L’Hudson Institute è uno dei think tank conservatori più importanti e longevi degli Stati Uniti, fondato nel 1961 dal fisico Herman Kahn e altri membri della RAND Corporation. Ha sede a Washington D.C. e si occupa di ricerca e consulenza in settori come difesa, relazioni internazionali, economia, tecnologia, cultura e diritto, con l’obiettivo di influenzare la politica pubblica sia a livello nazionale che internazionale. L’Hudson Institute è rilevante perché contribuisce concretamente a plasmare il dibattito su questioni strategiche di grande portata, influenzando politiche di governo e opinione pubblica su scala globale.

Come un think tank statunitense ha accidentalmente scritto il documento più onesto sull’impero americano

Arnaud Bertrand

Questo potrebbe essere uno dei rapporti più folli mai prodotti da un think tank americano, e dire questo non è poco.

L’Hudson Institute ha appena pubblicato un piano dettagliato di 128 pagine intitolato “La Cina dopo il comunismo: prepararsi a una Cina post-CCP”, curato da Miles Yu (direttore del China Center dell’istituto), che fornisce piani operativi dettagliati per indurre il crollo del regime cinese tramite operazioni sistematiche di informazione, guerra finanziaria e campagne di influenza occulta, seguite da protocolli approfonditi per la gestione statunitense nel post-crollo, inclusa l’occupazione militare, la riorganizzazione territoriale e l’installazione di un sistema politico e culturale vassallizzato agli Stati Uniti.

Sinceramente, non so se dovrei ridere o piangere.

Piangere per la pura arroganza e la leggerezza con cui scrivono di rovesciare il governo della più grande economia del mondo, principale linfa economica per gran parte del pianeta, e un quarto del genere umano.

Ridere per la malvagità da fumetto nel credere che un impero in declino, che non riesce nemmeno a mantenere le proprie infrastrutture e ha perso ogni grande conflitto negli ultimi due decenni, possa in qualche modo orchestrare e gestire il crollo controllato di un paese dell’importanza della Cina.

In ogni caso, leggere il rapporto è stato davvero affascinante perché rivela molto sull’anima malata dell’impero americano e su alcune delle principali ragioni della sua decadenza – il comico distacco dalla realtà, l’incapacità di imparare dai fallimenti passati, la visione del mondo a somma zero, la negazione dell’agenzia altrui e, più di ogni altra cosa, il fatto che questo rapporto grida disperazione.

C’è un modello comune ben noto ai sociologi politici: quando i gruppi affrontano minacce esistenziali al proprio status e alla propria identità, spesso manifestano estremismo compensativo – diventando versioni caricaturali di se stessi come difesa contro l’irrilevanza. Fu ad esempio notoriamente il caso della Confederazione del Sud prima della Guerra Civile americana, che rispose alla crescente pressione abolizionista diventando più fanatica che mai nell’attaccamento alla schiavitù e all’“onore del Sud”.

Questo rapporto dell’Hudson Institute somiglia a questo: assistendo alla fine della supremazia americana, alcuni nell’establishment imperiale si stanno trasformando in una grottesca caricatura di se stessi, amplificando fino all’assurdo ogni aspetto tossico della politica estera USA, diventando più imperialmente ambiziosi e deliranti che mai, progettando interventi di portata e audacia senza precedenti, come se raddoppiare i loro peggiori impulsi potesse in qualche modo ripristinare il dominio che stanno perdendo.

Per questo, questo rapporto non dovrebbe essere letto come un vero piano operativo per le politiche – la sua analisi della Cina è talmente distaccata dalla realtà da risultare completamente inutile. Andrebbe invece letto come un oggetto antropologico, una finestra affascinante nei deliri e nelle nevrosi di un impero morente, in cui l’estremismo compensativo spazza via ogni pretesa e rivela ciò che l’egemonia americana è sempre stata – proprio come il fanatismo alla base della schiavitù rivelò la putrefazione morale che aveva sempre definito il sistema confederato.

Esaminiamo dunque questo artefatto, pezzo per pezzo, e vediamo cosa ci rivela sull’impero morente che lo ha prodotto.  (ndt: l’articolo completo è per gli abbonati. Rapporto integrale.View PDF)

Arnaud Bertrand è un imprenditore francese. Oltre all’attività imprenditoriale, è anche un autore e commentatore su temi di relazioni internazionali, in particolare sulle questioni tra Cina, Stati Uniti e Occidente.

FONTE https://arnaudbertrand.substack.com/p/how-a-us-think-tank-accidentally?utm_source=post-email-title&publication_id=4076906&post_id=168857679&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=false&r=pf6gr&triedRedirect=true&utm_medium=email

VEDI https://www.hudson.org/politics-government/china-after-communism-preparing-post-ccp-china-miles-yu

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.