harris Tweet Earth Day, ora e allora: dalla prima manifestazione a ‘Restore Our Earth’ del 2021 Earth Day, maratona per l’Ambiente in diretta streaming su Rai play 22 aprile 2021 Saranno il presidente americano Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris ad aprire oggi alle 8, ora locale di Washington, i due giorni di Summit sul clima che vedono invitati 40 tra capi di Stato e di governo, assieme a inviati speciali delle Nazioni Unite, capi di aziende e rappresentanti di organizzazioni a difesa del pianeta. Il primo giorno interviene il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha detto in un videomessaggio che il 2021 “deve essere l’anno dell’azione” per evitare il disastro climatico. Anche Papa Francesco interverrà con un messaggio tra gli speaker di alto livello al vertice, che si svolge totalmente online. Cinque sessioni tematiche Il vertice sarà articolato in cinque sessioni di lavoro tematiche e prevede momenti di plenaria e gruppi di lavoro. Nella prima sessione intitolata “Aumentare la nostra ambizione nei confronti del clima” si sottolineerà l’urgenza e la necessità per le principali economie del mondo di non demordere dall’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius. In questa prima parte di lavoro i leader politici, tra cui anche Mario Draghi, potranno evidenziare le sfide dei loro paesi e i passi per combattere il cambiamento climatico. La seconda sessione invece punta su “Investire in soluzioni per il clima”. Si parlerà di investimenti dell’uso delle finanze pubbliche per mitigare gli effetti del climate change soprattutto nei paesi in via di sviluppo e soprattutto si valuteranno i passi per spostare 3.000 miliardi di dollari di investimenti privati nella transizione verso un’economia a emissioni zero entro il 2.050. Nella terza parte dei lavori dal titolo “Adattamento e resilienza” si metteranno in evidenza le sfide di adattamento che tutti i paesi devono affrontare di fronte agli impatti climatici e si analizzeranno alcuni approcci all’avanguardia e in particolare si evidenzieranno gli sforzi di città, regioni, comunità indigene nel promuovere una resilienza sul campo.
Alle 14 il vertice proseguirà in gruppi di lavoro sulla “Sicurezza climatica” e si parlerà anche dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle postazioni militari ma anche sulla sicurezza energetica ed economica dei paesi. A questo gruppo di lavoro se ne affiancherà un altro dedicato alle “Soluzioni basate su un approccio naturale”, dove si mostreranno esempi di riduzione della deforestazione e di protezione della fauna marina e del sistema terreste, oltre che di agricoltura sostenibile. – See more at:
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Gli scienziati del clima lo hanno messo in chiaro dalla prima “Giornata della terra” nel 1970,
se ignoriamo i segnali di pericolo di Madre Natura sarà a spese nostre: le conseguenze dell’inazione potrebbero rendere il nostro pianeta inabitabile. Arming Mother Nature è un importante nuovo libro. Jacob Darwin Hamblin fornisce una prospettiva storica spesso ignorata sulle incongruenze nel dibattito sui cambiamenti climatici di oggi.
“La scoperta del riscaldamento globale sarebbe stata impossibile senza progetti scientifici finanziati dai militari americani”, afferma l’autore. Le soluzioni di geo-ingegneria per la compensazione delle emissioni di carbonio, come il dumping di fosfato di ferro in mare per stimolare la fioritura di plancton, sono l’eredità di questo primo lavoro di squadra.
Hamblin, un professore della Oregon State University, è un esperto delle dimensioni globali della scienza, della tecnologia e dell’ambiente durante la Guerra Fredda. Egli ci ricorda che i progenitori politici dei cosiddetti scettici del clima di oggi, che mettono in ridicolo il concetto di riscaldamento globale antropogenico, erano desiderosi di manipolare l’ambiente per scopi militari. Egli sottolinea che i conflitti in Malesia e Vietnam erano stati utilizzati per testare armi di modificazione ambientale, vietati infine nei tardi anni ‘70. Il tentativo di dominare interi sistemi fisici, come i monsoni, è stato un punto centrale nella ricerca militare americana. L’obiettivo era quello di esplorare le possibilità di guerra biologica e radiologica con l’intento di massimizzare le vittime in una guerra totale.
Successivamente è stata la CIA a ritenere che il riscaldamento globale avesse un probabile impatto negativo per i raccolti del grano sovietico, quindi dando all’occidente un vantaggio con la sua gamma di colture di cereali. Gli sforzi di mitigazione sono stati messi da parte perché il danno avrebbe colpito i sovietici più duramente e il libero mercato avrebbe permesso all’occidente di riprendersi più rapidamente.
Rinforzando l’eventualità di una terza guerra mondiale post-atomica, i leader occidentali cercarono armi di nuova generazione che potessero scatenare “malattie, fame e distruzione fisica”. La possibilità di invalidare temporaneamente le popolazioni nemiche con droghe psichedeliche come l’LSD è stata concepita addirittura come un approccio più umano alla guerra , ma gli effetti si dimostrarono imprevedibili.
