Nel suo saggio “Unless Peace Comes” (A meno che non venga la pace) Gordon MacDonald parla della manipolazione ed il controllo del tempo e del clima.
MacDonald include in questo abbozzo del futuro impressionanti strumenti di manipolazione delle forze della natura e dell’ambiente:
– l’uso distruttivo delle onde dell’oceano (tsunami),
– la fusione o destabilizzazione delle calotte polari (manipolazioni,
– spostamenti, fusione di enormi superfici di ghiaccio)….
DOCUMENTO
COME DEVASTARE L’AMBIENTE – di Gordon J.F.MacDonald
COSÌ LE CORRENTI OCEANICHE REGOLANO IL CLIMA (E LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI LE MINACCIA)
Se il clima di casa nostra dipende da correnti che si generano a migliaia di chilometri di distanza, nell’affrontare la crisi dell’emergenza climatica è necessario tenerne conto. Lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia, infatti, sta causando problemi che non possono essere ignorati.
Quando si parla di cambiamento climatico, la componente oceanica gioca un ruolo fondamentale. La relazione tra clima e oceani è molto stretta e la questione scientifica che ne emerge abbastanza complessa.
Le acque degli oceani compiono un giro articolato di correnti che ogni giorno si muove attorno al Pianeta e condiziona il clima di interi continenti. L’equilibrio di questo serpentone di acque è assicurato dalle differenze di temperatura e salinità delle acque stesse e non, come si potrebbe pensare, dall’effetto del vento o delle maree.
In particolare, se consideriamo solo un tratto di quest’insieme di flussi, e seguiamo le acque calde e salate che dalla zona equatoriale si muovono verso il polo Nord, scopriremo per esempio un sistema di correnti che in gergo si definisce AMOC (Atlantic Meridional Oceanic Circulation), un’importante corrente oceanica dell’Oceano Atlantico che racchiude in sé anche la nota corrente del Golfo. Una volta raffreddatesi alle alte latitudini, le acque diventano più dense e pesanti, e scendono verso gli abissi proseguendo il viaggio, per riemergere poi da altre parti in giro per i mari. Questa la circolazione termoalina globale, detta anche “grande nastro trasportatore”.
Tale flusso di masse d’acqua pari a circa 20 milioni di metri cubi al secondo genera altre correnti e porta con sé ossigeno e nutrienti, mitigando allo stesso tempo il clima delle aree polari in quanto cede il suo calore iniziale, preziosa eredità acquisita nelle zone equatoriali.
A causa dei 290 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno che dalla Groenlandia si stanno diffondendo nelle acque, l’AMOC sta subendo delle significative variazioni registrando un rallentamento di circa 3 milioni di metri cubi al secondo
Anche solo con queste poche informazioni, risulta facile dedurre il peso di questa circolazione nel condizionare il clima di un’ampia regione come quella europea e come una variazione della sua intensità possa avere impatti significativi.
Guardiamo ad esempio alla corrente oceanica dell’Oceano Atlantico (AMOC). A causa dei 290 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno – pari a circa 3000 volte il peso del Colosseo al giorno – che dalla Groenlandia si stanno diffondendo nelle acque, l’AMOC sta subendo delle significative variazioni registrando un rallentamento di circa 3 milioni di metri cubi al secondo – circa 2000 volte la portata del fiume Po – con un impatto notevole sulle condizioni climatiche del Nord Europa che andrà incontro a temperature sempre più basse.
Questo fenomeno, unito al progressivo surriscaldamento globale, rende evidente l’influenza giocata dagli oceani quando si parla di cambiamento climatico sollevando la necessità di farvi fronte anche in relazione all’andamento delle correnti. Se il clima di casa nostra dipende da correnti che si generano a migliaia di chilometri di distanza, nell’affrontare la crisi dell’emergenza climatica è necessario tenerne conto.
