Probabilmente la nostra Meloni lo ha capito, e vuole far passare il Ponte Sullo Stretto, facendo credere che spenderà le somme militari “dovute” per “cose utili”. Quindi non vuole spendere le ingenti quantità di denaro per ponti e strade fatiscenti, ma vuole spingere questo controverso progetto.
Il 5 per cento del PIL è un “gentlemen’s agreement”, ma non è vincolante
Di Nogeoingegneria
Come già si sospettava, la decisione del vertice NATO di destinare il 5 per cento del PIL a scopi militari a partire dal 2035 non è vincolante. I primi Paesi della NATO stanno già indicando di non volerla attuare scrive l’Anti-SPiegel
L’articolo intitolato “Die 5 Prozent des BIP sind ein Gentlemen’s Agreement, aber nicht bindend” tratta del tema del finanziamento militare e dell’impegno a destinare il 5% del PIL a tale scopo. Quello che dice per la Germania dovrebbe essere valido anche per gli altri alleati.
Riassumo: L’articolo spiega che l’obiettivo di destinare il 5% del PIL alla spesa militare in Germania non è un obbligo giuridico vincolante, ma piuttosto un “Gentlemen’s Agreement”, cioè un accordo informale basato sulla buona fede e sulla volontà politica. Questo significa che, pur essendo un impegno politico, non esiste una legge o un trattato che obblighi formalmente la Germania (o altri alleati) a rispettare questa soglia. L’articolo sottolinea quindi che il raggiungimento o il superamento di questa percentuale dipende dalle decisioni politiche interne e non da un vincolo esterno o automatico.
Ho verificato questo messaggio.
RISPOSTA GEMINI
L’affermazione che l’obiettivo di spesa militare (sia il 2% che il nuovo 5% del PIL) non sia un obbligo giuridico vincolante, ma piuttosto un “Gentlemen’s Agreement” o un impegno politico, è largamente corretta e supportata da altre fonti.
Ecco i dettagli e il contesto:
L’obiettivo del 2% del PIL (precedente):
Storicamente, l’impegno della NATO di destinare il 2% del PIL alla spesa per la difesa, formalizzato al Vertice del Galles nel 2014 (e basato su un accordo precedente del 2006), è sempre stato considerato una linea guida o un impegno politico, non un obbligo legale vincolante con sanzioni dirette per chi non lo rispetta.
È un indicatore della volontà politica degli Alleati di contribuire agli sforzi di difesa comuni. Molti paesi, inclusa la Germania per diversi anni, non hanno raggiunto questa soglia senza subire conseguenze legali dirette, sebbene ci sia stata una crescente pressione politica, in particolare dagli Stati Uniti.
Il nuovo obiettivo del 5% del PIL (attuale):
Le tue informazioni dall’articolo di Anti-Spiegel sono estremamente attuali. Infatti, al Vertice NATO dell’Aia a giugno 2025, gli Alleati hanno concordato un nuovo e più ambizioso impegno: investire il 5% del PIL all’anno in “requisiti di difesa fondamentali e spese legate alla difesa e alla sicurezza” entro il 2035. Di questo, almeno il 3,5% del PIL sarà destinato alle spese di difesa “tradizionali”.
Anche questo nuovo impegno, sebbene molto più elevato e con un percorso credibile di attuazione richiesto agli Alleati, è formulato come un “impegno” (commitment). La sua natura rimane quella di un accordo politico e una linea guida, piuttosto che un trattato internazionale giuridicamente vincolante nel senso stretto del diritto internazionale, che preveda meccanismi di coercizione o sanzioni per l’inadempienza. La pressione politica e la reputazione all’interno dell’Alleanza sono le principali leve per il rispetto di tali impegni.
In sintesi: L’articolo di Anti-Spiegel è accurato nel descrivere la natura dell’accordo come un “Gentlemen’s Agreement” (o impegno politico) e non come un obbligo giuridico vincolante. La percentuale del 5% del PIL, menzionata nel tuo riassunto, riflette il nuovo e recentissimo impegno preso al Vertice NATO di giugno 2025, che ha sostituito o integrato l’obiettivo precedente del 2%.
Altre fonti su questa valutazione (che confermano la natura dell’impegno):
NATO Official Website: La NATO stessa descrive questi obiettivi come “Defence Investment Pledge” (Impegno di Investimento per la Difesa) o “guideline” (linea guida), sottolineando la volontà politica degli Alleati. Vedi ad esempio: https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_49198.htm
In questa pagina, la NATO descrive gli obiettivi di spesa (sia il precedente 2% che il nuovo 5%) come un “commitment” (impegno) e una “guideline” (linea guida). Viene specificato che l’impegno del 2014 (per il 2%) era un “importante indicatore della determinazione politica dei singoli Alleati a contribuire agli sforzi di difesa comuni della NATO”.
Il linguaggio utilizzato (“commitment,” “guideline,” “agreed to commit,” “expected to meet or exceed”) indica una forte aspettativa politica e una dichiarazione di intenti condivisa, ma non un obbligo legale vincolante nel senso di un trattato internazionale che preveda sanzioni legali dirette per l’inadempienza. La pressione è più di natura politica e di reputazione all’interno dell’Alleanza.
Parlamento Europeo e Think Tanks: Documenti e analisi di think tank come l’Atlantic Council o il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo spesso discutono il 2% (e ora il 5%) come un obiettivo politico e non come una clausola legalmente coercibile del Trattato Nord Atlantico. Sottolineano le implicazioni politiche e la pressione tra gli Alleati, piuttosto che le conseguenze legali. (Vedi ad esempio: https://epthinktank.eu/2025/05/07/eu-member-states-defence-budgets/)
Analisi Giornalistiche e Politiche: Molti organi di stampa e analisti politici, quando discutono l’argomento, specificano che si tratta di un impegno politico. (Vedi ad esempio: https://pagellapolitica.it/articoli/nato-2-per-cento-spese-militari-storia che, pur riferendosi al 2%, chiarisce la natura non vincolante).
Quindi, l’articolo di Anti-Spiegel è in linea con la comprensione generale della natura di questi impegni all’interno della NATO.
GROK 3 invece ha risposto: L’articolo è tratto da Anti-Spiegel, un sito noto per il suo approccio critico verso i media occidentali e per una prospettiva spesso filo-russa. È consigliabile confrontare le informazioni con altre fonti, come comunicati ufficiali della NATO o resoconti di media mainstream, per una valutazione più equilibrata.
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