Molti dei sistemi utilizzati hanno provocato vaste trasformazioni ambientali: alterando il corso delle correnti oceaniche per sciogliere le calotte polari e inondando le città costiere, o defoliando vaste regioni con il fuoco o sostanze chimiche per cambiare drasticamente il meteo. Una volta che la tecnologia informatica per l’elaborazione di calcoli numerici era adeguata, prendere di mira interi ecosistemi è stato visto come una ricerca di punta. Così le forze geo-tettoniche sono state sfruttate per stimolare eruzioni vulcaniche o terremoti. Una bomba nucleare correttamente posizionata, per esempio, potrebbe scatenare uno tsunami artificiale per spazzare via un porto nemico (in definitiva, le autorità militari hanno concluso che solo bombardare il nemico sarebbe più economico e più efficace).
Hamblin mostra come la biodiversità non è stata una nozione “hippie”, ma una propaggine (offshoot) dell’angoscia dell’era atomica. Gli scienziati consideravano essenziale la “conservazione della varietà” in caso di guerra totale, e cioè che eventuali superstiti riuscissero a strisciare fuori dai loro rifugi per affrontare un inverno nucleare.
Albert Gore, padre del Nobel per la pace Al Gore, nel 1951 ha esortato il Congresso degli Stati Uniti a creare una zona cuscinetto col plutonio degradato, così la situazione di stallo tra Corea del Nord e Corea del Sud poteva essere sbloccata, senza ampliare la guerra, bombardando la Cina. La sua idea è stata accantonata, ma pochi mesi dopo un’epidemia di vaiolo e peste su larga scala in Asia è stata l’occasione per accusare gli Stati Uniti di aver provocato una guerra biologica. I timori che l’arsenale della super-potenza potesse distruggere le coltivazioni con una guerra batteriologica e nucleare non sembrarono infondati.
Hamblin scrive: “Ciò che è notevole nelle risposte a queste accuse è che, mentre molti si precipitarono a scagionare gli americani, pochi dubitavano che si poteva fare. E se si poteva fare, quanto era vulnerabile il resto del mondo ad un eventuale attacco? ” Sei anni dopo, nel 1957 è stato dichiarato l’International Geophysical Year. E ‘stato annunciato come un importante passo avanti per la cooperazione scientifica tra 67 nazioni che univano le loro conoscenze.
Letture basilari di tutto, dai livelli di radiazione del fondo marino alla profondità del permafrost, sono state necessarie per la modellazione informatica e la “game theory”. Hamblin approfondisce le politiche che hanno incoraggiato gli apparati a militarizzare le scoperte: droni civili e moderne tecniche di cloud-seeding erano solo una questione di tempo. I primi test nucleari atmosferici rendevano molte persone nervose circa gli effetti indesiderati sul meteo, per non parlare del potenziale fallout nucleare. “L’Operazione Argus – serie di bombe ad alta quota, test segretamente effettuati nel Sud Atlantico degli Stati Uniti – ha illustrato quanto le azioni umane possano influenzare l’atmosfera”, scrive Hamblin. Si supponeva che con l’accordo internazionale i dati dovessero essere condivisi tra tutti i partecipanti dell’Anno Geofisico Internazionale, ma il New York Times rivelò che già nel 1958 l’America “ha steso una cortina sottile di radiazioni intorno alla terra, avvolgendo l’intero abitato del mondo ‘per un periodo di tempo la cui durata è ancora segreto ‘”. Quando queste bombe atomiche esplosero dentro la Van Allen Radiation Belt (cintura Van Allen), un effetto Halo era chiaramente visibile dagli aeri in volo. ”La radiazione generata dalle esplosioni era rimasta intrappolata nel campo magnetico terrestre, allargandosi e circondando la terra nel giro di un’ora o più. Questa alterazione della composizione del campo magnetico terrestre … poteva durare per anni “, fa notare Hamblin. “E’ una evidenza inconfutabile che le energie prodotte da esseri umani possono avere un effetto visibile e duraturo sul clima”. Edward Teller, lo scienziato principale dietro la bomba ad idrogeno, nel 1962 vantava: “Sappiamo come possiamo modificare la ionosfera. Lo abbiamo già fatto”.
L’analisi della Guerra Fredda di Hamblin, sia negli archivi in Europa che negli Stati Uniti, è equilibrata e ampia, e in ultima analisi agghiacciante. Scova uno studio classificato militare del gruppo d’Elite JASON, in cui il geofisico Gordon MacDonald della University of California, Los Angeles, ha scritto un capitolo intitolato senza mezzi termini: “COME DEVASTARE L’AMBIENTE “. La riduzione dell’ozono e i cambiamenti climatici vi hanno un posto di rilievo.
Arming mother nature richiama un’epoca precedente ai dibattiti astiosi e catastrofici tra verdi e conservatori. Hamblin caratterizza la situazione concisamente: “Cassandra incontra Geremia”.
Traduzione NoGeoingegneria
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