A cura di Sandro Carniel, oceanografo
FONTE
Articolo di Nogeoingegneria
pubblicato per la prima volta il 25/8/2015
LA TERRA COME TARGET & ARMA: “COME DISTRUGGERE L’AMBIENTE”
Neve nera in Groenlandia
…Nel 1966, Gordon J.F. MacDonald, allora direttore associato dell’Istituto di Geofisica e Fisica Planetaria della University of California di Los Angeles aveva scritto un libro “Unless Peace Comes” (1). Un capitolo della sua opera si intitola “Come distruggere l’ambiente”.
Qual’era lo scopo dello scienziato? Voleva esporre un intero programma? Voleva avvisare? Nel 1966 MacDonald fu membro dell’Organo di Consulenza Presidenziale ed in seguito membro del consiglio per il controllo tecnologico con propositi militari.
Scrisse nel 1968:
“Entro l’anno 2018, la tecnologia metterà a disposizione ai leader delle maggiori nazioni una varietà di tecniche per condurre una guerra segreta, di cui solo una minima parte delle forze di sicurezza debbano essere informate. Una nazione può attaccare un concorrente di nascosto con mezzi batteriologici, indebolire accuratamente la popolazione (seppure con un minimo di morti) prima di prendere il controllo con le proprie forze armate. In alternativa, potrebbero essere impiegate le tecniche di modificazione del clima per causare prolungati periodi di siccità o tempeste, indebolendo in tal modo la capacità di una nazione e costringendola ad accettare le richieste del concorrente”.
Nella pubblicazione di una raccolta di testi con il titolo Toward the year 2018 (2) troviamo le voci di una dozzina di eminenti personaggi di spicco tra scienza e tecnologia, tra di essi MacDonald che traccia le sue (pre)visioni sulle guerre future nel capitolo “Space”.
Secondo le descrizioni di MacDonald, solo in pochi nella comunità militare o scientifica devono sapere ciò che effettivamente accade in caso di guerra con armi che simulano eventi naturali.
C’è da chiedersi: quale possibilità avrà un comune cittadino di differenziare tra tsunami, tornado, uragani, alluvioni, terremoti indotti dalla mano dell’uomo ed eventi naturali?
MacDonald ha pubblicato numerosi saggi e articoli sul futuro della tecnologia delle armi. La sua posizione all’apice del complesso militare-industriale-accademico gli ha permesso di avere informazioni ed idee piuttosto precise su disegni e progetti “in incubatrice”.
Il suo saggio “Unless Peace Comes” (A meno che non venga la pace) parla della manipolazione ed il controllo del tempo e del clima.
MacDonald include in questo abbozzo del futuro impressionanti strumenti di manipolazione delle forze della natura e dell’ambiente:
– l’uso distruttivo delle onde dell’oceano (tsunami),
– la fusione o destabilizzazione delle calotte polari (manipolazioni,
– spostamenti, fusione di enormi superfici di ghiaccio),
– uragani controllati ed usati come un’arma,
– la riduzione intenzionale dell’ozono,
– raffreddamento e riscaldamento del pianeta (raffreddare introducendo materiali nell’alta atmosfera capaci di assorbire la luce in entrata o riscaldare trattenendo il calore in uscita)
– la creazione di terremoti artificiali e la manipolazione del cervello umano utilizzando le microonde, influenzando i campi energetici della terra.
Scrisse MacDonald: “La modifica ambientale sarà un sistema d’arma attraente in qualsiasi scontro militare nel prossimo futuro (…) Le operazioni che portano a tali condizioni possono essere condotte di nascosto, dal momento che le grandi instabilità presenti in natura che producono tempeste, inondazioni, siccità, terremoti e maremoti, sono viste come insolite ma non inaspettate.”
Oggi le calotte polari si stanno sciogliendo, lo strato di ozono si è sfasciato, molti, troppi di questi progetti pare siano diventati realtà.
FONTI:
(1) GORDON MAC DONALD: TOWARD THE YEAR 2018 THE FOREIGN POLICY ASSOCIATION 1968 pag.34
(2) How to wreck the environment
UN SOGNO LUNGO CENTO ANNI: SCIOGLIERE I GHIACCI DELL’ARTICO!
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